Il primo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è consacrato a Nostra Signora dell’Espiazione. La storia è davvero interessante.
Due ministri anglicani P. Paul Wattson e P. Spencer Jones hanno ideato la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani. A chi affidare ogni anno il primo giorno di questa settimana se non a Maria? E perché invocarla proprio come Signora dell’espiazione?
La rottura della comunione tra i cristiani è una ferita che affligge il Signore e anche sua Madre
Cos’è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
Ogni anno si celebra una settimana di preghiera e di riflessione sull’unità dei cristiani dal 18 fino al 25 gennaio, i due miliardi di uomini e donne che in tutto il mondo credono nel messaggio di Cristo, si fermano per dialogare e confrontarsi. Le divisioni tra i cristiani sono avvenute per vari motivi storici, alcuni dei quali superati, altri superabili. Ma al di là di questo, essere uniti nel nome di Cristo è quanto ha chiesto il Signore in prima persona e lo ha racchiuso nella sua preghiera sacerdotale, il giorno prima della sua passione e morte sulla Croce.
È la preghiera per l’unità dei suoi discepoli: Padre, “non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 20-21). Questa invocazione comprende non soltanto gli Apostoli, ma anche tutte le generazioni di coloro che crederanno in Gesù.
Questa unità è un dono, ed insieme un obbligo. È un dono che riceviamo dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo. Contemporaneamente è un obbligo, poiché è stato dato come compito a tutte le generazioni cristiane, a cui non possiamo sottrarci.
L’affidamento a Nostra Signora dell’Espiazione
Quale padre o madre vuole vedere i figli divisi? Quanto più Gesù e Maria. Essere divisi tra i credenti nel Signore Gesù li offende. Dobbiamo invocare il loro perdono, perché nella storia non siamo stati capaci di dialogare per superare i conflitti restando uniti. Ora che siamo divisi dobbiamo operare per evidenziare ciò che ci unisce e non ciò che divide.
I due sacerdoti anglicani che hanno dato l’avvio alla settimana di preghiera ben sanno che non esiste realtà che fa più casa della mamma, non c’è chi più di una madre riesca a tenere i figli uniti e chi più di lei abbia un cuore così grande da perdonare e lavorare per la pace tra tutti i figli. Quindi fin dall’inizio, nel 1908 hanno consacrato alla Madre di Dio e madre nostra la causa della riconciliazione tra tutti i fratelli cristiani.
Un compito per tutti noi
La strada della riconciliazione tra le chiese è difficile e passa necessariamente per la testimonianza che ognuno di noi è chiamato ad offrire. Le nostre Chiese e Comunità ecclesiali hanno bisogno di riconciliazione. Possiamo essere riconciliati pienamente con Cristo, senza essere pienamente riconciliati tra noi? Possiamo testimoniare in comune e con efficacia Cristo, non essendo riconciliati tra noi? Possiamo riconciliarci tra noi senza perdonarci reciprocamente?
Il perdono è la condizione della riconciliazione. Esso però non può aversi senza la trasformazione interiore e la conversione, che è opera della grazia. “L’impegno ecumenico deve fondarsi sulla conversione dei cuori e sulla preghiera” (Papa Giovanni Paolo II, Ut unum sint, 2).
Preghiera composta alla Madonna dell’Espiazione
Ti salutiamo, Santa Maria, figlia di Dio Padre, e ti supplico di ottenere per noi una devozione come la tua alla più dolce Volontà di Dio.
Ti salutiamo, Vergine Madre di Dio, che è suo Figlio, e ti supplico di ottenere per noi tale unione con il Sacro Cuore di Gesù che i nostri cuori possano ardere con amore di Dio e ardente zelo per la salvezza delle anime.
Ti salutiamo, Sposa Immacolata di Dio Spirito Santo, e ti supplico di ottenere per noi tale docilità di noi stessi allo Spirito Benedetto di Dio, affinché lo Spirito di Dio possa, in tutte le cose, dirigere e governare i nostri cuori e che non possiamo mai rattristarlo nel pensiero, parola o opere.
(P. Paolo Wattson)