Vescovo della città di Brindisi del VII secolo, nel pieno degli scontri fra Roma e Bisanzio. Le opposizioni e la rottura con la corte di Costantinopoli lo portano ad esser deportato e a perdere la sua carica pastorale.
Pieno oppositore delle eresie, è costretto a fuggire dalla sua terra e a imbarcarsi per Brindisi. Qui inizia il suo operato apostolico.
In questo quinto giorno del mese di dicembre, la chiesa venera San Pelino da Brindisi. E’ un monaco originario di Durazzo. Oppositore della eresia monotelita diffusasi a Bisanzio, si trasferisce a Brindisi insieme ai discepoli Gorgonio, Sebastio e Ciprio.
Lo scontro tra Roma e Bisanzio si acuisce al punto che il pontefice Martino I scomunica il patriarca Sergio e gli eretici, ma viene arrestato, deportato a Costantinopoli e infine esiliato in Crimea dove muore nel 655.
A Brindisi, l’intransigenza e la lealtà di Pelino, nel frattempo associato nell’episcopato dal vescovo Procolo, lo portano su posizioni di rottura nei confronti della corte di Costantinopoli.
Alla morte del vescovo Procolo, Pelino viene designato Vescovo di Brindisi, ma funzionari dell’impero Bizantino per ordine del Basileus lo deportano a Corfinio, dove viene condannato a morte ed ucciso assieme ai suoi discepoli il 5 dicembre, probabilmente dell’anno 662.
O voi tutti che regnate con Dio nel cielo, dai seggi gloriosi della vostra beatitudine,
volgete uno sguardo pietoso sopra di noi, esuli dalla celeste patria.
Voi raccoglieste l’ampia messe delle buone opere,
che andaste seminando con lagrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche e l’oggetto dei vostri gaudii.
O beati del cielo, ottenete a noi di camminare dietro i vostri esempi
e di ricopiare in noi stessi le vostre virtù, affinchè, imitando voi in terra,
diventiamo con voi partecipi della gloria in cielo. Così sia.
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