Sconcertante «invasione di campo» dell’Organizzazione mondiale della sanità con le sue linee guida sull’educazione sessuale fin dalla più tenera età.
In un documento l’Oms fissa le direttive per educare i giovanissimi nel campo della sessualità. Qualche Paese ha già cominciato.
Si chiama «Standard per l’educazione sessuale in Europa». È un documento redatto dall’Ufficio regionale dell’Europa per l’Oms, in collaborazione col Centro federale per l’educazione alla salute di Colonia in Germania.
Lo scopo è quello di imporre un’educazione sessuale standardizzata a scuola fin dalla prima infanzia alle famiglie di tutta Europa. Del documento esiste peraltro una edizione in italiano curata dalla Federazione Italiana di sessualità scientifica.
Gli «standard» di queste linee guida naturalmente sono quelli dettati dall’Oms e toccano temi come la masturbazione della prima infanzia fino ai quattro anni di età. Per i bimbi più grandi spazio invece alle relazioni con persone dello stesso sesso e alle «diverse concezioni di famiglia».
Dai 9 anni invece c’è l’«upgrade»: gli si insegna a come usare correttamente il preservativo in ottica futura. Gli over 12 invece dovrebbero essere informati a scuola sulla mutilazione genitale, sulla circoncisione, la ricostruzione dell’imene. E già che ci siamo, pure su gravidanza («anche in relazioni omosessuali») e infertilità.
Educazione sessuale a tutto campo
A fare da sfondo all’educazione sessuale «standardizzata» una filosofia «olistica». In altri termini, non si tratta solo di fornire fin da piccoli delle «informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità» ma anche di formare (anche qui) le «competenze necessarie ad agire sulla base delle predette informazioni».
Tradotto in lingua italiana: il piacere e il benessere derivanti dal sesso saranno insegnati anche attraverso la stimolazione dei sensi, fin dall’asilo.
Sarebbe bello sapere se i genitori italiani saranno d’accordo. Sì, perché questo sembra essere il futuro disegnato da questi organismi tecnocratici. A fare da apripista hanno cominciato alcuni cantoni svizzeri, dove già a giugno 2022 nelle scuole è stato distribuito un opuscolo intitolato «Hey You» rivolto ai bambini dai 12 anni in su.
Parliamo di un vademecum dove si danno istruzioni e consigli sull’uso dei sex toys. Ma si spiega anche l’esistenza di plug anali, dildo e vibratori. A pagina 31 si parla di autoerotismo e masturbazione e si possono leggere edificanti “suggerimenti” come questi, con tanto di inclusivissimi asterischi: «Scegli il posto che più ti piace, dove non disturbi nessuno e nessuno disturba te. Puoi toccarti come preferisci, non esiste un modo giusto o sbagliato. Se l’hai già sperimentato ti può essere utile per parlare con i*le tuoi*tue partner di ciò che ti piace. Puoi scoprire prima l’autoerotismo e poi il sesso con altr* o viceversa».
Nell’opuscolo si lascia anche intendere che ci sia anche una forma di pornografia “rispettosa” dove si «mostrano persone con corpi diversi, in cui le persone si rispettano a vicenda e parlano di ciò che a loro piace e nei quali vengono usati il preservativo e il dental dam». Del resto, si legge ancora, «l’universo della pornografia è vasto ed è del tutto legittimo che ti interessi a questi contenuti».
Campagne di masturbazione per i giovanissimi
Come informa il quotidiano La Verità, nel Canton Ticino sono già partiti dei corsi di educazione sessuale nelle scuole dell’obbligo.
Nei programmi sono incluse anche campagne di masturbazione promosse da una fondazione finanziata in gran parte (con 800 mila franchi su un budget totale di 1,2 milioni) dal governo federale: la Santé sexuelle Suisse (Salute Sessuale Svizzera). Tutto nato dalla decisione del dipartimento dell’Educazione di Bellinzona di applicare nell’ultimo quadriennio (dal 2019 al 2023) lo standard fissati dall’Oms.
Inutile dire che l’iniziativa delle autorità svizzere ha suscitato diverse proteste. Una consigliera nazionale, la centrista Verena Herzog, ha presentato un’interpellanza per chiedere al Consiglio federale di prendere posizione sulla controversa brochure distribuita a bambini di 12 anni.
In difesa dello sconcertante opuscolo si è schierata invece la consigliera nazionale socialista Yvonne Feri, membro del consiglio di amministrazione di Santé sexuelle Suisse: «Oggi i bambini di 12 anni sono molto sviluppati», ha replicato la deputata socialista. «I giovani di tutto il mondo si confrontano con espressioni sessualizzate. Ecco perché è estremamente importante fornire informazioni fin dalla più tenera età».
Educazione sessuale, un concetto abusato e ambiguo
Che tipo di “informazioni” vengano fornite lo abbiamo visto. Diversi anni fa il vecchio direttore di Avvenire e storico militante pro-life Pier Giorgio Liverani scrisse un Dizionario dell’Antilingua. Un piccolo libro che però, alla luce di quanto succede ai giorni nostri, si è rivelato indubbiamente profetico.
Sotto la voce dedicata all’educazione sessuale per giovani e bambini nella prima età leggiamo che «si tratta di un concetto abusato e che trascura totalmente gli aspetti essenziali della formazione dei giovanissimi al rapporto interpersonale e dell’educazione all’amore».
Nei documenti della Conferenza del Cairo, fa notare Liverani, l’educazione sessuale «comprende invece, esplicitamente, la fornitura anche agli adolescenti di profilattici con la giustificazione della prevenzione dell’Aids e delle gravidanze non desiderate».
Per chi non lo sapesse, la Conferenza del Cairo del 1994 fu una delle tappe più importanti del vasto movimento, sia politico che culturale, che da tempo promuove il controllo della popolazione. Un vero e proprio «imperialismo contraccettivo» che a questo scopo ha forgiato un’autentica neolingua per sdoganare termini come «salute riproduttiva» (e tante altre espressioni elencate nel libro di Liverani).
Dove è nata l’educazione sessuale a scuola
Decisamente l’ex direttore di Avvenire (morto l’anno scorso a 93 anni di età) non si sbagliava. Non appare un caso, come spiega lo stesso documento sugli standard educativi in materia di sesso da adottare in Europa, che l’educazione sessuale sia nata nella “civilissima” Svezia, dove divenne obbligatoria in tutte le scuole addirittura nel 1955.
Peccato che proprio in quegli anni nel democraticissimo Paese scandinavo soffiasse forte come non mai anche il vento freddo dell’ossessione eugenetica. Una brezza gelida che aveva portato, tra le altre cose, alla nascita di programmi di sterilizzazione degli “indesiderabili”.
La legge per selezionare la razza svedese è rimasta in vigore dal 1935 al 1976. Si calcola che in quei 41 anni siano state sterilizzate circa 60 mila persone. Nel 90% dei casi si trattava di donne, disabili psichiche soprattutto. Ma anche persone dal comportamento “antisociale”, detenute dei riformatori, donne iperattive sessualmente, vagabonde, ragazze madri.
Negli altri Paesi dell’Europa occidentale è dagli anni ’70 e ’80 che si è cominciato a introdurre l’educazione sessuale, sull’esempio dei “maestri” scandinavi. Viene da chiedersi se non sia il caso di cominciare a interrogarsi sulla “bontà” di simili lezioni.