Nella Trasfigurazione Gesù appare a Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor, prefigurando l’avvenimento centrale della nostra fede: la sua risurrezione.
Il Maestro, racconta il Vangelo di Luca, «prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante» (Lc 9, 28-29).
Il 6 agosto la Chiesa festeggia la Trasfigurazione del Signore. Questa data dipende dal fatto che, secondo la tradizione, l’episodio sarebbe avvenuto quaranta giorni prima della crocifissione di Gesù.
In Oriente già si celebrava, il 4 settembre, la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Di conseguenza la data della Trasfigurazione del Signore è stata fissata per il 6 agosto. Questa festa ricorda come il Signore abbia voluto preparare il cuore dei suoi discepoli a superare lo scandalo della croce. Ma la Trasfigurazione annuncia anche altro: la meravigliosa adozione che rende ogni credente figlio di Dio nel suo Figlio Gesù, e il fulgore con cui un giorno splenderà tutto il corpo della Chiesa.
Trasfigurazione: la gloria che passa attraverso la croce
Questa festa, conosciuta in Oriente dalla fine del V secolo, con ogni probabilità commemora la dedicazione delle basiliche del Monte Tabor. La festa della Trasfigurazione è una celebrazione della visione della gloria di Cristo avuta da Pietro, Giovanni e Giacomo.
Un episodio questo avvenuto a otto giorni di distanza dalla confessione di Pietro a Cesarea – quando il capo degli apostoli, alla domanda del Maestro («Ma voi chi dite che io sia?») rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» – e il primo annuncio della Passione.
Il Signore ha voluto rinsaldare i cuori dei tre discepoli in vista delle sofferenze che lo attendevano e dire già loro, come farà coi discepoli di Emmaus: «Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Lc 24,26).
Perché la Trasfigurazione è una manifestazione della Gloria di Dio
Festa di Gloria: questo è dunque la Trasfigurazione. Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni in modo che assistano a un evento luminoso: Cristo trasfigurato che appare nel suo corpo glorioso, cinto da una candida veste sfolgorante, con Mosè e Elia – che di questa gloria fecero in parte esperienza sul Sinai – «apparsi nella loro gloria» a parlare con lui.
Davanti a una tale manifestazione della gloria Pietro esprime il desiderio di fare tre tende per non muoversi più da lì. Allusione forse inconsapevole (il Vangelo di Luca dice che «egli non sapeva quel che diceva») alla tenda del convegno dell’Esodo (33, 7-11) dove «il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro» e il patriarca chiese a Dio: «Mostrami la tua Gloria!».
Nell’episodio della Trasfigurazione – come nell’incontro nella tenda tra il Signore e Mosè – appare anche la colonna di nube, che evoca la presenza di Dio al suo popolo. Dalla nube esce una voce che pronuncia queste parole: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».
È la voce del Padre che, pronuncia la parola stessa in cui genera il Figlio, ci mostra che l’ingresso nella gloria per noi è possibile soltanto mettendoci in ascolto e nella sequela di Gesù. La Trasfigurazione è un richiamo alla gloria e un richiamo al cammino di sofferenza che alla gloria conduce.