Santa Rosa da Viterbo ha ricevuto nella sua vita vari carismi mistici. Dopo la morte, il suo corpo, riesumato, è stato trovato intatto ed incorrotto.
È a Viterbo, la città a cui è legata anche nel nome con cui la si ricorda, che Santa Rosa nasce il 9 luglio 1234. La sua è una famiglia cristiana che la fa crescere secondo i principi di fede. Via via che diventava un’adolescente, Rosa si dimostrava diversa dalle altre ragazze, con una tendenza alla spiritualità più spiccata.
Giovanissima, Santa Rosa da Viterbo fu una terziaria che visse una brevissima vita interamente dedicata a Dio.
Non era attratta da molti elementi di vanità che da cui di solito sono attirate le ragazze, come l’attenzione per la bellezza e per l’abbigliamento, e non le interessavano neanche tante frivolezze sociali da cui rifuggiva per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione. Fin da ragazzina la sua salute era malferma e più di una volta si riprese dopo accorate preghiere alla Madonna. Presto decide di vestire il ruolo di Terziaria francescana e di dedicarsi ad una vita di preghiera e di evangelizzazione.
La predicazione per le strade per convertire il mondo
Seguendo gli ideali francescani Rosa si adoperò a predicare per le strade evangelizzando. Proponeva una via di penitenza e di conversione. “O uomini, fate penitenza, ritornate a Dio” era l’accorato appello che rivolgeva a coloro che la ascoltavano. Era considerata una ragazza ispirata da Dio. Andava a disputare nei circoli degli eretici, in particolare i catari, cercando di convertirli.
Per un periodo fu ostacolata e il podestà della città la cacciò via. Fu costretta ad andar via dalla sua città e rifugiarsi insieme ai suoi genitori sul monte Soriano prima e poi in seguito a Vitorchiano. Quando le fu consentito di fare ritorno proseguì la sua attività di evangelizzazione. Secondo una leggenda, sfidata dagli eretici, davanti a tutto il popolo, Rosa passò tra le fiamme e ne usci illesa, come prova della potenza di Dio.
La sua vocazione era però claustrale. Voleva entrare in monastero delle clarisse, ma a causa della sua salute estremamente precaria non fu accettata. Continuò quindi a vivere in casa, si ritirò in una stanzetta e viveva nella contemplazione e nel lavoro. A soli 17 anni però le sue condizioni di salute peggiorarono notevolmente e morì il 6 marzo 1251.
Il mistero del corpo incorrotto
Tre anni dopo la sua morte il suo corpo era stato riesumato e trovato intatto ed incorrotto. Fu trasferito solennemente nel monastero di S. Maria della Rosa. Proprio in riferimento a quel luogo, in cui voleva entrare come monaca, un giorno aveva detto “Non mi volete vivente, ma mi riceverete dopo la morte”. Era noto che avesse ricevuto durante la sua vita vari carismi mistici.
Le sue spoglie sono conservate in Viterbo nella chiesa a lei dedicata ed il popolo le tributa un culto molto grande. Anche la città di Viterbo è messa sotto la sua protezione. Tecnicamente non c’è stata però una canonizzazione ufficiale di Santa Rosa nonostante sia menzionata e considerata santa. Il processo di canonizzazione ebbe inizio nello stesso anno della sua morte. Successivamente fu ripreso nel 1457 ma non fu mai portato a termine.
Nell’omelia durante una visita pastorale a Viterbo il Santo Padre Giovanni Paolo II si riferì a Santa Rosa con queste parole : “Quale grande risposta d’amore troviamo in quella meravigliosa giovinetta che fu la vostra santa Rosa! Ella, pur nella mutazione dei tempi, si presenta ancora oggi come modello per le ragazze e per le giovani, invitandole a comprendere a fondo, nella loro vita, l’assoluto di Dio in una piena donazione d’amore al di là di ogni rispetto umano”.
A Viterbo, di cui è patrona della città e compatrona della diocesi, è ricordata il 4 settembre, giorno della traslazione. I festeggiamenti sono molto grandi ed avvengono con una spettacolare ed emozionante processione. È il famoso “trasporto della Macchina”, in cui una torre illuminata alta 30 metri e pesante 5 tonnellate è portata in spalla da 100 uomini detti facchini.