Suor Eugenia Picco ha consacrato la sua intera esistenza alla contemplazione del mistero della presenza reale di Gesù nel Sacramento dell’Eucarestia.
Una vita tormentata, segnata da sofferenze psicologiche e fisiche, che però non spensero mai la sua fiducia totale in Cristo.
«Come Gesù ha scelto il pane, cosa tanto comune, così deve essere la mia vita, comune… accessibile a tutti e, in pari tempo, umile e nascosta, come è il pane». A pronunciare queste parole è Eugenia Picco (1867 – 1921) al termine di una vita di lunga contemplazione di Gesù Eucarestia, il Pane di vita che è stato spezzato per tutti. Una vetta alla quale la Beata è giunta dopo un percorso lungo e sofferto.
Un’infanzia e un’adolescenza tormentate
Eugenia Picco vede la luce a Crescenzago, in provincia di Milano, l’8 novembre 1867. È la figlia di Giuseppe Picco e Adelaide Del Corno. Il padre di Eugenia è un valente musicista. Malgrado la cecità, collabora con la celebre «Scala» di Milano. La madre invece è una cantante che si lascia andare a frivolezze. Al primo posto non mette l’amore per il marito, ma il successo, i soldi, i viaggi. Da bambina Eugenia si vede spesso affidare ai nonni e riesce a vedere i genitori solo nelle pause tra una tournée e l’altra.
Un giorno sua madre torna senza il padre. È morto, dice alla figlia. Ma è una menzogna: Eugenia non avrà più notizie del papa e deve vivere con la mamma – che le prospetta un avvenire come cantante di successo – e il suo convivente, che non di rado la molesta e la infastidisce.
La chiamata alla santità
«Pericoli e occasioni in casa e fuori», così Eugenia ricorderà quegli anni penosi e difficili. Trova conforto e rifugio nella preghiera e nella visita quotidiana nella basilica di Sant’Ambrogio di Milano. È qui che invoca Dio, quasi senza conoscerlo. Nel maggio 1886 Eugenia sente in sé l’appello alla santità. Da quel momento in avanti le appare con chiarezza quale dovrà essere la direzione della sua vita. Il 31 agosto scappa di casa per entrare nella giovane Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Il primo giugno 1894 fa la professione perpetua.
Suor Eugenia, donna semplice e umile, si mette al servizio della Congregazione con fedeltà
e generosità. Prima insegna nel convitto, poi è maestra delle novizie, infine
archivista, segretaria generale e consigliera.
Cristo Eucarestia al centro di tutto
Nel giugno 1911 arriva l’elezione a superiora generale, carica che ricopre fino alla morte. Il fulcro fondamentale del suo agire e di tutta la sua esistenza si trova in Gesù Eucaristia. «Qui — si legge nelle sue lettere — l’anima si perde nel suo Centro, nel Cuore del cuor suo, nell’Anima dell’anima sua, nell’Amore del suo amore, nella Vita della vita sua, nel suo Tutto, nel suo Diletto, nel suo Essere perché È, e perché la povera anima esiste».
Eugenia è di salute malferma. Una tisi ossea nel 1919 la costringe a farsi amputare della gamba destra. Ma anche in carrozzina e col fisico minato dalla tisi continua a assolvere il suo generoso servizio di Superiora generale. La malattia non spegne il sorriso sul suo volto né il desiderio dì continuare a offrire la sua vita per Cristo, per i fratelli, per il mondo. Sua unica aspirazione è fare la volontà dì Dio, vivendo in maniera straordinaria l’ordinario più umile. Eugenia chiude gli occhi il 7 settembre 1921. Dopo la sua morte la fama della sua santità si accresce. Papa Giovanni Paolo II la beatifica il 7 ottobre 2001.