Giovanissimo orfano, San Nunzio Sulprizio conosce la solitudine e la malattia, ma trova nell’amore di Gesù e della Madonna la gioia di vivere. Dopo la sua dipartita, si verificano molti eventi miracolosi, tra cui una guarigione dopo aver poggiato sulla ferita le pezzuole di Nunzio che emanavano un profumo misterioso.
Una vita breve e costellata dal dolore quella di San Nunzio Sulprizio che nasce a Pescosansonesco, in provincia di Pescara il 13 aprile 1817. I genitori erano un calzolaio e una filatrice fortemente devoti, che lo battezzarono lo stesso giorno della nascita.
A tre anni ricevette la cresima e pochi mesi dopo arrivò il primo lutto nella vita del piccolo Nunzio: muore il padre. La mamma per assicurargli una vita dignitosa si sposa nuovamente, ma solo tre anni dopo, quando il piccolo ha soltanto 6 anni muore anche lei. Rimasto orfano, Nunzio viene mandato dalla nonna materna a Pescosansonesco. Da lei apprende un’educazione cristiana, l’amore per la Santissima Vergine Maria e per l’Eucarestia. Vorrebbe riceverla, ma per le regole dell’epoca avrebbe dovuto aspettare di compiere i 14 anni.
Soltanto tre anni dopo però anche la nonna muore e lui all’età di 9 anni rimane nuovamente solo al mondo. Le tragedie nella sua giovane vita non finiscono, anzi. Uno zio materno, che fa il fabbro ferraio, lo prende con sè, ma è un uomo burbero e con il vizio dell’alcol, violento e per niente religioso. Gli vieta di andare a scuola e lo sfrutta nel lavoro facendogli fare da garzone nella sua officina. Il piccolo Nunzio, già di per sé di gracile costituzione, è costretto a fare i lavori più faticosi e la sua salute inevitabilmente viene compromessa.
Mangia poco e male e ben presto si ammala alle ossa. Gli si forma una piaga ad un piede che non essendo curata si estende sempre di più finché il piede va in cancrena. Andava al torrente a lavare le bende e ripulire la piaga e al tempo stesso pregava la Madonna. Stremato nelle forze viene ricoverato all’ospedale de L’Aquila e lì trova un po’ di pace e calore. Nonostante le sue sofferenze era aperto al prossimo e aveva il desiderio di servire gli altri. I medici, accertata la gravità del suo male, lo dichiarano inguaribile, e dato che quell’ospedale non era per malati cronici, viene dimesso.
Uno zio paterno fa in modo che Nunzio trovi un protettore nel colonnello Felice Wochinger, un nobile noto per la sua compassione verso i bisognosi. L’uomo infatti, saputa la storia del ragazzo lo prende con sé. Allora Nunzio si trasferisce a Napoli con le sole cose che addosso: i vestiti logori, la corona del rosario al polso e il libricino di preghiere.
Il cavaliere si occupa di lui con premura. Nunzio viene ricoverato presso l’ospedale di Santa Maria del Popolo detto “degl’Incurabili”. Il ragazzo chiede di ricevere la Prima Comunione e in ospedale manifesta la sua straordinaria fede e l’ amore verso gli altri di cui era pieno. Anche se la sua istruzione religiosa era poca e scarna aveva una conoscenza profonda delle cose di Dio. Aveva nel cuore il desiderio di portare le anime a Dio e riusciva ad avvicinare molte persone che prima erano lontane dalla fede.
Pregava molto e spesso lo si trovava disteso per terra a contemplare il Signore. Tutte le cure ricevute agl’Incurabili erano insufficienti e una volta dimesso viene ospitato presso la casa del colonnello che in quel periodosi trovava nel Maschio Angioino, sede di una guarnigione militare. La sua salute per un po’ ha una ripresa e in lui nasce la vocazione al sacerdozio. Ma poi peggiora nuovamente e comprende che non potrà mai intraprendere quella strada che tanto desidera. Sceglie di indossare un abito marrone che gli viene benedetto da un frate carmelitano e trascorre lunghe ore in preghiera ogni giorno. Nella sua camera pregava davanti a un’immagine del Sacro Cuore di Gesù Bambino.
Alla malattia ossea si aggiunge l’idropisia e trascorre l’ultimo periodo della sua vita a letto senza potersi muovere in preda a fortissimi dolori. Poco prima di morire, il 5 maggio 1831 chiede al colonnello di porgergli il crocifisso per poterlo abbracciare, domanda di ricevere i sacramenti e dopo esclama: ” Venite Padre mio, Signore mio, Sposo mio, amor mio”. Infine quando sta già per lasciare questa terra vede la Madonna e dice: ” la Madonna! vedete come è bella!”.
San Nunzio Sulprizio muore a soli 19 anni dopo aver trasscorso una vita costellata da molteplici sofferenze interiori e fisiche. Ma il suo modo di affrontarle, l’accettazione di esse che gli veniva dalla fede e dal un pieno abbandono alla volontà di Dio mostravano una santità che era evidente ai più.
La salma rimane esposta nella cappella del castello per cinque giorni e non c’è nessun segno di decomposizione, ma anzi dal corpo del giovane usciva forte profumo. Poco tempo dopo il colonnello durante la notte sente la voce di Nunzio che lo chiamava e gli diceva: “Papà mio, svegliatevi, il castello va a fuoco” . Effettivamente era in corso un incendio e solo un intervento tempestivo grazie a quell’avveetimento ha evitato il peggio.
Si verificano altri eventi miracolosi. Dopo che una nobildonna, dama di compagnia della regina, cade da cavallo fratturandosi un ginocchio guarisce immediatamente una volta aver poggiato sulla ferita le pezzuole che aveva usato Nunzio per le sue piaghe e che emanavano un profumo misterioso. A seguito di questo evento il re fa istituire il processo di canonizzazione che avverrà solo molto tempo dopo, nel 2018. Le spoglie mortali di San Nunzio Sulprizio riposano nella chiesa parrocchiale di San Domenico Soriano in Napoli.
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