Isaia fu il maggiore dei profeti di Israele, annunciatore delle promesse di Dio al suo popolo, inclusa la venuta di un Liberatore.
La tradizione lo vuole martirizzato sotto il regno del re Manasse, sordo agli inviti alla conversione da parte del profeta.
Profeta e sacerdote della tribù di Levi, Isaia è considerato il maggiore dei cinque più «grandi profeti» di Israele. La sua attività profetica narra principalmente i giusti giudizi di Dio sui peccati del popolo di Israele e dei popoli vicini. Ma Isaia spesso allude anche alla venuta del Liberatore, del quale descrive la nascita, le opere e la passione, alimentando l’amore e la fiducia in Lui.
Il Martirologio romano descrive con queste parole la commemorazione di sant’Isaia: «Profeta, che, nei giorni di Ozia, Iotam, Acaz ed Ezechia, re di Giuda, fu mandato a rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza del Signore a compimento della promessa fatta da Dio a Davide. Presso i Giudei si tramanda che sia morto martire sotto il re Manasse».
Isaia, si legge nel libro del Siracide, «fu un grande profeta e fedele agli occhi del Signore» (Sir 48, 22). Figlio di Amos, nato verso l’anno 765 a.C. da una nobile tribù di Israele, Isaia vive durante un momento storico segnato da forti tensioni dal punto di vista sociale e politico, quando Israele è minacciata da un’invasione assira.
Le profezie di Isaia cominciano nel 740 a.C., anno della morte del re Ozio. Dio lo chiama al proprio servizio venendo in sogno ad affidargli la sua missione.
Così Isaia riceve una visione del tempio di Gerusalemme, col Signore seduto su un grande trono e circondato da cherubini. Uno di loro, preso dall’altare un carbone ardente, tocca la bocca di Isaia purificandolo da peccato. Dio stesso poi prende la parola per invitare Isaia ad annunciare al popolo la verità e la caduta di Israele.
Le visioni di Isaia andranno avanti per 44 anni circa. E quando il regno di Giuda passa a Manasse, il Signore manda nuovamente il profeta a richiamarlo al culto dell’unico vero Dio e al pentimento. Il nuovo re infatti, caduto nelle braccia dell’idolatria, si era dimostrato infatti empio e crudele.
È il 681 a.C. e di Isaia si perde ogni traccia. Stando alla tradizione ebraica Manasse, lungi dall’ascoltare le parole del profeta, lo avrebbe fatto arrestare e successivamente condannare a una morte atroce. Per questo il santo profeta è venerato da più parti come un martire.
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