Conosciuto come il «San Carlo Borromeo siciliano», ha legato la sua memoria a un evento prodigioso in occasione di una colata lavica.
Pastore instancabile e amico dei poveri, donò tutto sé stesso in favore dei più bisognosi, privandosi anche delle lenzuola.
Giuseppe Benedetto Dusmet nasce il 15 agosto 1818 a Palermo. È figlio del marchese di origine belga Luigi Dusmet des Mours e di Maria Grazia Dragonetti-Gorgone. Dopo essere entrato nell’Ordine di San Benedetto diventa sacerdote nel 1842.
Studia filosofia e teologia per cinque anni. Dopodiché viene trasferito al monastero di Santa Flavia a Caltanissetta. Nel 1850 arriva la nomina a priore di San Severino a Napoli. Due anni più tardi fa ritorno a Caltanissetta dove è stato scelto dal capitolo generale come priore e amministratore.
Nel 1867 diventa vescovo di Catania. Se da monaco si era segnalato come riformatore, nella sua azione pastorale si distingue per l’importante riorganizzazione del seminario. Visita le parrocchie, incontra i giovani, promuove le associazioni cattoliche per favorire in ogni modo l’educazione cristiana.
Ma soprattutto si presenta come padre, amico e fratello dei poveri aprendo loro le porte dell’episcopio. In lui la povera gente vede una immagine di Gesù buon pastore. «Alla classe elevata del nostro gregge, alla classe soprattutto che discute, e scrive, e cammina sempre e non arriva mai a quel meglio dietro cui s’infiamma e si precipita a capofitto, facciamo un solo invito: Venite ad me omnes. Le sale del nostro episcopio sono aperte per voi. Là, se vi piaccia, converseremo insieme, vi favelleremo apertamente come amico che favella ad amico. L’altra classe del popolo più numerosa che non discute, non scrive, non comprende le teorie del giorno, ma domanda pane e fede, oh si affidi pure tutta intiera al nostro amore di padre. Sin quando avremo un panettello, Noi lo divideremo col povero. La nostra porta per ogni misero che soffra sarà sempre aperta. … Ma la fede… ah il nostro buon popolo vuol conservata la fede, e incombe a noi che la gli si conservi».
Parole che delineano un programma pastorale al quale sarà sempre fedele. Per il suo impegno come pastore sarà ricordato come il San Carlo Borromeo siciliano. Darà impulso a numerose opere a sostegno dei poveri. Questo in particolare dopo le tante calamità naturali che colpiranno la Sicilia durante il suo ultimo anno da vescovo come l’epidemia di colera e l’erosione dell’Etna.
Proprio alla lava dell’Etna è legata la memoria del vescovo Dusmet per via di un episodio prodigioso. Tutti riconobbero che la colata lavica del comune di Nicolosi si fermò grazie all’intercessione di Sant’Agata e alla preghiera del futuro beato.
Prende parte anche al Concilio Vaticano I, dove ha un ruolo di primo piano come difensore dell’infallibilità del Papa. Nel 1889 papa Leone XIII lo crea cardinale.
Stanco e malato, muore a Catania il 4 aprile 1894. Nel suo letto di morte mancavano le lenzuola. Aveva dato anche quelli ai suoi amati poveri.
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