Santa, eroina, condottiera, guerriera e martire. Quella di Santa Giovanna d’Arco è una delle più incredibili tra le vite dei santi.
Contadina e analfabeta, risponde agli appelli divini e muore sul rogo, ingiustamente condannata, dopo aver invocato per sei volte il nome del Salvatore.
Giovanna nasce a Domrémy, lungo la Mosa, nel 1412. Semplice contadina, pia e devota, ma senza cultura e istruzione, è del tutto analfabeta. A tredici anni inizia a sentire delle strane «voci» celesti che la spronano prima alla purezza e alla virtù; poi le annunciano quella che sarà la sua missione: liberare il suo popolo.
Allora la Francia, al termine della cosiddetta «guerra dei cent’anni», era quasi del tutto occupata dagli Inglesi. Enrico V, re d’Inghilterra, sedeva infatti a Parigi e si faceva pretendente al trono di Francia per aver sposato la figlia del defunto re. Per questa ragione dichiarava decaduto il Delfino, Carlo VII, con l’accusa di essere figlio illegittimo dell’ultimo re di Francia.
Da contadinella senza arte né parte a trascinatrice sul campo di battaglia
È in quel frangente che la contadinella di appena diciassette anni chiede di poter parlare col Delfino. Arrivata a corte, Giovanna riconosce immediatamente il principe anche senza averlo mai visto prima. Ci è ignoto cosa si siano detti i due. Sappiamo invece quale sia stato l’esito di quel colloquio, dal quale lo spaurito e deriso principe uscirà mutato e rinfrancato. Così come sappiamo come ne sia uscita la diciassettenne contadina di Domrémy: col grado di comandante in capo dell’esercito francese.
Giovanna rivelerà doti in battaglia che nessuno avrebbe mai anche solo potuto immaginare. Stupisce tutti rivelando una sorprendente disinvoltura nel maneggiare le armi, qualità da fine strategia e competenze nel campo della guerra. Ma non è tutto: trascina tutti col suo entusiasmo e un fascino che nessun condottiero prima di lei aveva mai posseduto.
Dopo aver ingaggiato una dura battaglia, Giovanna libera Orléans dall’assedio, vince gli Inglesi a Patay, si apre la strada verso Reims. Al suo passaggio i paesi occupati si sollevano, il popolo prende le armi. Infine Giovanna assiste all’incoronazione a Reims del «gentil Delfino Carlo».
Il processo e l’ingiusta condanna
La missione appare compiuta. Giovanna manifesta il desiderio di tornare ai suoi campi, ma viene trattenuta dal re. Riprende così vittoriosa a marciare verso Parigi, e proprio sotto Parigi viene ferita. Di lì a poco i Borgognoni, alleati degli Inglesi, la fanno prigioniera.
È l’inizio del martirio di Giovanna, rinchiusa in una gabbia di ferro alla stregua di una belva feroce e portata in giro, insultata e esposta agli scherni dei nemici. Infine viene venduta agli Inglesi per diecimila tornesi d’oro.
Contro di lei inizia il più classico dei processi farsa per umiliare e infamare la gloriosa «Pulzella d’Orléans», come la chiamavano, e risollevare il prestigio dell’esercito inglese sconfitto sul campo di battaglia. Allo scopo vengono arruolati vescovi rinnegati e prelati privi di scrupoli che accusano Giovanna di stregoneria.
Durante il processo vengono impiegate tutte le più sfiancanti torture fisiche e morali. E alla fine arriva il verdetto più iniquo: la vergine di Domrémy è riconosciuta colpevole di menzogna, superstizione, empietà e sacrilegio.
La morte sul rogo e la riabilitazione postuma
Giovanna muore sul rogo a Rouen, nel 1431, come una eretica. Tra le fiamme grida per sei volte il nome di Gesù. Tra il 1450 e il 1456 sarà completamente riabilitata da quelle accuse menzognere. Anzi sarà riconosciuta la purezza della sua fede genuina e il coraggio indomito con cui aveva servito la giustizia e la verità fino alla morte.
La sua santità sarà proclamata ufficialmente da papa Benedetto XV nel 1920, a coronamento di una devozione plurisecolare mai appannata dal tempo.