Sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, san Raimondo de Penafort fu un dotto studioso e insigne teologo. Lasciò un grande contributo alla spiritualità domenicana.
Insigne sacerdote domenicano, san Raimondo de Peñafort, che si commemora oggi 7 gennaio, diede un importante contributo all’Ordine dei Frati Predicatori. Nato nel 1175 nella cittadina a cui viene associato il suo nome, in Catalogna, era figlio di ricchi signori.
Si chiamava Raimondo, che dal tedesco significa “intelligenza protettrice” e sembra essergli speculare. Infatti fin dalla giovinezza dimosta doti di grande intelligenza e si dedica allo studio della filosofia. Al tempo stesso coltivava una profonda e intensa attidudine alla vita religiosa.
Diventa docente di folosofia molto presto: a 20 anni insegnava a Barcellona. In seguito si trasferisce a Bologna dove diviene docente di giurisprudenza.
Santo di oggi 7 gennaio: San Raimondo de Peñafort
Conosce il beato Reginaldo da Bologna mentrre studiava diritto canonico e tramite lui matura la decisione di entrare nell’Ordine domenicano. Aveva già un’età avanzata quando vestì l’abito: 47 anni.
Conosciuto da tutti come uomo sapiente, attorno a lui cresceva anche la fama di santità. Viene indotto a trasferirsi nella sua terra e va a Barcellona dove gli viene dato l’incarico di canonico della cattedrale della città.
Nel 1222 però quando i Frati Domenicani fondano un convento lì vi si trasferisce. Con il passare del tempo le sue qualità vengono sempre più apprezzate e gli viene conferito il ruolo di ministro generale dell’Ordine. È stato il terzo nell’Ordine a rivestire questo ruolo, dopo Domenico di Guzman e Giordano di Sassonia. Si dedica con passione a questo compito e compie a piedi le visite in tutte le province che gli sono state affidate.
Quando nel 1234 gli viene proposto l’arcivescovado di Tarragona lo rifiuta: vuole restare un semplice frate domenicano.
La guida per i confessori
Una delle sue opere più note in campo dottrinale è una guida per i confessori, intitolata Summa de casibus poenitentiae, in cui il santo tratta i maggiori casi di coscienza. Scrive anche diversi trattati di morale, diritto e teologia.
Per le sue doti di grande teologo oltre che di giurista, ma soprattutto per il suo elevato profilo morale e spirituale, papa Gregorio IX gli affida vari importanti compiti.
Tra questi c’era quello di raccogliere e mettere in ordine tutte i documenti decretali, ovvero emanati dai pontefici e che riguardavano questioni disciplinari , liturgiche e dogmatiche.
Compone perciò il Liber Extra in cui svolge un lavoro minuzioso e meticoloso, con estrema cura e professionalità. Per quasi 7 secoli, fino a quando nel 1917 fu pubblicato il Codice di diritto canonico le disposizioni contenute in quel documento si mantennero in vigore.
Da frate predicatore era molto attento ad annunciare: gli interessava sommamente l’annuncio del Vangelo agli ebrei e ai musulmani. A questo fini fonda una scuola di ebraico a Murcia e a Tunisi una di arabo. Ha avuto contatti anche con san Tommaso d’Aquino e lo ha esortato a scrivere un testo che fosse di aiuto ai missionari nell’evangelizzazione. Dal suo consiglio l’Aquinate compose la Summa contra Gentiles.
Diventato, ormai settantenne, il confessore del re Giacomo d’Aragona, lo rimprovera duramente per la sua condotta immorale. È il 6 gennaio 1275, quando è centenario che termina la sua vita terrena. Come ricorda il Martirologio Romano “ in avanzata vecchiaia, a Barcellona, in Spagna, si addormentò piamente nel Signore“.
La canonizzazione arriverà solo alcuni secoli dopo, nel 1601. La memoria liturgica però è stata fissata nel giorno successivo al suo dies natalis. È considerato il protettore di avvocati, giudici e facoltà giuridiche.