Si può discutere all’infinito sulla giustezza del concetto stesso di eutanasia non trovando comunque un accordo tra chi crede che la vita sia sacra e debba essere posta solo in mano a Dio e chi, forte della scienza e della logica di diritto sostiene che ci siano casi inequivocabili in cui togliere la vita non solo è consentito ma anche più umano.
Il discrimine, dunque, si trova nel momento in cui la decisione di porre fine ad una vita sbatte contro la ferrea volontà di una donna di rimanere in vita. Quanto vi stiamo raccontando è capitato in Olanda, dove, per la prima volta in 16 anni, la commissione di controllo dell’eutanasia ha trasferito il giudizio di un caso in tribunale.
Da quanto appreso sembra che la donna, affetta da tempo di demenza, non ragionasse più lucidamente, motivo per cui i parenti l’avevano trasferita in una struttura apposita, sono passate 7 settimane dal ricovero e nonostante quando le venisse chiesto la donna diceva di voler decidere lei quando morire, il medico che l’aveva in cura ha deciso di drogarla e poi procedere all’eutanasia.
Solitamente in questi casi il giudizio sul procedere o meno è lasciato alla discrezionalità del medico, ma questa volta ci sono due elementi che vanno contro la decisione presa, in primo luogo un testamento naturale in cui la vittima affermava di voler decidere il momento della sua morte e in secondo luogo la mancanza di una volontà certa della paziente.
Il medico, conscio che il suo stato mentale era irreversibile, ha preso la decisione senza comunicarlo, così, sfruttando un attimo di assenza, ha iniettato un calmante nella tazza di caffè ed un secondo in vena. Ciò nonostante dopo la prima iniezione valevole per l’eutanasia la donna si è mossa all’improvviso ritraendo il braccio, ma il medico invece di fermarsi ha chiesto ai parenti di tenerla ferma, la donna è morta qualche minuto dopo.
Sebbene il caso sia passato alla giurisdizione dei giudici il capo della commissione, Jacob Kohnstamm, ha chiesto che il medico non venga condannato per omicidio: “Non bisogna punire il dottore, ma il caso va trasferito alla Corte perché ci sia chiarezza su quali poteri ha e non ha un dottore quando si parla di eutanasia e pazienti che soffrono di demenza acuta”. La motivazione di questa richiesta risiede nella contemplazione della legge passata di recente che consente al medico di prendere decisioni in caso di malattia mentale, la legge parla però anche di un consenso scritto in un testamento biologico, assente in questo caso.
Non resta altro che attendere la decisione dei giudici anche se in un paese come l’Olanda dove nel 2014 oltre 5000 persone hanno ricevuto la morte dolce, o buona morte, difficilmente il medico verrà condannato per omicidio.
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