La lettura degli oroscopi sembra una pratica innocente, poco più che un hobby. Ma in realtà è già una piccola “chiusura di credito” a Dio.
Leggere gli oroscopi: tanti lo fanno in maniera spensierata, come se fosse un innocuo passatempo. Per alcuni è un po’ come consultare l’orologio. E in effetti l’etimologia (da hora, «ora», e skopeo, «guardare», «osservare») potrebbe anche farcelo pensare.
Peccato che forza di passare le ore a leggerli gli oroscopi si siano moltiplicati esponenzialmente, anche online. Di recente se ne sono occupati pure a Indagine ai confini del sacro, la trasmissione di Tv2000 condotta da David Murgia.
Difficile dire quanti siano a consultarli. Certamente in tanti. Le stime più prudenti parlano di 1 italiano su 5 che si affida agli oroscopi. Ma in pre-pandemia, ricorda lo psicologo Tonino Cantelmi, gli oroscopi erano letti da 9 italiani su 10 con un 3% di compulsivi, ovvero persone che senza il loro oroscopo quotidiano non sanno che pesci pigliare.
Preoccupante anche il numero dei nostri connazionali che si mettono nelle mani di maghi e indovini per farsi predire il futuro. Si parla di circa 30 mila persone che alimentano un business che, secondo un rapporto del Codacons sui soggetti che trafficano con le arti magiche e dicono di leggere nel futuro, fattura 8,5 miliardi all’anno.
Oroscopo, il legame con l’astrologia divinatoria e la magia
L’oroscopo, strettamente legato all’astrologia divinatoria, non è altro che il momento preciso in cui si osserva la posizione degli astri che spuntano all’orizzonte alla nascita di ciascuno di noi. Individuare in maniera precisa questo momento serve a stabilire il futuro dell’individuo, ma anche per interrogare gli astri nell’arco della sua esistenza.
Dicevamo dell’astrologia divinatoria. L’astrologia è l’arte di conoscere il futuro osservando l’aspetto, la posizione e le influenze dei pianeti e delle costellazioni. Praticamente tutti i popoli fin dai tempi più antichi hanno praticato l’astrologia senza distinguerla troppo dall’astronomia (cioè lo studio scientifico dei corpi celesti). Una distinzione netta si ebbe soltanto a partire dal XIV secolo d. C.
Oroscopo e astrologia nacquero in Mesopotamia e ebbero una grande importanza nella religione dei Sumeri, Babilonesi e Assiri. Da quelle nazioni, a partire dai secoli VI e V a. C., cominciarono a diffondersi prima in Persia, poi in India e da lì in tutta l’Asia. Successivamente l’astrologia conquistò la Grecia (nell’età dell’ellenismo) e Roma per poi proseguire – con alterne fortune – fino ai nostri giorni. I Greci indicarono col termine Zodiaco la zona della sfera celeste, divisa in dodici segni (corrispondenti più o meno ai dodici gruppi di stelle o costellazioni come Ariete, Toro, Gemelli, ecc.), nella quale ritenevano si svolgesse il corso del sole, della luna e dei principali pianeti.
Astrologia e oroscopo, a ben vedere, sono forme di divinazione: rappresentano la pretesa di conoscere e preannunciare il futuro e le cose nascoste mediante comunicazioni misteriose con forze occulte e soprannaturali. Lo zodiaco ha avuto una parte importante anche nella magia. Scrive la vecchia Enciclopedia Cattolica: «Si faceva dipendere dalla posizione dei pianeti nei segni il successo delle operazioni magiche; spesso si disegna il simbolo di qualche segno e lo s’invoca per compiere con buon successo la fattura magica e si fa uso allo stesso scopo delle raffigurazioni zodiacali, nel qual caso sono amuleti ad effetto sicuro».
Una grande parte nella magia egiziana l’avevano i trentasei decani, ognuno dei quali era messo in rapporto a una parte del corpo magico. A scopo magico si attribuivano anche le ventiquattro lettere dell’alfabeto greco ai dodici segni zodiacali. Non stupisce allora che il cristianesimo si sia opposto con forza a quella che era conosciuta anche come «arte caldea», condannandola come arte diabolica. Già la legge mosaica interdiceva severamente le pratiche pratiche divinatorie (Lv 19, 28; 20, 6; Dt 18, 10-12 ecc.) e la Chiesa ha sempre confermato la condanna della divinazione, considerata una forma di idolatria che trasferisce al demonio attribuzioni – come quella di predire il futuro contingente – che competono unicamente al Dio vero.
Perché non possiamo dirci pagani
Oggi abbiamo in gran parte perduto la percezione di quale fosse il vero abisso che separava le religioni pagane dalla rivelazione biblica. Il paganesimo esprime un’evidenza: la grandezza del mondo naturale. Da qui la spontanea tendenza dell’umanità decaduta a divinizzare il cosmo. I pagani erano cosmoteisti: non c’era separazione tra Dio e mondo per loro. I grandi filosofi dell’Antichità, a partire da Platone e Aristotele, consideravano divino, eterno e increato il cosmo. Per questo i popoli antichi ricercavano nei movimenti cosmici i segni del futuro umano.
Con la rivelazione mosaica invece si impone il monoteismo che distingue nettamente il Dio creatore dalle sue opere. Il cosmo non è divino, non è eterno, non è increato. Tanto è vero che già il racconto della Genesi contiene una polemica implicita contro le credenze molto diffuse tra i Semiti, secondo cui gli astri avevano qualità divine e astrologiche. Creando il mondo, Dio mostra invece che sole, luna, ecc. non sono altro che deboli creature al suo servizio, senza alcun principio divino.
Il Dio biblico crea dal nulla il mondo e tutto ciò che esso contiene senza servirsi di materia preesistente. Dal nulla, non traendolo da un caos primordiale che si sarebbe limitato a ordinare. Israele scopre così che il Dio vivente non è il mondo e che il mondo non è divino.
L’idea che dalla posizione e dal movimento degli astri si possa dedurre con certezza il verificarsi o il corso degli eventi che sono il prodotto delle libere volontà degli uomini nega la provvidenza divina e la volontà salvifica di Dio. Gli astrologi, scrive Sant’Agostino nelle Confessioni, «pretendono che vi sia nel cielo la causa inevitabile del peccato: sono Venere o Saturno o Marte che ci hanno fatto compiere questa o quella azione, volendo che sia senza colpa l’uomo, che è carne e sangue e verminosa superbia, e la colpa ricada su colui che ha creato e regge il cielo e le stelle».
Dio, afferma altrove il grande Agostino, «ha lasciato agli uomini il potere di fare liberamente il bene e di evitare liberamente il male». Al contrario, l’astrologia «sosteneva che causa dell’adulterio non fosse la libera volontà dell’uomo ma Venere; che l’omicidio non avveniva per colpa della volontà ma di Marte; asseriva che non fosse Dio ad operare il bene ma Giove». Nella seconda parte di questo articolo vedremo perché gli oroscopi sono una sorta di “segnaletica antibiblica” che indica la via di un ritorno al paganesimo.
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