Questa religiosa spagnola che nel silenzio e nel nascondimento adora Dio e serve i poveri, possiamo definirla una santa “istantanea”.
Ha cercato, nel nascondimento e nel servizio umile, di custodire in modo fedele il carisma della sua congregazione.
María Isabel Salvat Romero (questo il suo nome di battesimo) nasce a Madrid nel 1926. La sua è una famiglia benestante costretta a rifugiarsi in Portogallo durante il terribile periodo della guerra civile spagnola. I Romero faranno ritorno a Madrid nel 1939.
Fin dall’adolescenza Maria Isabel sente forte la chiamata a consacrarsi a Dio e al servizio dei poveri. A diciotto anni entra così tra le Suore della compagnia della Croce, fondate a Siviglia nel 1875 da Angela de la Cruz, particolarmente dedite, oltre che all’educazione delle ragazze, al servizio, anche a domicilio, dei poveri e degli anziani infermi.
La giovane Maria Isabel, che prende il nome di suor Maria della Purissima (o dell’Immacolata Concezione), come detto proviene dall’alta società madrilena. Ma da quel momento in avanti modellerà tutta la sua esistenza sulla povertà, la frugalità, l’umile servizio nei tuguri tra i malati più indigenti e emarginati. «Nella casa di Dio non ci sono servizi più umili di altri, tutti sono alti», amava ripetere Suor Maria.
Il servizio ai poveri e agli ammalati rimarrà sempre una costante della sua vita da religiosa. Anche quando è chiamata ad altri incarichi, a dirigere collegi o a fare la superiora o la maestra delle novizie, sa sempre trovare, non è dato di sapere come, momenti per fare visita ai malati e ai sofferenti. La suora lava la loro piaghe, fa il bucato ai loro vestiti, si mette a cucinare per loro.
In una lettera circolare lascia scritto: «Quanto più è forte il nostro amore per il Signore, tanto più amiamo la nostra vocazione e ci entusiasma tutto ciò che ci compete: l’amore per i poveri, lo stare ai piedi di tutti… perché vediamo in esso delle occasioni per dimostrare a Lui il nostro amore».
Pur facendo di tutto per non mettersi in risalto, nel 1977 la eleggono superiora generale, confermandola per tre volte. Muore per un tumore nel 1998.
La sua fama di santità, non solo tra le consorelle, fa sollecitare subito l’apertura del processo di beatificazione della suora. Suor Maria dell’Immacolata Concezione diventa così una sorta di «recordwoman» della santità.
Entra infatti in un ipotetico «guinness dei primati» arrivando alla santità ufficiale più velocemente di Madre Teresa di Calcutta e del fondatore dell’Opus Dei, Josemaría Escrivá de Balaguer.
Due miracoli rendono velocissima la sua canonizzazione. Il primo, quello per la beatificazione arrivata nel 2010, è la guarigione miracolosa, nel 2004, di una bimba di tre anni nata con cardiopatia congenita e senza la vena cava inferiore e per questo portatrice di pace-maker da quando aveva poco più di un anno.
Un giorno la bimba perde i sensi a causa di un arresto cardiorespiratorio. È in condizioni gravissime: la mamma le passa sulla testa l’immaginetta di madre Maria dell’Immacolata Concezione che le avevano dato le suore. Pochi minuti dopo la piccola incredibilmente si riprende e in pochi giorni ricomincia a parlare normalmente.
Il secondo miracolo, quello per la canonizzazione, riguarda un uomo di 44 anni finito in coma nel 2012 a causa di un arresto cardiorespiratorio durato quasi mezz’ora, con danni cerebrali irreversibili. Dopo due settimane, coi medici già impegnati a parlare di morte clinica e di donazione di organi, all’improvviso si riprende completamente. Quando era incosciente i suoi amici avevano lanciato, anche grazie ai social, una catena di preghiere alla Beata Maria della Purissima.
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