Nato nel villaggio di Dardilly, nella diocesi di Lione, l’otto maggio dell’anno 1786, nello stesso giorno fu battezzato e gli fu imposto il nome di Giovanni Maria.
I suoi genitori furono Matteo e Maria Beluse, agricoltori benestanti e molto religiosi,. Educarono Giovanni Maria fin da bambino alla continua preghiera, al terrore del peccato e ad un dolcissimo amore verso la Vergine Madre di Dio. Da ragazzo mentre pascolava il gregge, pregava davanti la Vergine Maria recitando il Rosario, e spronava gli altri pastori perché facessero altrettanto. Per andare alla santa Messa spesso faceva un lungo tragitto a piedi fino al vicino villaggio di Ecully. A tredici anni fece la prima Comunione e a diciassette la cresima.
Non senza sacrifici, il 13 agosto 1815 viene ordinato sacerdote a Grenoble. Subito manifesta l’amore nei confronti dei peccatori e dei bisognosi, mettendo il massimo impegno e sollecitudine nel ricevere giorno e notte le confessioni dei penitenti Ad Ars si propone di rinnovare la cultura religiosa ed essere vicino ai fedeli con molto affetto. Con preghiere, fatica e lacrime, si impegnò a far cambiare le cattive abitudini dei suoi parrocchiani, e a farli crescere nelle virtù.
Cura con amore il Sacramento dell’Eucaristia, facendola amare dai suoi parrocchiani e imprime nei loro animi una delicata e filiale devozione verso la Vergine Maria e li guida a una più fedele osservanza delle leggi di Dio e della Chiesa. Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare, sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia.
“Non c’è bisogno di parlar molto per ben pregare” – spiegava loro il Curato – “Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. È questa la migliore preghiera” Ed esortava: “Venite alla comunione, fratelli miei, venite da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui…[14] “È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!”
“Al tempo del Santo Curato, in Francia, -scrive Benedetto XVI,- la confessione non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa.
Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima della Presenza eucaristica. Seppe così dare il via a un circolo virtuoso.
Santo Curato d’Ars
Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù, e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile all’ascolto e al perdono.”
Ben presto si verificò che alle Celebrazioni liturgiche dei giorni feriali vi fosse una presenza maggiore di fedeli di quanti non ve ne fossero prima nei giorni festivi.
Il villaggio di Ars venne considerato allora un luogo fortificato contro gli errori dei tempi, diffusi ormai dappertutto, nonché contro la sfrenata libertà dei costumi.
La sua santità non rimase nascosta a lungo. In breve tempo tutti lo invitavano presso altre regioni perché parlasse al popolo delle cose divine. Attirò nel villaggio di Ars numerosi pellegrini che desideravano consultarlo.
Si privava di tutto, anche delle cose più piccole e si mortificava con flagelli e strumenti di penitenza. Le sue virtù splendevano sempre di più con il passar dei giorni, e con esse l’amore verso Dio, verso la Vergine Maria e verso le anime del purgatorio.
La sua fama cominciò a divulgarsi sempre di più. Accorsero da lui talmente numerosi i fedeli per la Confessione ché né lo spazio della Chiesa né il villaggio poteva accoglierli. Provenivano non soltanto dalle regioni confinanti, ma anche da tutte le province della Francia e perfino dal Belgio, dall’Inghilterra e dalla Germania e questo durò per un periodo di venticinque anni, senza alcuna interruzione di tempo.
Questo santo desiderio dei fedeli, dai quali Giovanni Maria cercò inutilmente di sottrarsi, ed i così abbondanti frutti del pentimento non potevano non provocare l’odio del Nemico.
Per abbattere più facilmente le forze del grand’uomo di Dio, cercava di interrompere i suoi sonni con strepiti e rumori di ogni genere. La casa canonica era scossa fin dall’estremità delle fondamenta e talora sembrò che quasi crollasse, e mentre gli amici di Giovanni Maria, che tutte queste cose vedono e ascoltano, tremavano con tutte le membra, solo lui, rimanendo con animo tranquillo, non temeva per nulla le fraudolente opere del demonio.
