Oggi 5 febbraio, festa di Sant’Agata: è prodigioso ciò che accade al suo velo

Da sempre molto venerata, san’Agata è la nobile fanciulla che ha subito il martirio durante le persecuzioni dei primi secoli. La storia del suo velo è prodigiosa. 

Sant'Agata
Sant’Agata – lalucedimaria.it

Tra le sante siciliane è una delle più amate e conosciute: san’Agata, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, è festeggiata con grandi onori in Sicilia.

Il suo culto molto antico ed è attestato da alcune iscrizioni funerarie databili alla fine del III secolo. La sua venerazione era presente già dai primi secoli anche in Oriente, come risulta dalla testimonianza del  vescovo Metodio di Olimpo,tra il III e il IV secolo: nel suo Symposium decem virginum presenta Agata come modello di vita cristiana.

Nata forse intorno al 235 a Catania da una nobile famiglia fu educata alla fede cristiana. Molto presto sorse in lei il desiderio di consacrarsi totalmente a Dio. A 15 anni fece voto di verginità e ricevette dal vescovo il velo che indicava il voto: era il velo rosso portato dalle vergini consacrate.

Santo di oggi 5 febbraio: Sant’Agata

Accadde poi che il proconsole di Catania, Quinzano, si invaghì di lei e non tollerò il suo rifiuto. L’uomo cercò di piegare la sua volontà, ma quando capì che non ci riusciva decise di vendicarsi.

Così la fece arrestare con l’accusa di vilipendio alla religione imperiale. Per 30 giorni la giovane Agata fu mandata da una matrona che avrebbe cercato di corromperla con le seduzioni del mondo. Fu una tortura inutile perchè niente poteva piegare la fede retta e salda della ragazza.

Quando fu portata nuovamente al cospetto di Quinzano lui la derise e le domandò perchè si vestisse da schiava, lei che era una nobile. Sant’Agata rispose “La massima libertà sta nel dimostrare di essere servi di Cristo” affermando qualcosa che non poteva essere compresa dai pagani, e che certamente li indispettiva.

Il martirio e il prodigio del velo

La santa fu sottoposta ad atroci torture, quelle previste nelle feroci persecuzioni dell’epoca dell’impero di Decio. Con un eculeo le furono stirate le membra del corpo. Nella sofferenza non si lamentava, ma affermava di gioirecome chi vede Colui che da gran tempo ha bramato“.

Si narra che i seni le furono tirati con delle tenaglie. Da questo racconto ha preso spunto per molti secoli l’iconografia e la tradizione popolare. Si dice anche che durante la prigionia vide san Pietro che la risanò in nome di Cristo.

Mentre la fecero camminare sui carboni ardenti ci fu un terremoto che interruppe il supplizio e fu considerato un segno divino. È molto celebre il prodigio relativo al suo velo. Quello che era il simbolo della sua verginità rimase intatto mentre lei moriva sui tizzoni ardenti dove alla fine era stata posta.

Il culto nel corso del tempo

L’anno successivo alla sua morte, sembra che il suo velo fu portato in processione dai fedeli in preghiera che supplicavano Dio di far cessare la terribile ondata di lava dell’Etna che stava devastando la città.

Proprio il 5 febbraio, giorno considerato del dies natalis di sant’Agata, avvenne il prodigio e il vulcano smise improvvisamente di eruttare. Per intercessione della santa si verificarono nel corso del tempo numerosi miracoli che andarono ad aumentare la devozione.

Nel 1040 le reliquie della santa, custodite nella cattedrale di Catania, furono trafugate dal generale bizantino Giorgio Maniace, e furono portate a Costantinopoli. Fu poi nel secolo dopo, precisamente nel 1126, che furono riportate a Catania per opera di due soldati della corte imperiale, il provenzale Gilberto ed il pugliese Goselmo.

Sant’Agata rientra tra le 7 martiri  dei primi secoli del cristianesimo, con le sante Lucia, Agnese, Anastasia, Cecilia, Felicita e Perpetua, ad essere invocata nel Canone Romano.

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