Una vita costantemente immersa nel mistero di Dio e consacrata al servizio del prossimo: così si può riassumere l’esistenza di Pier Giorgio Frassati.
Morto giovanissimo, questo laico cristiano ha saputo sintetizzare in maniera prodigiosa l’amore per Dio e l’attenzione costante ai problemi sociali del suo tempo.
«Verso l’alto!». Il motto del Beato Pier Giorgo Frassati esprime tanto lo slancio del suo cuore per Dio quanto il suo amore per le cime alpine. «Ogni giorno – lo vediamo scrivere in una lettera del 1925 – più comprendo qual Grazia sia esser Cattolici. Poveri disgraziati quelli che non hanno una Fede: vivere senza una Fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere ma è vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare ma vivere perché anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordarci che siamo gli unici che possediamo la Verità, abbiamo una Fede da sostenere, una Speranza da raggiungere, la nostra Patria. E perciò bando ad ogni malinconia che vi può essere solo quando si perde la Fede».
Pier Giorgo Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901. Il padre è fondatore e direttore del quotidiano liberale La Stampa, la madre è una pittrice. Studia presso i Gesuiti, dove comincia a maturare la sua intensa vita spirituale. Fa la comunione quotidiana e ama la Santa Vergine Maria. Tra le sue grandi passioni c’è quella della montagna. Coi suoi amici organizza allegre escursioni, che diventano occasioni di apostolato.
Un giovane impegnato nella società e pieno di sollecitudine per i poveri
Nel 1918 aderisce alla San Vincenzo De Paoli, si prende cura degli orfani e dei soldati reduci dalla guerra. Allo stesso tempo si iscrive al corso di ingegneria industriale e meccanica al Politecnico di Torino, specializzandosi in estrazioni minerarie. Diventa membro attivo dell’Azione Cattolica e della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI).
Allontanandosi dalle idee politiche del padre, Pier Giorgo diventa militante del Partito Popolare fondato da don Luigi Sturzo, il cui programma sociale si ispira all’insegnamento contenuto nell’enciclica Rerum novarum di Leone XIII. Quando suo padre viene nominato ambasciatore a Berlino, Pier Giorgo va a visitare i quartieri più poveri della città con Karl Sonnenschein, detto «il San Francesco di Berlino».
A 21 anni entra nel terz’ordine domenicano. Poco prima di conseguire il dottorato in ingegneria la sua giovane vita viene stroncata, il 4 luglio 1925, da una poliomielite fulminea contratta forse visitando i malati. Ha appena ventiquattro anni.
Il segreto di Pier Giorgio Frassati
Questo ragazzo semplice e discreto sarà beatificato da uno dei suoi più grandi ammiratori: papa Giovanni Paolo II. Il pontefice polacco, nell’omelia per la beatificazione di Pier Giorgio Frassati (20 maggio 1990), lo definirà «un gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo», un «appassionato seguace del suo messaggio e della sua carità».
Qual era il segreto della santità di Pier Giorgio? Qual era il motore di questo «giovane moderno pieno di vita»? Per Giovanni Paolo II il segreto del Beato Frassati «è da ricercare nell’itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la “normalità” dell’esistenza».
Un giovane che rese straordinario l’ordinario
A uno sguardo superficiale l’esistenza di Pier Giorgio Frassati non presenta nulla di eccezionale. «Ma proprio questa è l’originalità della sua virtù, che invita a riflettere e che spinge all’imitazione», spiega Giovanni Paolo II.
Sì, perché in lui «la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l’adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte. Il gusto del bello e dell’arte, la passione per lo sport e per la montagna, l’attenzione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto».
In breve, il segreto di Pier Giorgio Frassati è il segreto dell’eterna giovinezza dei santi. Fu questo a farne, dice sempre papa Wojtyla, «il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo».