Nel giorno della ricorrenza di San Francesco D’Assisi, il Papa ha pubblicato l’Enciclica “Fratelli tutti”. Preghiamo il Santo per questa data storica!
Ci associamo perciò a un augurio corale di buon onomastico a Papa Francesco, e preghiamo per il nostro amato pontefice. In realtà il Papa ha spiegato di festeggiare l’onomastico nel giorno di San Giorgio. Ovvero nel giorno del Santo che corrisponde al suo nome di battesimo. Ma la giornata di oggi è speciale perché ci ricorda la missione del Pontefice. E allo stesso tempo rinnova la missione a cui ci richiama il Santo di Assisi.
Dal balcone affacciato su piazza San Pietro, Papa Francesco durante l’Angelus ha spiegato che l’immagine biblica della Vigna rappresenta il popolo che il Signore si è scelto con tanta cura e tanto amore. E dove Gesù mette i suoi interlocutori con durezza davanti ai fatti. Lo stesso accade anche oggi, ha spiegato il Papa. Gesù, infatti, aspetta i frutti da chi ha inviato a lavorare nella vigna, per essere, come dice San Paolo, buoni operai.
Le parole del Pontefice ci danno spunto per sottolineare che Papa Francesco è un vero esempio e testimone di come si debba operare nella Vigna del Signore. Mettendo tutto sé stesso e non giungendo mai a compromessi, ma camminando nella Buona strada che il Signore Gesù ci ha indicato.
Nel giorno del suo onomastico, infatti, quello di San Giorgio il 23 aprile, il Papa ha festeggiato facendosi strumento di carità. Regalando alcuni respiratori in Romania, Spagna e Italia, che ad aprile erano i Paesi più colpiti dalla pandemia. Il Vangelo infatti non ci chiede di ricevere ma di donare, e il Pontefice ne è testimone.
Per questo il Papa ci invita a rivolgerci a San Francesco per farci uomini e donne strumenti di pace, la stessa pace che si conquista testimoniando il Vangelo in maniera radicale. Per questo oggi, nella giornata di San Francesco , preghiamo il Poverello di Assisi con la bellissima preghiera che pronunciò Giovanni Paolo II durante la Santa Messa nella Basilica di San Francesco in Assisi, il 12 marzo 1982.
Guardando con gli occhi dello spirito la tua figura e meditando sulle parole della lettera ai Galati, con le quali ci parla l’odierna liturgia, desideriamo imparare da te questa “appartenenza a Gesù”, di cui tutta la tua vita costituisce un così perfetto esempio e modello.
“Quanto a me… non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso come io per il mondo” (Gal 6, 14).
Sentiamo le parole di Paolo, che pure sono, Francesco, le tue parole. Il tuo spirito si esprime in esse.
Gesù Cristo ti ha consentito, così come un tempo aveva consentito a quell’Apostolo, che divenne “strumento eletto” (At 9, 15), di “vantarsi”, soltanto ed esclusivamente, nella Croce della nostra Redenzione.
In questo modo sei arrivato al cuore stesso della conoscenza della verità su Dio, sul mondo e sull’uomo; verità che si può vedere soltanto con gli occhi dell’amore.
Ora che ci troviamo davanti a te, come successori degli Apostoli, mandati agli uomini dei nostri tempi con lo stesso Vangelo della Croce di Cristo, chiediamo: insegnaci, così come l’apostolo Paolo ha insegnato a te, a non avere “altro vanto che nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo”.
Che ciascuno di noi, con tutta la perspicacia del dono del timore, della sapienza e della fortezza, sappia penetrare nella verità di queste parole circa la Croce in cui inizia la “nuova creatura”, circa la Croce che porta costantemente all’umanità “la pace e la misericordia”.
[…] E per questo il Figlio “che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore” (2 Cor 5, 21; cf. Gal 3, 13).
Se “trattò da peccato” Colui che era assolutamente senza alcun peccato, lo fece per rivelare l’amore che è sempre più grande di tutto il creato, l’amore che è lui stesso, perché “Dio è amore” (1 Gv 4, 8.16)” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 9).
Proprio così hai guardato le cose tu, Francesco.
Ti hanno chiamato “Poverello d’Assisi”, e tu eri e sei rimasto uno degli uomini che hanno donato più generosamente agli altri.
Avevi quindi un’enorme ricchezza, un grande tesoro.
E il segreto della tua ricchezza si nascondeva nella Croce di Cristo.
Insegna a noi, Vescovi e Pastori del XX secolo che si sta avviando verso la fine, a vantarci similmente nella Croce, insegnaci questa ricchezza nella povertà e questo donare nell’abbondanza.
Giovanni Bernardi
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