Nasce pagano ma poi un fatto eclatante lo converte al cristianesimo: San Pacomio diventa un abate e il fondatore dei monaci cenobitici.
La figura di San Pacomio abate si colloca tra il III e il IV secolo. Nacque infatti nel 287 nell’Alto Egitto in una famiglia pagana. Crebbe perciò nel paganesimo e contro la sua volontà fu costretto ad arruolarsi nell’esercito e intraprendere la vita militare.
All’età di 20 anni entrò quindi a far parte dell’esercito imperiale e durante un’impresa fu fatto prigioniero a Tebe insieme alle reclute. In quella situazione di dolore e di precarietà accade qualcosa che cambierà completamente la sua vita: l’incontro con i cristiani. Proprio attraverso l’esperienza della carità cristiana ricevuta su di sé viene a conoscenza di questa fede e ne rimane colpito al punto di convertirsi ed abbracciarla.
Da soldato pagano ad abate cristiano
Mossi da spirito di carità alcuni cristiani di notte si recavano dai prigionieri per portar loro cibo e conforto. Questo gesto d’amore, per cui mettevano a rischio anche la loro stessa incolumità, affascinò moltissimo Pacomio che chiese loro il motivo per cui facessero tutto questo. I cristiani risposero che lo facevano per amore di Dio e così iniziò l’interesse di questo soldato pagano per il Dio dei cristiani.
Pacomio decise di pregare Gesù che lo liberasse dalle catene della prigionia e promise in cambio di dedicare tutta la sua vita a Lui. Di fatto avvenne che gli fu restituita la libertà e Pacomio, riconoscente, volle adempiere al voto che aveva fatto. Si legò ad una comunità cristiana di un villaggio nel sud dell’Egitto che equivale all’attuale Kasr-es-Sayad. Lì fu istruito cristianamente e ricevette il Battesimo. Inizialmente intraprese una vita ascetica che interrompeva spesso per prestare aiuto ai bisogni della gente del luogo.
Successivamente, dopo qualche tempo, si mise sotto la guida di un anziano monaco, Palamone, e lo seguì per 7 anni. Arrivò poi un’ulteriore svolta nella sua vita, con un’ispirazione divina.
La fondazione del cenobitismo monastico
Nel corso di un periodo trascorso in solitudine nel deserto Pacomio sentì una voce misteriosa che lo invitava a stabilire la sua dimora in quel luogo. La voce gli preannunciava che in quel posto molto presto si sarebbero uniti numerosi discepoli. Seguendo questa divina ispirazione, come ricorda anche il Martirologio Romano nell’enunciazione della sua memoria liturgica, Pacomio “istituì molti cenobi per accogliere fratelli e scrisse per i monaci una regola divenuta famosa“.
Divenne perciò il fondatore del monachesimo cenobitico. Il cenobitismo o vita comune era un modo di vivere condotto da una ferrea disciplina e si distingueva dallo stile un po’ più anarchico che caratterizzava gli anacoreti. L’eremitaggio, le penitenze, le astinenze, i digiuni, erano vissuti in una comunità cristiana sul modello di quella fondata da Gesù con gli apostoli. La preghiera, il lavoro erano vissuti in comunione e la carità era concretamente espressa nel reciproco servizio.
La Sacra Scrittura era la base su cui avrebbe dovuto regolarsi la vita dei monaci. Infatti dovevano impararla a memoria e recitarla a bassa voce durante lo svolgimento del loro lavoro. La sua è la più antica regola monastica conosciuta. Divenne famoso in tutto l’Oriente cristiano, anche perché furono numerose le conversioni che avvennero per suo tramite e per il modo con cui difese l’ortodossia dall’eresia ariana.
Alla morte dell’abate Pacomio, nel maggio del 346, i monasteri maschili erano nove, più uno femminile. Il luogo di sepoltura del Santo rimane sconosciuto e questo per sua espressa volontà in quanto in punto di morte chiese al suo discepolo Teodoro di essere sepolto in un posto sconosciuto per non essere ricordato e venerato, come atto di grande umiltà.