San Giuseppe da Leonessa, frate cappuccino, predicatore itinerante e missionario. Andrà in missione a Costantinopoli aiuto dei cristiani fatti prigionieri.
Catturato e imprigionato, sopravvivrà a terribili torture. Per sua intercessione avverrà un incredibile miracolo.
Battezzato col nome – piuttosto insolito – di Eufranio, il futuro San Giuseppe nasce nella famiglia Desideri, appartenente alla nobiltà di Leonessa, in provincia di Rieti, l’8 gennaio 1556. Perde presto i genitori e rimane orfano. Dopo aver trascorso alcuni anni a Viterbo, accolto da uno zio paterno, fa ritorno a Leonessa per alcuni problemi di salute. A sedici anni fa il suo ingresso nel convento dei Frati Minori Cappuccini ad Assisi. L’anno dopo prenderà i voti assumendo il nome di Giuseppe.
Frate Giuseppe, che nel 1580 diventa sacerdote, si occupa di predicare nel centro Italia. Devoto alla pratica delle Quarantore, che usava come una sorta di missione popolare, a un’ora di adorazione faceva seguire una predica. Al termine delle Quarantore, Giuseppe si allontanava portandosi dietro una croce da piantare nel paese dove aveva predicato.
Il suo vero desiderio rimane però quello di andare in missione. Riesce a realizzarlo nel 1587, quando ottiene il permesso da papa Sisto V di poter partire come missionario. Così va a Costantinopoli ad assistere i cristiani fatti prigionieri. Assiste e aiuta anche i cristiani del posto, ridotti in terribili condizioni.
Malgrado le ostilità, Giuseppe è deciso a predicare di fronte al sultano Murad III per cercare di convertirlo. Riesce anche a entrare a palazzo, ma lo catturano subito e lo arrestano. Durante la prigionia subirà terribili torture. Si racconta che sia stato condannato alla pena del gancio e rimasto penzolante per tre giorni, con un uncino nella mano destra e uno nel piede, sospeso ad una trave alta su un fuoco acceso, dovendo pure sopportare gli insulti della folla. Dopodiché viene liberato e poi espulso.
Rientra così in Italia, dove riprende la sua predicazione itinerante. Infatti si muoveva abitualmente a piedi, non senza imporsi digiuni e punizioni corporali. Muore ad Amatrice nel febbraio 1612.
Alla sua figura sono legati diversi miracoli. Da ricordare quello avvenuto nel 1737 e riconosciuto per la sua canonizzazione. Ecco cosa successe: una signora di nome Clara Dionisi pregò ardentemente il frate cappuccino per la guarigione del suo figlioletto, di nome Giuseppe, affetto da una malformazione incurabile agli arti inferiori.
Il piccolo Giuseppe era completamente privo di ossa in tutta la metà inferiore del corpo. Non c’erano ossa nelle cosce, nelle gambe e nei piedi. Il bimbo non poteva assolutamente reggersi in piedi. La malformazione era tale che i medici potevano attorcigliargli le gambe senza trovare alcuna resistenza. Per questo era stato dichiarato inguaribile.
Allora la madre pregò l’allora beato Giuseppe da Leonessa. Durante la Pasqua del 1739, depose il piccolo Giuseppe sulla tomba del beato, nella chiesa di Leonessa, e pregò intensamente. Una volta tornata a riprenderselo, lo troverà incredibilmente sano e in piedi sulle sue gambe.
Beatificato da papa Clemente XII il 22 giugno 1737, Giuseppe da Leonessa verrà canonizzato il 29 giugno 1746 da papa Benedetto XIV.
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