Giorgio La Pira fu il «sindaco santo»: la sua unica guida fu sempre il Vangelo. Basava la sua azione politica sul sostegno della preghiera.
Difese strenuamente i diritti dei più deboli contro i soprusi dei ricchi e dei potenti.
Giorgio La Pira nasce il 9 gennaio 1904 a Pozzallo (Ragusa), primo di sei fratelli. Il padre Gaetano è amministratore dei beni del marchese Corrado Tedeschi, la madre si chiama Angela Occhipinti.
Noto soprattutto per il suo impegno in politica, nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente dove fornisce un contributo fondamentale alla stesura dei primi articoli della Costituzione della Repubblica italiana. Cinque anni dopo, nel 1951, diventa sindaco di Firenze. Un incarico che ricoprirà, a parte qualche breve interruzione, fino al 1965. I fiorentini lo chiamano il «sindaco santo» per la sua energica difesa dei più deboli della città, di coloro che non hanno casa, della dignità dei lavoratori.
C’è un episodio che vale per tutti: in quel periodo una fabbrica – la Pignone – versava in grosse difficoltà; molti lavoratori rischiavano il posto. La Pira muove mari e monti per trovare una soluzione. Alla fine riuscirà a convincere il suo amico Enrico Mattei, amministratore dell’Eni, a rilevare la fabbrica, che così continua a lavorare.
Il suo unico faro: il Vangelo
La stella polare di Giorgio La Pira, lungo tutta la sua esistenza, è una soltanto: il Vangelo. È questa la sua unica guida. Amava dire: «Ho un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta: ciò significa lavoro per chi ne manca, casa per chi ne è privo, assistenza per chi ne necessita, libertà spirituale e politica per tutti». Parole di un vescovo? Di un prete? No, parole di un politico.
È questo stesso spirito che lo spinge a scrivere al segretario della Democrazia Cristiana fiorentina: «Fino a quando voi mi lasciate in questo posto – sindaco – mi opporrò con energia massima a tutti i soprusi dei ricchi e dei potenti. Non lascerò senza difesa la parte debole della città. Chiusure di fabbriche, licenziamenti e sfratti troveranno in me una diga non facilmente abbattibile… Tutta la vera politica sta qui: difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano… Il pane, e quindi il lavoro, è sacro; la casa è sacra: non si tocca impunemente né l’uno né l’altra! Questo non è marxismo: è Vangelo!».
Il supporto della preghiera
Fin dalle prime luci dell’alba Giorgia La Pira aveva l’abitudine di pregare e studiare, per poi dedicarsi ai poveri e ai giovani. Al centro della sua azione come uomo politico c’erano i più deboli. Un’azione che si fondava sul potente supporto delle preghiere delle suore di clausura. La Pira le chiedeva sempre a sostegno delle sue missioni.
Nel suo libro Le città sono vive il «sindaco santo» scrive: «Quando Cristo mi giudicherà, io so di certo che Egli mi farà questa domanda: Come hai moltiplicato, a favore dei tuoi fratelli, i talenti privati e pubblici che ti ho affidato? Cosa hai fatto per sradicare dalla società la miseria dei tuoi fratelli e, quindi, la disoccupazione che ne è la causa fondamentale? […] Dobbiamo mutare – quanto è possibile – le strutture di questo mondo per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio».
Muore a Firenze il 5 novembre 1977, salutato con straordinario affetto dalla città. È sepolto nella basilica fiorentina di San Marco. Papa Francesco lo ha proclamato Venerabile il 5 luglio 2018.