Sacerdote, fondatore della Congregazione dei Chierici regolari Minori, con la sua carità, si prodiga senza mai tirarsi indietro, per il prossimo, soprattutto i più poveri e bisognosi. È il Santo Patrono dei cuochi ed anche compatrono della città di Napoli.
All’eremo dei Camaldoli di Napoli, viene stesa la regola della sua congregazione che, ben presto viene presentata anche al Santo Padre.
In questo quarto giorno del mese di giugno, la chiesa venera San Francesco Caracciolo. Alla nascita gli viene imposto il nome di Ascanio e riceve un’educazione consona al suo rango nobiliare: mostra sin dall’infanzia una certa inclinazione religiosa.
A ventidue anni viene colpito da una malattia che ne sfigura il volto: promette di abbracciare lo stato ecclesiastico in caso di guarigione e, esaudito, si trasferisce a Napoli per adempiere al suo voto.
Riprende gli studi e si dedica particolarmente alla lettura degli scritti teologici di Tommaso d’Aquino. Ordinato sacerdote, celebra la sua prima Messa nel 1587: si dedica specialmente alla cura dei poveri e degli infermi e si iscrive alla compagnia dei Bianchi, una confraternita dedita all’assistenza ai carcerati e ai condannati a morte.
Poiché nella compagnia dei Bianchi opera anche un suo omonimo, gli viene recapitata erroneamente una lettera di Giovanni Agostino Adorno e Fabrizio Caracciolo contenente l’invito a unirsi a loro per dare inizio a una nuova congregazione religiosa. Lo scambio di persona viene ritenuto un segno della Provvidenza e Ascanio viene comunque ammesso nel numero dei futuri fondatori dell’istituto.
I tre si ritirano nell’eremo dei Camaldoli di San Salvatore di Napoli, dove stendono la regola della futura congregazione dei Chierici Regolari Minori, poi i due Caracciolo si recano a Roma, dove Papa Sisto V concede loro la sua approvazione con la bolla “Sacrae religionis” del 1º luglio 1588.
Il 9 aprile 1589 Ascanio emette la sua solenne professione dei voti nella cappella della compagnia dei Bianchi e assume il nome religioso di Francesco. Morto l’Adorno, che fino ad allora era stato la guida del gruppo, Francesco Caracciolo viene eletto superiore generale dell’ordine. Francesco dà un notevole impulso alla diffusione dei suoi religiosi sia in Italia che all’estero.
Lascia il governo dei Chierici Regolari Minori (che in suo onore presero a essere chiamati caracciolini) nel 1607 e non vuole più ricoprire nessuna carica nell’ordine.
Avendo la congregazione dell’Oratorio di Agnone manifestato interesse a unirsi al suo ordine, Francesco si reca in Molise per discutere dell’eventuale ingresso di quei padri tra i caracciolini. Approfitta del viaggio per recarsi a visitare i suoi parenti a Montelapiano. Muore presso gli oratoriani di Agnone mentre si accingeva a tornare a Napoli.
È compatrono di Napoli dal 1840, inoltre patrono dei congressi eucaristici abruzzesi e dei cuochi d’Italia.
O Dio
Tu hai guidato San Francesco Caracciolo sulla via della perfezione,
nell’umiltà e nel servizio verso i fratelli,
sostenuto da una profonda Fede e ferma Speranza
nei meriti infiniti del tuo Figlio, Morto e Risorto,
e nella forza trasformante del Pane Eucaristico.
Fa che riscopriamo l’importanza di fissare lo sguardo sul Cristo Crocifisso
e la necessità di ricorrere alla forza del Sacramento dell’Eucaristia affinché,
fortificati dalla tua Grazia, possiamo divenire Buon Samaritano
per tutti i fratelli che incontriamo sulla nostra strada.
Lungo il cammino,
ci prenda per mano la Beata Vergine Maria
che San Francesco Caracciolo tanto amò e di cui sperimentò la potente Protezione.
Cosi sia.
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