Definito dai Greci melagomartire, cioè grande martire, San Demetrio da Tessalonica è tra i soldati morti per la fede più venerati e conosciuti in Oriente.
Nelle Chiese ortodosse il culto a San Demetrio di Tessalonica è secondo solo a San Giorgio. Viene chiamato, dal greco, megalomartire proprio a sottolineare la sua grandezza e l’eroicità della sua fede. Ucciso in odium fidei, diede con il sangue la sua testimonianza di fede e di amore a Gesù Cristo.
Sono poche le notizie certe sulla vita di questo santo che si colloca in uno spazio temporale compreso tra la fine del IV secolo e l’inizio del V. Presumibilmente la sua morte avvenne sotto la cosiddetta “grande persecuzione” dell’imperatore Diocleziano che fu tra le più dure e cruente dei primi secoli. Le fonti scritte più antiche che sono pervenute fino a noi risultano essere due. Si tratta di un’agiografia che risale al IX secolo e una raccolta di omelie di un tempo più remoto che si riferisce a vari miracoli attribuiti alla sua intercessione, conosciuta con il titolo latino di Miracula Sancti Demetrii.
Il martirio e la trasudazione delle reliquie
L’agiografia che lo riguarda riporta che San Demetrio era un cittadino di Tessalonica, e svolgeva la professione di soldato e forse era anche proconsole. Fu arrestato per la sua attività di predicazione del Vangelo e subito dopo giustiziato presso le terme locali senza che venisse svolto alcun processo. In modo quindi sommario e tempestivo, oltre che crudele, San Demetrio fu portato alla morte per la sua fede cristiana. Si dice anche che fosse un diacono e circa i particolari del martirio è scritto che morì trafitto da colpi di lance nei fianchi.
Gran parte delle sue reliquie si trovano conservate presso la basilica che porta il suo nome a Salonicco in Grecia. Dopo una prima sepoltura a Sirmio, Tessalonica diventò il centro assoluto del culto del martire, fonte di attrazione per numerosi pellegrini. La grande venerazione per San Demetrio si diffuse anche dopo che nel Medioevo si sparse la voce di trasudazioni di un olio profumato nel luogo in cui erano contenute le reliquie. Da questo olio sarebbero scaturiti miracoli.
Il culto a San Demetrio di Tessalonica
Nel Medioevo si diffuse l’agiografia secondo cui era un soldato romano e per questo divenne il santo protettore dei Crociati insieme a San Giorgio. L’iconografia infatti spesso ha raffigurato i due santi insieme sul dorso di un cavallo.
Il Martirologio Romano ricorda San Demetrio da Tessalonica con queste parole: “Presso Srijem in Pannonia, nell’odierna Croazia, san Demetrio, martire, che ovunque in Oriente, e in particolar modo a Salonicco, gode di pia venerazione“. Non riporta dunque Tessalonica come luogo tradizionale del suo martirio, ma l’antica città di Sirmio che si trovava sempre nella regione. In questo segue un’ipotesi formulata in epoca contemporanea dal bollandista Hippolyte Delehay che stabilisce l’appartenenza di San Demetrio più propriamente a quella città.
Durante il Medioevo le ossa del Santo furono portate in Italia presso l’Abbazia benedettina di San Lorenzo in Campo, nella provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche. Lì rimasero custodite fino al 1978 e poi la reliquia del cranio fu traslata a Salonicco. Nella cripta dell’abbazia rimasero i femori, che si trovano ancora là, oggetto di venerazione.
Gli ortodossi lo celebrano in particolare il 26 ottobre, data presunta della morte, ma un’altra data è l’8 novembre, mentre la Chiesa cattolica lo festeggia il 9 aprile. In Italia, San Demetrio con il titolo di Megalomartire è il patrono della località di San Demetrio Corone, in provincia di Cosenza.