C’è grande attesa per la presentazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale del Papa “Amoris laetitia”, sull’amore nella famiglia. Il testo redatto da Papa Francesco al termine dei due Sinodi sulla Famiglia del 2014 e del 2015 sarà presentato oggi nella Sala Stampa Vaticana. Sul percorso che ha portato a questo importante documento ascoltiamo il servizio di Paolo Ondarza:
Due Sinodi per camminare insieme
Camminare insieme: il significato del termine sinodo rende davvero bene l’idea di ciò che è stato il lungo, esaltante, a tratti faticoso, itinerario che ha portato alla stesura dell’esortazione Amoris Laetitia. Non uno, ma due i Sinodi voluti dal Papa attorno alla famiglia, “luce nel buio del mondo”. Il primo, straordinario, svoltosi in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014 attorno a “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, il secondo, ordinario, un anno dopo, dal 4 al 25 ottobre 2015 su “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”: in tutto 5 settimane che hanno coinvolti oltre a vescovi e sacerdoti, religiosi e religiose, e coppie di sposi in qualità di esperti o uditori.
Parresìa
Precedute da questionari diffusi nelle parrocchie delle diocesi di tutto il mondo, entrambe le assemblee dei vescovi sono state espressione della sollecitudine della Chiesa nei confronti della famiglia e del sacramento del matrimonio, la cui verità fondamentale di unione indissolubile tra uomo e donna – ha detto il Santo Padre – non è mai stata posta in dubbio. Da subito Francesco ha chiesto ai Padri, provenienti da ogni continente, di parlare con ‘parresia’ e di guardare alle mutate condizioni culturali di una società in continuo cambiamento con “zelo pastorale”.
Famiglie ferite
Se l’attenzione mediatica è stata eccessivamente rivolta alla comunione per i divorziati risposati, il tema è stato effettivamente oggetto di vivace dibattito, tanto che i paragrafi più discussi dell’ultima Relazione Finale sono stati quelli relativi alle “situazioni difficili” e “famiglie ferite” per le quali la parola chiave è stata “discernimento”. Ma lo sguardo del sinodo ha abbracciato molto di più: dalla bellezza e forza della testimonianza di tante famiglie nel mondo, alla valorizzazione della donna; dall’importanza dei nonni alla tutela dei bambini e dei malati; dalle minacce del fanatismo, dell’individualismo, e del gender, alla precarietà lavorativa. Dalla tutela della vita, dal concepimento alla morte naturale; dal dramma dei migranti e dei profughi, alla richiesta ai governi di politiche familiari. L’assise ha inoltre ribadito l’invito del Catechismo a non discriminare le persone omosessuali specificando che il matrimonio è solo tra un uomo e una donna. Inoltre i temi legati alla pastorale: l’accompagnamento dei fidanzati, l’esigenza di un linguaggio rinnovato per l’annuncio del Vangelo, la Chiesa come comunità di famiglie.
Il Vangelo non è pietra morta da scagliare contro gli altri
Non tutte le sfide hanno trovato una soluzione – ha rilevato il Papa – ma esse sono state poste sotto la luce della fede, “affrontate senza paura, senza nascondere la testa sotto la sabbia”. Il Sinodo, insomma, è stato prova della vivacità della Chiesa Cattolica che – ha detto Francesco – “non ha paura di sporcarsi le mani discutendo animatamente”. Questo significa aver camminato insieme, secondo il Santo Padre:
“Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva, di eterna novità, contro chi vuole indottrinarlo in pietre morte, da scagliare contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite”.
Dio non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati
I Sinodi si sono posti in continuità con il Giubileo della misericordia:
“Senza mai cadere nel pericolo del relativismo, abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio, che supera i nostri calcoli umani, e che non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati”.
Vero difensore della dottrina non è chi difende la lettera, ma lo spirito
Tante le tentazioni lungo questo cammino attorno al rapporto tra dottrina e pastorale. Il Papa ha citato quella dei tradizionalisti, cioè di “volersi chiudere dentro la lettera, dentro la legge, senza farsi sorprendere da Dio”, ma anche quella dei progressisti e liberalisti, “che in nome di una misericordia ingannatrice, fasciano le ferite senza prima curarle”:
“L’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera, ma lo spirito; non le idee, ma l’uomo; non le formule, ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule – sono necessarie – l’importanza delle Leggi e dei Comandamenti divini; ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua misericordia”.
Chiesa ha le porte spalancate
I Sinodi sulla famiglia sono stati espressione di una Chiesa che, per usare ancora le parole del Papa, “non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare le persone”, ma si rimbocca le maniche per versare l’olio sulle ferite degli uomini e indicare loro la Verità:
“Questa è la Chiesa: la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani. La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti, e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti”.
fonte:radiovaticana
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