Domenico Savio in soli quindici anni fece una “carriera” fulminea. Sì, ma quella della santità. Alla scuola di don Bosco.
Insieme col grande santo torinese collaborerà per fare della sua vita un bellissimo abito a gloria di Dio, non del mondo.
Quindici anni. Tanti sono bastati a San Domenico Savio per “bruciare le tappe”, se ci viene concessa l’espressione, della santità. Malgrado le cose mirabili raccontate di lui da una agiografia alla ricerca dello strabiliante, San Domenico non fece nulla di particolarmente eclatante. Si limitò, per così dire, a fare la cosa più difficile: vivere con grande coerenza, rigore e consapevolezza l’impegno della vita cristiana.
In questo certo fu facilitato dal clima di emulazione e fervore che circolava, creando una sorta di “microclima” favorevole alla santificazione delle anime, negli oratori salesiani di don Bosco, dove Domenico muoverà i suoi primi passi lungo il cammino che porta alla santità.
Un programma di vita all’insegna della santità
Domenico nasce nel 1842 a Riva di Chieri nel 1842, da una famiglia di umili origini. A sette anni viene ammesso alla prima comunione, una cosa piuttosto insolita allora, dato che normalmente si accedeva all’eucaristia verso i dodici anni di età. Il piccolo Domenico però aveva però manifestato segni inconfondibili di impegno e di maturità.
È in quello stesso periodo che traccia il suo programma di vita sintetizzato in un motto: «La morte, ma non peccati». Un programma al quale saprà mantenersi scrupolosamente fedele. Ha dodici anni quando chiede a don Bosco di accoglierlo tra gli allievi dell’oratorio. Don Bosco, che in fatto di giovani aveva la vista lunga, lo accoglie più che volentieri, avendo intravisto in lui doti non comuni di candore e di bontà.
Felice di averci visto giusto, un giorno don Bosco lo chiama e gli dice: «Mi sembra che tu abbia della buona stoffa per confezionare un bell’abito per il Signore». E Domenico gli risponde: «Va bene, allora io metto la stoffa e voi sarete il sarto». Una “divisione del lavoro” tra santi che collaboreranno affinché quell’abito fosse il più elegante possibile.
«Se non divento santo — confida un giorno Domenico a don Bosco — non avrò combinato un bel niente. Ma che ci vuole per farsi santi?». «Più coraggio che anni» gli risponde don Bosco.
Un ragazzo come tutti gli altri… fino a un certo punto
Malgrado l’impegno costante e l’altezza delle sue ispirazioni, Domenico è un ragazzo normale come tutti gli altri, sereno e gioviale. A inquietarlo è soltanto una cosa: veder offendere Dio. Si racconta che un giorno, avendo unito un uomo bestemmiare in maniera indecente, gli si sia avvicinato per chiedergli: «Mi potrebbe indicare la strada per l’oratorio?». «Mi spiace non poterti fare questo favore, ma non conosco quella via» gli risponde il bestemmiatore. E Domenico: «Un altro favore se me lo potete fare: non bestemmiate più!».
Un’altra volta Domenico si prende la responsabilità di una colpa che non aveva commesso. Una volta scoperto il vero responsabile del malanno, don Bosco chiede al piccolo Savio le ragioni del suo atteggiamento. E Domenico gli dice: «Lui ha già tante brutte note sul suo conto e per questa avrebbe potuto anche essere allontanato dall’oratorio. Io spero di meritare il perdono… ».
Modello di vita per tutti i giovani cristiani
Più volte Domenico esprime il desiderio di diventare sacerdote. Ma non farà in tempo a coronare il suo sogno. A quindici anni infatti si ammala gravemente al punto da dover essere dimesso dal collegio e ritornare a Mondonio dove i suoi genitori si erano trasferiti. Ai compagni che lo salutano augurandogli una pronta guarigione, risponde: «Amici miei, grazie, ma ci vedremo lassù, dove saremo per sempre con il Signore».
Apparentemente l’aria di casa sembra giovargli, tanto che il medico, dopo la visita, va a rassicurare i genitori dicendo loro che non c’è pericolo e tutto procede per il meglio. Ma Domenico sa che invece il suo cammino terreno sta per concludersi. Così, sicuro che il Signore stia per chiamarlo a sé, chiede al padre di recitare insieme le preghiere della buona morte. Dopodiché, stringendo le mani tremanti del genitore, gli dice: «Addio, caro papà; oh, che bella cosa vedo io mai!».
Sono queste le sue ultime parole. È il 9 marzo 1857. Nel 1950 papa Pio XII lo proclamerà santo indicandolo come modello di vita e di impegno per ogni giovane cristiano.
Preghiera a San Domenico Savio
O San Domenico Savio, discepolo prediletto di Don Bosco Santo, tu che, illuminato fin dai primi anni dagli splendori della Fede, vivesti nel candore dell’innocenza come un angelo del Paradiso, e, devotissimo della Vergine Ausiliatrice e di Gesù Sacramentato, meritasti tante volte di contemplarLi nelle tue visioni dinanzi ai nostri altari, sempre ardente di zelo per la salvezza delle anime, accogli la umile preghiera, che a Te fiduciosamente rivolgo: ottienimi la grazia, di cui sento così grande il bisogno, e il desiderio sempre più vivo di conoscere ed amare Iddio, per giungere, tra le insidie e i pericoli che ci minacciano, a vederLo nella Sua gloria e a cantarne per sempre nel regno dei Cieli la misericordia infinita. Così sia.