È di umili origini e la sua vocazione può, in termini più attuali, definirsi “avuta da adulto”. Religioso dei frati Cappuccini, è sempre pronto ad aiutare coloro che a lui accorrono, in particolare i più bisognosi.
Il suo aiuto ai poveri sarà il segno del suo totale abbandonarsi a Dio e lo ha fatto sempre nel silenzio e nell’umiltà.
In questo ottavo giorno del mese di giugno, la chiesa venera il Beato Nicola da Gesturi. Giovanni Angelo Salvatore, futuro Fra’ Nicola, nasce a Gesturi il 5 agosto 1882. I suoi genitori sono contadini di umili condizioni, ma onesti e devoti. L’8 dicembre 1886, a soli quattro anni, come si usava allora, riceve il Sacramento della Cresima, e meno di un anno dopo, il 10 giugno 1887 muore suo padre.
A quattordici anni, nel 1896, riceve la Prima Comunione, e da allora vive sempre umilmente e devotamente. Il suo spirito di preghiera lo porta in Chiesa ogni volta che i suoi doveri glielo permettono, per trascorrere intere ore davanti a Gesù Sacramentato. Il suo amore per i più poveri e la mortificazione in cui vive sono lo stimolo ad aspirare alla vita sacerdotale, ma la povertà è un ostacolo insormontabile.
A 28 anni è colpito da un reumatismo articolare che lo costringe a rimanere a letto per oltre 45 giorni. E’ durante questa malattia che fa il voto alla Vergine Immacolata di digiunare tutti i sabati, promessa che mantiene per il resto della sua vita.
A 29 anni arriva la consapevolezza della vocazione religiosa. Nel marzo 1911 Giovanni bussa al convento dei Cappuccini di Cagliari presentato da un’ottima relazione del parroco di Gesturi, e chiede di esservi ricevuto come fratello laico. Il Padre Martino da Sampierdarena, commissario provinciale, lo accetta solo come terziario, volendo prima verificare personalmente la serietà della vocazione di questo giovane, arrivato in Convento dopo una vita dedicata completamente al lavoro dei campi. Il Superiore capisce ben presto che ha una vocazione non comune e molto matura e lo ammette al Noviziato.
Il 1º novembre del 1914, fra Nicola emette la professione semplice e il 16 febbraio del 1919 quella solenne, consacrandosi definitivamente e completamente a Dio. Il 25 gennaio del 1924 viene mandato al Convento Maggiore di Buoncammino, in Cagliari: qui egli vive per trentaquattro anni, fino al giorno della sua beata morte.
Gli viene dunque affidato l’incarico di questuante in alcune zone storiche della città e nei paesi limitrofi. Questuare significa letteralmente girare per le strade, ogni giorno e con ogni tempo e bussare alle porte e stendere la mano per chiedere l’elemosina, ripetendo sempre le stesse parole tipiche della Sardegna: “A Santu Franciscu” (per San Francesco).
Significa anche incontrare tante persone diverse: quelle che lo accolgono e vedono in lui un Santo, e quelli che lo deridono e lo insultano. Così egli fa con assoluta conformità e regolarità, e diventa ben presto una presenza familiare e molto amata.
Con il suo modo di proporsi alla gente, umile e sempre con gli occhi bassi, non ha bisogno di chiedere per ricevere l’elemosina: tutti sono pronti a dargli qualcosa.
Molti gli si avvicinano per chiedere un consiglio, un conforto, una preghiera per essere guariti. Infine la sua diventa una presenza indispensabile: ascolta tutti ma i privilegiati sono i poveri che visita anche nelle loro misere case. Tutti ricevono da lui una parola di conforto, di sapienza, sia per le strade della città che nel convento.
Cagliari, durante la Seconda guerra mondiale, è martoriata da numerosissimi bombardamenti, e Fra Nicola continua a girare per le strade, prestando soccorso alle vittime. Infine la città viene evacuata; restano solo i poveri più poveri, rimasti senza casa e senza famiglia, che trovano rifugio nelle numerose grotte sparse in varie parti della città . Al convento rimangono solo quattro Frati, tra cui Fra Nicola, che si prodigano per assistere in tutti i modi questi cenciosi affamati.
Il 1º giugno 1958 Fra Nicola rompe il silenzio e chiede di essere esonerato dall’obbedienza della questua. Si presenta al Padre Guardiano e gli dice semplicemente: “Non ne posso più”.
Questi capisce subito che Fra Nicola è grave e lo fa ricoverare nell’infermeria. Il giorno dopo Fra Nicola si aggrava e il medico gli diagnostica un’ernia strozzata. Viene ricoverato in clinica ed operato d’urgenza. Il Frate si rende conto della gravità della situazione e chiede l’Unzione degli infermi e il Viatico.
Tra i dolori atroci, che durano quattro giorni, esorta continuamente alla preghiera, all’obbedienza alla volontà di Dio, all’amore alla croce, se stesso e i confratelli che lo vegliano.
Il 7 giugno, persa ormai ogni speranza, viene trasferito al convento, dove, confortato dai confratelli in preghiera, spira serenamente stringendo tra le mani il Crocifisso, alle 0,15 dell’8 giugno 1958.
O Dio, che nel beato Nicola da Gésturi
ci hai dato un esempio da imitare
nella preghiera, nell’umiltà e nel silenzio,
concedi che, per sua intercessione,
possiamo portare Cristo ai fratelli
con la santità della nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen
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