La storia di una delle più importanti opere di Dio, voluta da Padre Pio da Pietrelcina, raccontata e ricostruita con un documentario.
La volontà di costruire “Casa Sollievo della Sofferenza”, un ospedale in un paesino sperduto di montagna. Grazie al racconto di Padre Marciano, uno degli ultimi frati che è vissuto con Padre Pio, e degli altri frati, ricostruiamo insieme questa “impresa” voluta dal Santo Frate.
Padre Pio e la nascita del suo ospedale
All’epoca furono in molti a definirla una vera e propria impresa, quasi una pazzia. Ma lui non si perse d’animo: sapeva che Dio era con lui, e che quel luogo sarebbe stato il vero sollievo per le sofferenze di molti. Oggi è, anche, conosciuto come l’ospedale di Padre Pio, ma “Casa Sollevo della Sofferenza” non è nata così per caso.
San Giovanni Rotondo, quando lì dimorava Padre Pio, era un luogo dove le persone vivevano una fede speciale, trovando anche consolazione alle loro sofferenze. Ma il Santo Frate sa bene che da solo non riuscirà mai ad alleviare tutto quel dolore.
Da lì la decisione di costruire un ospedale vero e proprio per aiutare e curare proprio tutti: “E’ stata un’impresa pazzesca, che solo un pazzo d’amore come lui poteva fare” – racconta Padre Marciano, uno degli ultimi frati che è vissuto con Padre Pio.
“Costruire un primo lotto di ospedale, con 300 posti letto…ma non c’erano 300 ammalati qui. Noi eravamo un paesino. Ma Padre Pio no: lui vedeva tutto il Gargano, che non aveva un proprio pronto soccorso. E proprio qui, dove non c’era luce, né gas, né telefono, nè acqua, nè strade, lui decide di costruirlo, in montagna, sulla roccia. Certo…un’opera da pazzi, ma oggi diremo che aveva avuto ragione” – continua il frate.
Padre Marciano: “Una pazzia iniziare la costruzione con sole poche lire. Ma Padre Pio aveva fiducia in Dio”
Iniziare a costruire un ospedale con sole 969 lire d’allora era una pazzia vera. Ma il 9 gennaio del 1940, Padre Pio dà l’avvio a quella che, lui stesso definì, “la sua grande opera terrena”.
Costruire un ospedale in un luogo inospitale, accanto al convento, non era il massimo. Riceve, sì, delle offerte e degli aiuti, ma per costruire un ospedale come lui voleva, richiedeva molte molte più offerte. Anche se era un’opera folle per l’uomo, Padre Pio segue Dio, convinto che la Provvidenza non l’abbandonerà mai, nemmeno in questa situazione.
E la Provvidenza si manifesta, attraverso una cospicua donazione da parte di un’ente delle Nazioni Unite. Ma Padre Pio sa che il solo denaro non basta perché questa sua opera veda la luce: c’è bisogno anche dell’aiuto di Dio.
Per questo, fonda i suoi “gruppi di preghiera”. Ovunque, in tutta Italia, nascono gruppi di preghiera che innalzeranno le loro suppliche a Dio affinchè l’opera da lui voluta possa realizzarsi, ed anche per la fine della Seconda Guerra mondiale.
L’inaugurazione nel 1956
La guerra finisce e il 5 maggio del 1956 Padre Pio raccoglie il frutto di quelle incessanti preghiere e delle donazioni che porteranno alla fine dei lavori. Nasce “Casa Sollievo della Sofferenza”: “Questa è la creatura che la Provvidenza, aiutata da voi, ha creato. Ammiratela e benedite insieme a me il Signore Iddio. Essa si raccomanda ancora a voi, affinchè divenga la città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche” – dirà il Santo Frate il giorno dell’inaugurazione.
Oggi è un ospedale d’eccellenza italiana e mondiale
Padre Pio aveva voluto un luogo di preghiera e di scienza allo stesso tempo, dove “tutto il genere umano si ritrovi unito in Cristo Crocifisso”. In molti dubitavano che quell’ospedale avesse avuto un futuro di lì a poco, ma il Frate aveva avuto, ancora una volta, ragione. Oggi, a 60 anni e più di distanza, “Casa sollievo della sofferenza” è uno dei fiori all’occhiello della sanità italiana.
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Oggi, l’ospedale di Padre Pio è anche luogo di ricerca ad altissimi livelli. Un vero e proprio apripista in Italia e nel mondo per nuove cure, sia per le malattie epatiche, sia per l’oncologia che per le patologie neurodegenerative, il tutto sempre nel rispetto della vita umana.
La missione di aiutare chi soffre, come voleva Padre Pio, oggi è il “must” di tutti coloro che lavorano nell’ospedale da lui voluto.
ROSALIA GIGLIANO