Giovanni Maria, santo e umilissimo, sopportò tutto, con tanta umiltà d’animo insieme con amabilità e con tanto candore si riconobbe meritevole di ogni pena, tanto che i suoi nemici si trasformarono in ammiratori.
Infine, questo tenace soldato cadde combattendo. Mentre la morte si avvicinava, dopo che ebbe ricevuto la Santa Eucaristia, con mano tremante benedì le opere da lui iniziate nella Parrocchia e i Missionari suoi Collaboratori e nel giorno dedicato a S. Domenico Confessore, il 4 agosto 1859, alle 2 del mattino, il santo curato d’Ars si addormentò nel Signore.
La moltitudine di fedeli che giorno e notte aveva cercato di ottenere da Dio la sua guarigione, cadde nel lutto e nel dolore, trovando sollievo soltanto nel pensiero che se aveva perso un Apostolo in terra aveva acquistato un potente Patrono in cielo.
Il suo venerabile corpo, che tutti desideravano visitare e baciare, fu esposto per due giorni. Numerose persone di ogni età e categoria sociale e numeroso clero accorsero per onorarlo e con solenne processione fu trasportato nella chiesa parrocchiale.
Il 17 aprile 1904, al termine di tutte procedure processuali previste dalle severe e scrupolose leggi canoniche, S. Pio X firmava il decreto con il quale si dava disposizione per procede alla solenne beatificazione che sarebbe stata celebrata l’8 gennaio 1905 nella basilica di S. Pietro in Vaticano.
Il 31 maggio 1925 il santo Curato d’Ars viene Canonizzato dal Papa Pio XI.
Il Cuore incorrotto di San Giovanni Maria Vianney si trova nel Santuario francese di Ars.
Scrive di lui Giovanni Paolo II
Sulla strada del rientro dal Belgio a Roma,ebbi la fortuna di sostare ad Ars. Era la fine di ottobre de 1947, la domenica di Cristo Re.
Con grande commozione visitai la vecchia chiesetta dove San Giovanni Maria Vianney confessava, insegnava il catechismo e teneva le sue omelie. Fu per me un’esperienza indimenticabile.
Fin dagli anni del seminario ero rimasto colpito dalla figura del parroco di Ars, soprattutto alla lettura della biografia scritta da Mons. Trochu.
San Giovanni M. Vianney sorprende soprattutto perché in lui si rileva la potenza del grazia che agisce nella povertà dei mezzi umani. Mi toccava nel profondo, in particolare, il suo eroico servizio confessionale.
Quell’ umile sacerdote che confessava più di dieci ore al giorno, nutrendosi poco e dedicando al riposo appena alcune ore, era riuscito, in un difficile periodo storico, a suscitare una sorta di rivoluzione spirituale in Francia e non soltanto in Francia.
Migliaia di persone passavano per Ars e si inginocchiavano al suo confessionale. Sullo sfondo della laicizzazione e dell’anticlericalismo del XIX secolo, la sua testimonianza costituisce un evento davvero rivoluzionario.
Dall’incontro con la sua figura trassi la convinzione che il sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione attraverso il confessionale, attraverso quel volontario “farsi prigioniero del confessionale”. Parecchie volte,confessando a Niegowic, nella mia prima parrocchia, e poi a Cracovia, ritornavo col pensiero a questa esperienza indimenticabile. Ho cercato di conservare sempre il legame con il confessionale sia durante gli impegni scientifici a Cracovia, confessando soprattutto nella Basilica dell’ Assunzione della Beata Maria Vergine, sia adesso a Roma, anche se quasi solo simbolicamente, rientrando ogni anno in confessionale il Venerdì Santo, nella Basilica di San Pietro.
Fonti: da Bolla papale firmata da San Pio X l’8 settembre 1904
da Giovanni Paolo II, DONO E MISTERO, LEV, Città del Vaticano, 1996 pag. 65-66)
da Lettera Del Santo Padre Benedetto XVI per l’indizione dell’ Anno Sacerdotale in occasione del 150° Anniversario Del “Die Natalis” di Giovanni Maria Vianney