Per Sant’Angelo d’Acri, frate cappuccino, inizialmente le cose andarono in maniera molto diversa, finché un’ispirazione dall’alto non lo convinse a cambiare registro.
Fu l’«apostolo del Mezzogiorno». Predicava con cuore e semplicità, in maniera diretta, conquistando i cuori dei più umili.
Frate Angelo, al secolo Lucantonio Falcone, figlio di una famiglia di operai, nasce nel 1669 in Calabria, ad Acri, città appartenente al Reame di Napoli. Una vocazione religiosa contrastata la sua. Sentiva la chiamata alla vita monastica, ma ogni volta che entrava in convento sentiva il richiamo del mondo.
Così entra per due volte nel chiostro e per due volte ne esce. La terza volta finalmente è quella buona. Lucantonio rimane e diventa frate cappuccino assumendo il nome di Angelo. Ma anche dopo aver fatto la professione i problemi non finiscono. Come frate, si sente chiamato a predicare. Ma a quell’epoca la predicazione era piuttosto concettosa e barocca. Anche fra Angelo segue quel modello: compone una predica zeppa di citazioni dotte e di voli pindarici e se la impara a memoria.
Ma sul pulpito la memoria lo tradisce a metà della predica. Per l’aspirante predicatore e un fiasco che lo copre di ridicolo. Deluso e avvilito, fa ritorno nella sua città per meditare sulla sua vocazioni sbagliata. Quando è sul punto di scoraggiarsi sente una voce che gli dice: «Tu predicherai, ma in modo semplice e spoglio, senza artifici né sottigliezze».
Fra Angelo cambia così registro, passando a una predicazione chiara, sincera e spontanea. La sua oratoria semplice e popolare conquista soprattutto le campagne. Diventa l’«apostolo del Mezzogiorno». Va a predicare soprattutto tra i «cafoni», che spesso si commuovono fino alle lacrime per le parole del cappuccino.
La fama di frate Angelo arriva fino a Napoli, dove lo fa chiamare il cardinale Pignatelli. Davanti al bel mondo della capitale partenopea si ripete però l’insuccesso iniziale del cappuccino, ma a parti invertite. La sua oratoria semplice e diretta sconcerta il raffinato uditorio venuto ad ascoltare il famoso padre cappuccino. E così poco alla volta la chiesa, affollata all’inizio della predica, finisce per svuotarsi completamente.
Padre Angelo parlava senza fronzoli, come gli suggeriva il cuore. Alla predica si preparava con penitenza e preghiera. Aveva da tempo abbandonato i trattati di eloquenza e di oratoria, conservando soltanto il Vangelo e la Croce per la meditazione. Per questa ragione, dopo aver predicato, diffondeva dei piccoli Calvari in proporzione ridotta da innalzare all’incrocio di due strade, sui quali si levavano tre croci a ricordo della Passione di Cristo: la croce del Salvatore e quelle dei due ladroni.
Dopo essere tornato fra il popolo, muore settantenne ad Acri nel 1730. Papa Leone XII lo beatifica nel 1825. Nel 2017 viene proclamato santo.
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