Eccellente predicatore e grandissimo intellettuale convertito dall’anglicanesimo, divenne sacerdote cattolico e poi cardinale. Il suo motto era «Il Cuore parla al Cuore».
Ha testimoniato con la sua vita la fecondità dell’alleanza tra fede e ragione.
La Chiesa oggi festeggia un grande figlio dell’Oratorio di San Filippo Neri: il santo cardinale John Henry Newman, raffinatissimo filosofo e teologo canonizzato nel 2019.
John Henry Newman nasce a Londra il 21 febbraio 1801 da un banchiere anglicano e da una madre ugonotta di origini francesi. A soli 10 anni ha già una certezza: quella di essere chiamato a «servire la gloria di Dio». A 15 anni incontra Dio «non come una nozione, ma come una persona che gli disse “Tu”».
È un ragazzone alto e magro, dai profondi occhi grigio-scuri, con un’intelligenza fuori dal comune e costantemente spettinato.
La conversione al cattolicesimo
Diventa pastore anglicano, imponendosi presto come una delle menti più brillanti del suo tempo. Dopo lunghi anni di studio e di riflessione intellettuale, teologica e filosofica si converte al cattolicesimo dopo aver scritto il celebre Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana (1843).
Fin dal suo ingresso nella Chiesa Cattolica la sua vita si incrocia con quella dell’Oratorio di San Filippo Neri. A orientarlo in tal senso è il vescovo Nicholas Wiseman. È lui a persuaderlo a farsi sacerdote e a spingerlo verso la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo.
Newman va così a Roma nel gennaio 1847 a Santa Maria in Vallicella. E qui rimane profondamente colpito da un ambiente che gli ricorda molto i college universitari inglesi: «I membri – scriverà in seguito – conservano i loro beni e la loro abitazione, vi sono poche leggi […] e una splendida biblioteca».
Dopo un periodo di preghiera e studio inizia così, dopo l’ordinazione, il noviziato oratoriano, durante il quale scrive un romanzo, Lost and gain (Perdita e guadagno).
Fondatore in Inghilterra dell’Oratorio
San Filippo Neri e l’Oratorio aiutano Newman a operare una felice sintesi tra fede e pietà. Pio IX lo riceve in udienza e si compiace con lui per il sacerdozio e la scelta oratoriana. Poi lo esorta a fondare in Inghilterra l’Oratorio di San Filippo.
E così, una volta tornato in patria, Newman fonda il primo Oratorio inglese (1848) a Birmingham, nel quartiere di Edgbaston.
Predicatore impareggiabile
Oltre a favorire la primavera di vocazioni nelle case dell’Oratorio, Newman difende la fede cattolica con stile impareggiabile. Erede della Scolastica e di San Tommaso d’Aquino, Newman è anche un superbo predicatore. La sua è un’apologetica che ascolta le “ragioni del cuore”. Una parola capace di unire ragione e cuore con «voce che persuade e non irrita». Come in Apologia pro vita sua (1864), scritto in risposta a Charles Kingsley, intellettuale anglicano che aveva denigrato lui e il sacerdozio cattolico. Oppure nella celebre Lettera al Duca di Norfolk, dove smentisce il primo ministro britannico William E. Gladston che sosteneva l’impossibilità, dopo il Concilio Vaticano I, di essere contemporaneamente cattolici e inglesi.
La nomina a cardinale
Nel 1879 Leone XIII lo nomina cardinale. Come motto cardinalizio sceglie, dall’epistolario di San Francesco di Sales, Cor ad Cor loquitur («Il Cuore parla al Cuore»), sintesi della sua spiritualità squisitamente oratoriana.
Muore l’11 agosto 1890 a Edgbaston, sede dell’Oratorio di Birmingham, per una polmonite. E sempre a Birmingham Papa Benedetto lo beatificherà il 19 settembre 2010. La canonizzazione arriva per mano di papa Francesco, che lo proclama santo il 13 ottobre 2019 in piazza San Pietro.
Tutta la vita di San John Henry Newman – uno dei convertiti che hanno dato profonda testimonianza di fede – è la prova concreta che ragione e fede possono unirsi. Sulla sua tomba ha voluto far incidere questo epitaffio: «Partendo dalle ombre e dalle immagini verso la verità». Lo stesso motto intarsiato sul nuovo altare della chiesa di Birmingham costruito in onore del santo cardinale.
Luce gentile (Preghiera di San Johh Henry Newman)
Guidami tu, luce gentile, attraverso il buio che mi circonda,
sii tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere ciò che mi attende all’orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente.
Non mi sono mai sentito come mi sento ora, né ho pregato che fossi tu a condurmi.
Amavo scegliere e scrutare il mio cammino;
ma ora sii tu a condurmi!
Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura,
il mio cuore era schiavo dell’orgoglio:
non ricordare gli anni ormai passati.
Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, e certo
mi condurrà ancora,
landa dopo landa, palude dopo palude,
oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà;
e con l’apparire del mattino
rivedrò il sorriso di quei volti angelici
che da tanto tempo amo e per poco avevo perduto.