Oggi la Chiesa ricorda il martirio di Enrico Kaczorowski, uno dei 108 martiri polacchi uccisi dai nazisti e beatificati da Giovanni Paolo II nel 1999 a Varsavia.
Rettore di seminario, continuerà a insegnare malgrado l’occupazione nazista. Sarà mandato nel campo di concentramento e ucciso col gas.
«I beati martiri gridano ai nostri cuori: Credete che Dio è amore! Credetelo nel bene e nel male! Destate in voi la speranza! Che essa produca in voi il frutto della fedeltà a Dio in ogni prova!».
Con queste parole vibranti Giovanni Paolo II ha suggellato nella sua Polonia, a Varsavia, la beatificazione di 108 martiri polacchi durante la Seconda Guerra mondiale. Tutte vittime dell’occupazione nazista, in un contesto tragico che vedrà morire milioni di persone a causa dell’odio razziale. Fra loro anche molti vescovi, sacerdoti, religiosi e semplici laici.
Un modello di spiritualità sacerdotale
Torturati e maltrattati, perirono quasi tutti all’interno dei Lager. Uno di loro era anche il sacerdote Enrico Kaczorowski. Nato il 10 ottobre 1888 a Briezwienna, distretto di Kolo, a 20 anni entra nel seminario di Wloclawek. Il 13 giugno 1914 diventa sacerdote, dopo essersi perfezionato studiando teologia all’Accademia di Teologia di Pietroburgo. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale deve interrompere gli studi, ripresi soltanto alla fine del conflitto nel 1918. Dopo essersi addottorato in teologia nel 1922 fa ritorno a Wloclawek dove va a insegnare teologia morale presso il Seminario. Riceve anche l’incarico di direttore del liceo vescovile.
Redattore della rivista ‘Ateneo Sacerdotale’, a partire dal 1928 in avanti diventa anche Rettore del Seminario. Uomo di profonda fede in Dio, fedele agli insegnamenti della Chiesa, è considerato testimone e modello di un’autentica spiritualità sacerdotale.
Internato nel campo di concentramento e mandato a morire nella camera a gas
Quando la Polonia viene invasa dai nazisti (il 1° settembre 1939) dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, padre Kaczorowski sceglie di rimanere in Seminario e di continuare a insegnare insieme ad altri professori malgrado la città sia occupata dalle truppe tedesche.
Proprio in Seminario i nazisti lo arrestano il 7 novembre 1939, imprigionandolo nel Lager di Lad per trasferirlo successivamente, nell’aprile 1941, nel campo di concentramento di Dachau. Minato nel fisico, si vede assegnare al cosiddetto “blocco invalidi”. I suoi persecutori lo mandano a morire nelle camere a gas. È il 6 maggio 1942.
Prima di andare incontro alla morte trova il tempo di dire agli amici queste ultime parole: «Prendiamo dalle mani di Dio quel che ci tocca. Pregate per noi, per farci rimanere forti e anche noi pregheremo per voi lassù. Dio sia con voi!».