Perpetua e Felicita sono le due giovani madri divise dalla classe sociale ma unite dalla fede cristiana che affronteranno insieme il martirio nell’arena.
Uccise brutalmente durante una delle più feroci persecuzioni anticristiane, testimonieranno col sacrificio della loro vita l’amore per Cristo.
Prima di dare la loro vita per Cristo riceveranno il battesimo, conforto nella terribile prova che avrebbero condiviso insieme ad altri tre compagni.
Seguaci di Cristo in tempo di persecuzione
Perpetua, giovane nobildonna cartaginese di 22 anni, e Felicita, sua fedele schiava, vivono in un tempo in cui credere in Cristo Gesù non è un’opzione a costo zero. Ogni giorno si rischia l’incarcerazione e di essere condannati a finire in pasto alla belve del circo o a essere straziati da qualche carnefice.
Le due donne vivono infatti durante la persecuzione anticristiana di Settimio Severo, una delle più feroci. E anche loro un giorno finiscono per cadere nella rete della legge che opprimeva in cristiani in tutto l’impero. Con loro ci sono anche tre altri cristiani cartaginesi: Saturnino, Revocato e Secondulo. Tutti e cinque i prigionieri sono catecumeni.
Nello stesso carcere trovano anche il loro catechista Saturo, che così può completare l’iniziazione cristiana battezzandoli tutti e cinque.
Perpetua e la visione della scala d’oro
Durante la prigionia, Perpetua, istruita e colta, scrive in un diario i suoi ricordi e i timori di non essere in grado di resistere ai tormenti delle prove terribili che la attendono. Le sue memorie, ricche di commozione e di immediatezza, sono arrivate fino a noi.
«Fummo messi in prigione — scrive Perpetua — e ne rimasi sbigottita, perché non mi ero mai trovata tra tenebre così folte. Stipati laggiù, ci sentivamo soffocare dal caldo, perché i soldati non avevano nessun riguardo per noi. Per conoscere la nostra sorte, feci la sera stessa dell’arresto una lunga preghiera, e una visione mi apparve. Vedevo una scala d’oro che dalla terra saliva fin in cielo, ma così stretta che appena uno per volta si poteva salire. Ai piedi della scala stava accovacciato un enorme serpente. Vedevo in cima alla scala Saturo e mi invitava a salire: “Vieni — diceva — ma bada che il serpente non ti morda”. “Egli non mi morderà — rispondevo — perché in me è Gesù Cristo”. A questo nome il serpente si allungò e si stese sbarrando l’accesso alla scala, ma io gli posi il piede sul dorso e salii liberamente».
Si tratta di un presagio delle sofferenze del martirio a cui Perpetua, madre di un bambino ancora lattante, e i suoi amici sarebbero andati incontro e della gioia dell’incontro definitivo con Cristo.
Felicita: il rifiuto di tradire Cristo
Felicita, incinta e ormai verso la fine della gravidanza, avrebbe la possibilità di scampare al martirio. La legge romana proibiva infatti l’esecuzione capitale delle donne incinte. Ma due giorni prima della data fissata per l’esecuzione il bimbo viene alla luce e all’ultimo processo Perpetua si presenta col figlioletto in fasce. Il marito, pagano, la supplica più volte, per amore del figlio, di sacrificare agli dèi. Una manciata di incenso gettata nel braciere sarebbe bastata a restituirla all’amore del marito e a quello del suo piccolo. Ma Perpetua risponde: «Non posso tradire Cristo, non posso».
I crudeli soldati, quando Felicita non riusciva a soffocare i gemiti provocati dalle doglie del parto, le avevano detto: «Ti lamenti? Che farai allora quando le belve ti sbraneranno?». E lei, piena di dignità nella sua fede incrollabile, aveva risposto loro: «Ora sono io a soffrire; quello che patirò nel martirio sarà Gesù a patirlo per me».
Il 7 marzo Perpetua, Felicita e gli altri compagni sono condotti nell’arena. Per primi vengono uccisi gli uomini, legati a un palo e presi a morsi da un leopardo e da un orso. Poi tocca alle due giovani donne, finite col taglio della gola dopo essere state prese a cornate da una mucca infuriata.
Preghiera alle sante martiri Perpetua e Felicita
O Dio, che hai sostenuto le sante martiri Perpetua e Felicita con la forza invincibile della tua carità e le hai rese intrepide di fronte ai persecutori, concedi anche a noi, per loro intercessione, di perseverare nella fede e di crescere nel tuo amore. Amen