Vescovo di Ancona, san Marcellino è noto per aver compiuto uno straordinario prodigio: la sua preghiera salva la città da un devastante incendio.
Il 9 gennaio è la memoria liturgica di san Marcellino, che fu vescovo di Ancona nella seconda metà del VI secolo. Le notizie su di lui si apprendono da san Gregorio Magno che ne parla nei suoi Dialogi. Lo menziona specificatamente ricordando il suo ministero episcopale in quella città, anche se non fa un esatto riferimento all’epoca storica.
È stato comunque collocato nella seconda parte del VI secolo ed è anche ricordato dall’abate Antonio Leoni nella sua Istoria d’Ancona, capitale della Marca Anconitana. Da quest’opera apprendiamo che si chiamava Marcellino Boccamajori, e che era “dotato esso di un’anima grande, e docile, fin dalla fanciullezza die’ segno manifesto di eminenti vedute per le vie della santità“.
Secondo questo biografo san Marcellino venne nominato vescovo nel 551 sotto il pontificato di Vigilio I. Svolse il suo ruolo di vescovo in modo ammirabile e come riporta l’abate “quale amoroso Pastore, attese con paterna amorosa cura alla salute dell’affidatogli gregge“.
San Gregorio Magno afferma che “Vir vitae venerabili Marcellinus fuit” e ne loda la santità mostrata da opere miracolose compiute attraverso di lui e grazie alla sua intercessione. L’evento che maggiormente si ricorda è il salvataggio della città di Ancona da un terribile incendio che l’aveva colpita.
Mentre le fiamme divampavano e la gente tentava invano di sedarle, quando tutta la città sembrava ormai devastata il popolo invocò l’aiuto del suo vesvovo. San Marcellino, che era malato di podagra, si fece portare dai suoi familiari nel luogo in cui le fiamme erano più violente. Come riporta l’abate Leoni, “mossosi a compassione Marcellino, rivolse gli occhi al Cielo, e ne implorò il celeste soccorso“. Dopo, le fiamme si ritirarono improvvisamente e si spensero.
La sua preghiera proseguì perchè “rimase ivi con un libro in mano, tutta fede in Dio, leggendo i Vangeli“. Resse la chiesa anconetana per 26 anni e poi morì il 9 gennaio 577.
Il culto a san Marcellino, considerato una persona santa già in vita, si diffuse rapidamente dopo la sua morte e si mantenne vivo nel tempo. Esiste la reliquia legata al miracolo della liberazione dall’incendio. Consiste nel libro dei Vangeli che appunto il santo si mise a leggere appena dopo che la fiamme si placarono prodigiosamente. Oggetto di venerazione questo libro ha le pagine annerite per le fiamme.
Il suo corpo, prima sepolto nella cattedrale dedicata a Santo Stefano della cittò di Ancona, successivamente fu portato nella cattedrale sul Guasco, nel 1907. Nel 1756 ci fu una ricongnizione della salma e le sue ossa furono sistemate in un’artistica urna, presso la cripta dei santi protettori, ove si conservano oggi.
L’abate Leoni racconta di altri miracoli avvenuti per intercessione del santo e tramite la reliquia del libro. Scrive infatti che “un nobile anconitano privo di vista, condotto alla tomba di S. Marcellino, nel giorno della di lui festa, ed al Santo con viva fede raccomandatosi riacquistò la luce”. Oltre al miracolo di un cieco che acquista la vista ci fu anche un altro incendio che si placò prodigiosamente a contatto con la reliquia di san Marcellino.
Scrive infatti che “Sotto il Vescovato di Tommaso – successore di Marcellino – incendiossi nuovamente con furore la città; fu portato nel luogo incendiato il riferito libro di S. Marcellino, ed il fuoco sul momento cessò“.
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