Amici intimi e stretti collaboratori di San Paolo, per il quale rischiarono la vita. Tra i primi grandi esempi di sposi cristiani e ferventi evangelizzatori, ebbero un ruolo di spicco nella chiesa nascente.
Una vita matrimoniale interamente spesa al servizio del Risorto che incarna alla lettera l’espressione “chiesa domestica”.
Oggi, 8 luglio, la Chiesa venera due santi coniugi: Aquila e Priscilla (talvolta abbreviato in Prisca: «primitiva», «di un’altra età» in latino). I due portano nomi latini, ma sono entrambi di origine ebraica. Aquila è nato nel Ponto, l’attuale Turchia. Emigra a Roma dove conosce Priscilla, anch’essa con ogni probabilità ebrea. Si innamorano e si sposano, avviando insieme una fabbrica di tende. Insieme i due tessitori abbracciano anche la fede cristiana.
Ma da Roma devono andare via dopo l’editto dell’imperatore Claudio che nel 49 d.C. espelle tutti gli ebrei per via dei “continui tumulti”, riporta lo storico romano Svetonio. Al quale non è molto chiaro che quei “tumulti” erano scoppiati tra gli ebrei che avevano accettato Gesù Cristo come l’atteso Messia e gli altri ebrei che invece lo avevano respinto.
Una coppia tutta “casa e chiesa”
I Romani, non avvezzi a tali distinzioni, tagliano corto e espellono tutti gli ebrei. Così Aquila e Priscilla si trasferiscono a Corinto dove all’inizio degli anni 50 incontrano l’Apostolo Paolo, del quale diventano amici e stretti collaboratori. Gli sposi lo accolgono a casa e lavorano con lui nella fabbricazione delle tende.
Successivamente si traferiscono a Efeso, in Asia Minore, accompagnando per un tratto lo stesso Paolo. Qui la casa dei due sposi funge da piccola “chiesa domestica” per la comunità cristiana, come riferisce Paolo, proprio da Efeso, nella Prima Lettera ai Corinzi, dove insieme ai propri saluti invia anche quelli di «Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa».
Il ruolo dei due sposi nella chiesa nascente
Emerge così il ruolo fondamentale di Aquila e Priscilla nella chiesa primitiva: i cristiani, fino al III secolo, non hanno veri e propri luoghi di culto. La chiesa (dal greco “ekklesia”, ossia convocazione, assemblea, adunanza) nel I e II secolo si riunisce nelle case dei cristiani. La Chiesa, si può dire, nasce in casa, in famiglia. Sempre a Efeso i due santi sposi perfezionano l’istruzione cristiana del giudeo alessandrino Apollo.
Cessato l’effetto dell’editto di Claudio, la coppia nel 57 fa ritorno a Roma, dove continua a svolgere questa preziosa funzione. Tanto che Paolo, nella lettera ai Romani, li manda a salutare espressamente: «Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa».
Il ritorno a Roma e a Efeso
Parole che la dicono lunga sul legame che li legava a San Paolo e agli altri cristiani. Ma gli spostamenti per gli sposi non sono finiti: dopo la seconda volta a Roma c’è il ritorno a Efeso, come testimoniano i saluti, ancora di Paolo, nella Seconda lettera a Timoteo.
Della morte dei due santi coniugi non si sa nulla di preciso. Alcuni identificano Priscilla in Prisca, la prima donna martirizzata, decapitata e venerata nella chiesa dedicata a Santa Prisca sull’Aventino. Altri con la Priscilla delle Catacombe sulla via Salaria.
Aquila e Priscilla furono esemplari testimoni di come la vita coniugale possa costituire un mezzo di santificazione. Come ha detto Benedetto XVI in una bellissima catechesi sui due santi, da loro esempio possiamo trarre una importante lezione, cioè che «ogni casa può trasformarsi in una piccola chiesa. Non soltanto nel senso che in essa deve regnare il tipico amore cristiano fatto di altruismo e di reciproca cura, ma ancor più nel senso che tutta la vita familiare, in base alla fede, è chiamata a ruotare intorno all’unica signoria di Gesù Cristo».
Non appare certo casuale allora che San Paolo, sempre lui, nella Lettera agli Efesini Paolo paragoni il matrimonio alla comunione sponsale tra Cristo e la Chiesa. «Anzi – continua papa Benedetto potremmo ritenere che l’Apostolo indirettamente moduli la vita della Chiesa intera su quella della famiglia. E la Chiesa, in realtà, è la famiglia di Dio. Onoriamo perciò Aquila e Priscilla come modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio di tutta la comunità cristiana. E troviamo in loro il modello della Chiesa, famiglia di Dio per tutti i tempi».
Martirologio romano
Commemorazione dei santi Aquila e Prisca o Priscilla, coniugi, che, collaboratori di san Paolo, accoglievano in casa loro la Chiesa e per salvare l’Apostolo rischiarono la loro stessa vita.