Sacerdote e missionario gesuita, San Pietro Claver dedicò la vita a sollevare gli schiavi dalla sofferenza dandogli la dignità sottratta.
Pietro Claver nasce in Spagna a Verdù il 25 giugno 1581 da una famiglia semplice che lo educa cristianamente. Crescendo avverte la vocazione al sacerdozio e vuole intraprenderla anche se questo suscita l’opposizione dei suoi.
Entra nella Compagnia di Gesù e fa il noviziato a Terragona, poi compie gli studi filosofici a Palma de Maiorca e quelli teologici a Barcellona. Dopo viene mandato in Colombia ed è a Cartagena che prende i voti, nel 1616.
Si trova in una terra in cui c’era una forte presenza di schiavi sottoposti alla tratta: erano tutti di colore e venivano chiamati tutti etiopi.
Pietro trascorre 44 anni della sua vita, fino alla fine dei suoi giorni, come missionario per assistere e prendersi cura di queste persone a cui veniva tolto tutto, anche la dignità.
Svolge un’intensa opera evangelica. Si prodiga per loro in tutti i modi, li sostiene per quel che può sotto l’aspetto materiale e fa molto per loro sotto quello spirituale.
Porta agli schiavi l’annuncio della Parola di Dio, li battezza, offre loro conforto e consolazione.
Ciò che di più importante Pietro Claver faceva per gli schiavi era risvegliare in loro il senso della dignità umana schiacciato dalla troppa sopraffazione e perfino non conosciuto, dal momento che vivevano come se la loro condizione fosse inevitabile e scontata.
Anche se non può dare agli schiavi la libertà materiale quello che trasmette loro, con la sua fede e con l’amore di Dio che passa attraverso di lui, è il significato di libertà interiore che con Gesù nella loro vita possono vivere appieno.
Riceve molti attacchi, viene accusato di eccesso di zelo per la sua vicinanza e l’amministrazione dei sacramenti a persone che non erano considerate tali. Ma lui prosegue nella sua missione con tenacia e la porta avanti per tutta la sua vita.
Anche quando una pestilenza colpisce la zona lui non scappa, né cerca di mettersi in salvo, ma continua ad aiutare chi ha bisogno.
Contrae la peste anche lui e anche se riesce a sopravvivere rimane debole e non può più svolgere le attività di prima. Vive così per 4 anni fino al giorno in cui lascia questa terra, l’8 settembre 1654.
La sua fama di santità era forte già in vita. Sembra che siano stati molti i miracoli avvenuti per intercessione di San Pietro Claver.
Si racconta che la gente si accalcava per riuscire a toccarlo e prendere un pezzo del suo vestito come reliquia. I suoi abiti erano tutti strappati per questo.
Prendevano anche il suo mantello per coprire i malati con la fede che sarebbero guariti e realmente avvenivano guarigioni.
Da buon sacerdote trascorre molto tempo ad amministrare il sacramento della Confessione e le file davanti al suo confessionale erano sempre molto lunghe.
Sale agli onori degli altari alcuni secoli dopo quando prima viene beatificato nel 1850 e successivamente canonizzato nel 1888 da Papa Leone XIII. È statao proclamato “patrono delle missioni tra le popolazioni nere“.
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