“Sono trascorsi ormai tre anni, ma io non dimentico il mio bimbo perso. Lo rivedo, piccola macchiolina scura, nell’ecografia. Ogni sera gli rivolgo un pensiero carico di tenerezza”.
“Ho perso il mio bambino da pochi mesi e il dolore è ancora lì, non terribile come i primi giorni, ma forte, triste. Lo penso, è nella mia mente e nel mio cuore. Non lo dimenticherò mai”.
“La mamma che sono oggi è anche la mamma di quel bimbo non nato, lui mi ha cambiato e mi ha fatto crescere, tanto quanto la bambina meravigliosa che ho potuto abbracciare ed è qui con me. Anche lui è con me. Anche se in modo diverso. Il suo ricordo è vivo nel mio cuore”.
Così le mamme che hanno perso un bimbo in gravidanza ricordano i loro bambini speciali. Non dimenticano le mamme. Non dimenticano mai. Come si legge in Quando l’attesa si interrompe: “Custodiscono i loro bambini al sicuro, nel loro cuore, per sempre”.
Il 15 ottobre, siamo tutti invitati a ricordare insieme a loro. È in questa data, infatti, che si celebra la Giornata mondiale della consapevolezza del lutto perinatale. Una giornata speciale, perché porta l’attenzione su una perdita che troppo spesso viene ignorata, minimizzata, banalizzata. Sì, perché di fronte a una donna che racconta di aver perso un bimbo nell’attesa le frasi che più spesso vengono pronunciate, seppure con le migliori intenzioni, dimostrano chiaramente quanto questo dolore non venga compreso. “Be’, in fondo eri solo di tre mesi”. “È la selezione naturale”. “Sei giovane, ne avrai altri”. “Meglio adesso che dopo”.
Come si sente una donna che sta piangendo il suo bambino quando tutta la considerazione che riceve è questa? Si sente sola, assolutamente sola a portare tutto il peso di un evento traumatico, di un dolore che l’ha colpita, laddove si aspettava la gioia, in un momento della vita ricco di promesse, di speranze, di felicità.
Perché una gravidanza che si interrompe è un sogno che si infrange, sono aspettative, fantasie, pensieri che non si realizzeranno.
Non c’è battito. L’attesa si è interrotta.
Poche parole che travolgono la futura mamma, che trasformano la gioia in disperazione, che annunciano quello che non succederà: non avrà il suo bambino, non potrà accoglierlo, cullarlo, stringerlo al cuore.
Il 15 ottobre siamo tutti chiamati a comprendere e riconoscere che questo è un vero lutto. E che non si può lasciare sola una donna che sta piangendo il suo bambino. Stiamo accanto a chi soffre, con una carezza, pronti all’ascolto, con il cuore aperto e una sincera empatia. Senza affrettare i tempi, senza spingere la donna a lasciarsi questa esperienza alle spalle. Verrà il tempo di tornare a sorridere, progettare, pensare al futuro. Ma prima c’è un lutto da rielaborare, il dolore va vissuto, non si può ignorare, congelare, spingere da parte.
E quando il tempo avrà alleviato anche questo grande dolore, resterà per sempre il ricordo. Perché un bimbo perso, non è perso per la sua mamma. Lei lo custodisce al sicuro, nel suo cuore. Lui è parte di lei, della sua vita, della donna che è e che è diventata. Per sempre.
PREGHIERE DEI GENITORI CON I FIGLI IN CIELO
“Gesù, Maria, invochiamo in modo particolare la Vostra presenza tra noi, per consolare il nostro cuore afflitto. Voi solo potete comprendere e conoscere la nostra sofferenza, la più grande: il trapasso dei nostri figli da questa vita alla vita eterna. Forse dovremmo accettare con rassegnazione e fiducia in Te, come l’ebbe Tua Madre, quello che hai detto: “Beati gli afflitti, perché saranno consolati”, ma il dolore è forte, la memoria dei ricordi dei nostri figli ancora più forte e non permette che ce ne separiamo neanche volendo. Tutto concorre a ritardare la nostra rassegnazione, perché è una ferita che non cicatrizza, sanguina sempre. Signore Gesù, molti di noi Ti accusano del perché di questa sofferenza; dell’ingiustizia di questa privazione; di essere sopravvissuti alle loro giovani vite; di dove eri Tu, quando la loro vita si stava spezzando.
Ti chiediamo perdono, Signore, perché ancora non riusciamo a perdonarci di tante mancanze verso i nostri figli, del senso di colpa, dei tanti “se” che ci tormentano, come se quella vita spezzata sia dipesa dalla nostra incuria, dalla nostra poca attenzione, dal non aver fatto tutto quello che potevamo per evitare l’incidente o la malattia. E, quando la nostra impotenza ci invade e ce la prendiamo con Te, ti preghiamo, non tenerne conto, perché il dolore non ci fa essere obiettivi accusandoTi di averci traditi.
Perdonaci Gesù, per la nostra umanità che in questi frangenti dolorosi non ci permette di vedere la Luce dove tutto è buio in noi.
Madre Dolcissima, Madre Addolorata e del Figlio privata, ci rivolgiamo a Te. Aiutaci a comprendere come hai fatto Tu; facci comprendere cosa vuol dire accettare la Volontà di Dio quando tutto dentro grida disperazione, conflitto, ingiustizia, scoraggiamento, angoscia, delusione, ed a volte, per molti di noi, il rimpianto verso i nostri cari, non baciati, prima che uscissero dalla porta di casa per non più rientrare. Insegna a tutti noi come sopravvivere ad un così grande dolore. Insegnaci a non contestare la Bontà del Signore, a non dubitare, a non giudicare il Suo operato.
O Addolorata, insegnaci a guardare tutto con gli occhi della tua fede, perché noi proprio non ci riusciamo a comprendere l’intimo significato di questa vita così impregnata di sofferenze. Aiutaci Mamma! Ed a Te, Signore Gesù, che ci hai promesso lo Spirito Consolatore, Ti chiediamo di farLo scendere su di noi, per consolare in maniera indelebile i nostri cuori afflitti e redimere le coscienze umane. Amen.””