Oggi la Chiesa celebra un dottore capace di cantare le meraviglie della Madre di Dio con straordinario afflato poetico.
Lo hanno definito «l’arpa dello Spirito Santo» per la sua capacità di mettere la poesia al servizio della verità cristiana. Efrem infatti preferiva fare appello al fantasioso slancio del sentimento piuttosto che al raziocinante rigore della logica (che pure non disprezzava).
Raffinato e profondo conoscitore delle Sacre Scritture, Efrem il Siro (o Assiro) seppe abbinare mistica e lirismo, riuscendo a tuffarsi nei misteri della verità divina con straordinaria intuizione spirituale. Diventò così forse il più alto poeta mariano di sempre. Per la Vergine compose infatti inni che esprimevano tutta la sua sconfinata ammirazione per la Maria, la Madre del Salvatore.
Del resto coloro che lo ascoltavano erano in prevalenza orientali, dunque più sensibili al fascino della poesia. Efrem era nato a Nisibi, in Mesopotamia, al tempo provincia dell’impero romano, con ogni probabilità verso il 306. A educarlo nella fede cristiana fu la madre, con sommo dispiacere del padre, sacerdote pagano.
Efrem infatti aveva accolto convintamente la religione di Cristo Gesù, indispettendo a tal punto il genitore da farsi cacciare di casa. Battezzato a diciotto anni, per qualche tempo si guadagnò da vivere lavorando come inserviente in un bagno pubblico di Edessa.
Rientrò nella sua città natale dopo che questa fu invasa dai Persiani per dare una mano ai concittadini. Aiutò soprattutto i più bisognosi, al servizio dei quali si mise dopo aver ricevuto l’ordinazione diaconale.
Efrem, il poeta di Maria
Tornato successivamente a Edessa, il diacono Efrem vi passò gli ultimi dieci anni di vita (morirà il 9 giugno 373). Qui compose le opere di poesia teologica che lo resero celebre in tutto il mondo cristiano. I versi di Efrem, capaci di unire semplicità e eleganza, ben si adattavano infatti al canto collettivo divulgato in Occidente da Sant’Ambrogio e in Oriente da Diodoro d’Antiochia.
Efrem il Siro deve la sua notorietà anche alla fama che si era guadagnato come cantore di Maria. Dedicò alla Madonna una ventina di inni, solidissimi sul piano teologico e ricchissimi di affetto e ammirazione. Proprio alla sua verve poetica si devono alcune delle più belle e ardite espressioni riferite alla Madre di Dio, assimilate dalla liturgia e dalla devozione popolare.
Così Efrem definì Maria «redentrice degli schiavi e salvezza di tutti», «conciliatrice del cielo e della terra», «mediatrice di tutto quanto è al mondo», «corona delle vergini», «pace, gioia e salvezza del mondo».
Ma non solo: esaltò la concezione immacolata della Vergine che la Chiesa definirà come dogma circa millecinquecento anni dopo (con la bolla Ineffabilis Deus di Pio IX dell’8 dicembre 1854). Di questa verità di fede Efrem fu straordinario precursore cantando l’immacolatezza di Maria, da lui definita «più splendida del sole, corona delle vergini, incorrotta, tutta pura… ».
Nel 1920 papa Benedetto XV con l’enciclica Principi Apostolorum lo ha dichiarato dottore della Chiesa.
Preghiera a Sant’Efrem
Dio, che hai voluto illustrare la tua Chiesa con la meravigliosa erudizione e coi luminosi esempi della vita del beato Efrem tuo confessore e dottore, ti supplichiamo umilmente che, per sua intercessione, tu la difenda dalle insidie dell’errore.