Grazie al confronto con il dna dei familiari la polizia di Firenze ha appurato che le ossa trovate nel 2006 nei pressi della A1 appartengono a Imane Laloua, ragazza scomparsa nel 2003 da Prato. S’indaga sull’omicidio legato ad un rito satanico.
La Polizia di Firenze ha dato risposta a due casi che da decenni non trovavano risposa: la scomparsa di Imane Laloua, ragazza marocchina residente in Italia dal 1995, ed il ritrovamento delle ossa dentro un sacco abbandonato in un bosco che si trova nei pressi dell’autostrada A1 risalente al 2006. Tramite un confronto del dna delle ossa con quello dei familiari Imane si è scoperto che i resti umani appartengono proprio alla ragazza scomparsa.
Adesso gli investigatori devono cercare di ricostruire gli eventi avvenuti tra il 2003 (anno in cui è scomparsa la giovane marocchina) ed il 2006. Quando è stata denunciata la scomparsa di Imane si era pensato che la giovane si fosse allontanata volontariamente, da tempo infatti aveva dei contrasti con la famiglia per via del matrimonio con un ragazzo marocchino, spesso in carcere per problemi di droga. Il 27 giugno del 2003 inoltre, Imane era uscita di casa dopo una lite furiosa con la madre e non aveva più fatto ritorno.
Le indagini sull’omicidio e l’ipotesi del rito satanico
Adesso che si è scoperta la tragica fine della ragazza marocchina, la polizia di Firenze ha allertato il reparto ‘Anti setta‘, ritenendo plausibile che la ragazza sia stata uccisa in occasione di un rito satanico. A far propendere per questa ipotesi ci sono i segni di violenza trovati sul corpo ed il fatto che gli omeri ed altre ossa fossero legati con lo spago. La criminologa che si è occupata del caso, Mary Petrillo, ritiene però che la pista della setta satanica sia un buco nell’acqua: “Girano voci sul fatto che la ragazza possa essere stata uccisa da una setta satanica, ipotesi che al momento mi sento invece di scartare: siamo stati consulenti per questo caso e dalle carte in nostro possesso non è emerso nulla a riguardo”.
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Luca Scapatello