Diacono e dottore della Chiesa. Ha predicato ed insegnato la Parola di Dio prima nella sua patria natale, poi si è trasferito altrove con i suoi discepoli, quando i Persiani invadono la sua città. Qui pone le fondamenta di una scuola teologica.
Nei suoi scritti si riflette la sua austerità di vita, ma anche tutto l’amore e la passione per il suo ministero.
In questo nono giorno del mese di giugno, la chiesa venera Sant’Efrem. Nasce attorno al 306, nella città di Nisibi. In alcune agiografie si dice che suo padre è un sacerdote pagano che, visto il figlio convertito al Cristianesimo, lo avrebbe cacciato di casa.
Giacomo, il primo vescovo di Nisibi, che viene nominato nel 308, partecipa nel 325 al Primo concilio di Nicea. Efrem viene battezzato all’età di 18 anni e quasi sicuramente entra in un convento. Diventa diacono e il suo vescovo lo vuole come professore. Compone inni e scrive dei commentari biblici, nell’ambito delle sue mansioni educative.
Nei suoi inni parla di sé come di un “pastorello”, chiama il suo vescovo “pastore” e indica la sua comunità “gregge”. La tradizione vede in Efrem il fondatore della scuola di Nisibis, che nei secoli successivi è il centro educativo della Chiesa d’oriente.
Le relazioni fra sant’Efrem e Basilio Magno sono raccontate da autori che alcuni ritengono affidabili, come san Gregorio di Nissa e Sozomeno, secondo cui l’eremita di Edessa, attratto dalla grande reputazione di Basilio, decide di fargli visita a Cesarea. E’ accolto calorosamente e viene ordinato diacono da Basilio.
Quattro anni dopo egli rifiuta sia il sacerdozio, sia l’episcopato che Basilio gli offre mediante delegati mandati a questo scopo ad Edessa.
La tradizione lo presenta come un uomo austero. Non si trovano, nelle sue opere letterarie, accenni alle dispute teologiche contemporanee, caratterizzate dalle controversie trinitarie: questo probabilmente perché non conosce la lingua greca. La piena ortodossia cristiana di Efrem si rivela attraverso il suo metodo di divulgazione preferito: la poesia. A questo riguardo, è stato definito “la cetra (o l’arpa) dello Spirito Santo”.
Signore Gesù Cristo, che hai potere sulla vita e sulla morte, tu conosci ciò che è segreto e nascosto, i pensieri e i sentimenti non ti sono velati. Guarisci i miei raggiri e il male fatto nella mia vita.
Ecco, la mia vita declina di giorno in giorno, ma i miei peccati crescono.
Signore, Dio delle anime e dei corpi, tu conosci l’estrema fragilità della mia anima e del mio corpo, concedimi forza nella mia debolezza, sostienimi nella mia miseria.
Dammi un animo grato: che mi ricordi sempre dei tuoi benefici; non ricordare i miei numerosi peccati, perdona tutti i miei tradimenti. Signore, non disdegnare questa preghiera, la preghiera di questo misero.
Conservami la tua grazia fino alla fine, custodiscimi come per il passato.
Amen
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