Sacerdote domenicano, San Vincenzo Ferrer si colloca come grande predicatore nel suo tempo operando con sapienza per il bene della Chiesa.
Nell’epoca dominata dalle profonde lacerazioni che portarono allo scisma d’Occidente si innesta la fervente predicazione di San Vincenzo Ferrer, sacerdote spagnolo dell’Ordine dei Frati Predicatori. Nato il 23 gennaio 1350 a Valencia, Vincenzo era figlio di un notaio. Nel 1367 entrò nel convento domenicano della sua città. Studiò filosofia logica e teologia e ne diventò docente.
Visse in un perioso storico particolarmente drammatico. C’era il Papa e l’Antipapa che si scontravano con le loro fazioni coinvolgendo gli stati europei. Quello denominato il “grande scisma” generava turbamento e sconforto. Diventò amico di Pietro de Luna che poi fu papa Benedetto XIII. Da quel momento Vincenzo si trovò a ricoprire il ruolo di confessore papale e penitenziere apostolico alla corte pontificia di Avignone.
Predicatore itinerante per l’Europa
Prima colpito da una malattia, ne guarì miracolosamente dopo una visione di Gesù Cristo che insieme a San Domenico e a San Francesco gli affidavano la missione di andare a predicare. Così in seguito lasciò al corte papale di Avignone e intraprese un’intensa attività di predicazione itinerante, che nel giro di un ventennio lo porterà in Provenza, Piemonte, Lombardia e poi nuovamente in Spagna e in Francia.
In un periodo di tempo che si estende dal 1399 al 1412 si recò ad Arles, Marsiglia, Genova, Savona, in Savoia, nel Monferrato e infine a Piacenza e a Milano. Divenne il confessore di Margherita di Savoia (che sarà poi beatificata qualche secolo dopo) e ad Alessandria conobbe il giovane Bernardino da Siena, anche lui futuro santo. La sua predicazione in Provenza e nelle valli delle Alpi piemontesi era volta principalmente contro le eresie dei catari e dei valdesi, a cui ovviamente affiancava l’evangelizzazione.
Aveva uno stuolo di discepoli a seguirlo e tutti portavano l’abito bianco e nero e vivevano secondo rigorose regole di vita. Ad un certo punto, in concomitanza con le vicende della Chiesa la sua predicazione assunse toni sempre più di carattere apocalittico. Per questo veniva chiamato “l’Angelo del giudizio“. Il suo era un forte invito alla pentitenza, proponeva una riforma dei costumi e della Chiesa, esortava i cristiani ad una sincera e profonda conversione . Nelle sue prediche erano molti i riferimenti alla catastrofe della fine del mondo. Parlava dell’Anticristo come il simbolo personificato di tutto ciò che si opponeva al regno di Dio.
Lavora per la fine dello scisma verso l’unità
Era intenso il lavoro di Vincenzo Ferrer affinché si andasse nella direzione della fine dello scisma in atto e per un ritorno alla piena e completa unità nella Chiesa. Dal momento in cui lasciò Avignone e iniziò la sua attività di predicazione contemporaneamente si adoperava condurre una segreta attività diplomatica in modo da contribuire a mettere fine allo scisma.
Nel 1408 partecipò al concilio di Perpignano, indetto da Benedetto XIII e gli rivolse un accorato appello affinché rinunciasse al papato preso indebitamente. Questo appello fu ripetuto anche insieme al re di Aragona nel 1416. Si impegnò moltissimo anche con vari altri tentativi e attraverso la sua oratoria per raggiungere l’obiettivo di ristabilire l’unità.
Successivamente riprese la sua missione di predicatore itinerante: andò in Borgogna e poi in Bretagna, dove continuò a predicare e a condurre processioni di penitenti fino alla sua morte, che arrivò mentre era a Vannes, il 5 aprile 1419. Con il Il Concilio di Costanza si riuscì a porre fine allo scisma nel 1417, due anni prima che morisse. San Vincenzo Ferrer è autore di varie opere. Quella più conosciuta è il Trattato sulla vita spirituale in cui si soffermò tra le altre cose sul modo di rivolgersi ai peccatori che deve essere sempre animato dalla carità.
Ci sono anche le raccolte dei suoi Sermoni, alcuni, scritti in catalano, che sono particolarmente vivaci e coloriti ed hanno rappresentato per il clero il modello classico di predicazione sino al Seicento. Fu canonizzato nel 1455 e il suo culto si diffuse subito in Spagna, Francia e Italia, soprattutto nelle zone di Piemonte, Lombardia e nell’Italia meridionale, ma anche in luoghi che il santo non aveva mai visitato. Nell’arte l’iconografia lo ha rappresentato spesso come l’angelo dell’Apocalisse e il predicatore dell’ultimo giudizio. In molte raffigurazioni ha in mano una tromba e una fiamma sulla fronte. Rimane molto famosa la rappresentazione del Beato Angelico in cui San Vincenzo Ferrer è nell’atto di predicare con il dito levato al cielo.