E’ davvero lecito toccare l’ostia con le mani? Cosa dice la storia

Come è meglio prendere la Comunione, in mano o in bocca?

Nel Vangelo di Luca, leggiamo: “Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”.”. Il pane di cui parla il Vangelo era  azzimo.

Ostia consacrata
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Il pane azzimo era il cibo degli ebrei, lo stesso che avevano consumato nel loro lungo peregrinare nel deserto, fuggendo per 40 lunghi anni dagli egiziani e dirigendosi verso la terra promessa.
Dopo l’Ultima Cena, quella in cui Gesù aveva offerto il proprio Corpo come cibo di vita per il mondo, anche i cristiani attribuirono al pane azzimo un significato speciale e sacro.

“Ostia” vuole dire “vittima sacrificale”

L’ostia che prendiamo oggi, quando partecipiamo attivamente alla Santa Messa, è pane azzimo. Tra l’altro, “ostia” vuol dire, in latino, “vittima sacrificale”, intesa come sacrificio a Dio.
Sempre in latino, “Eucarestia” significa “rendimento di grazia”, ossia essere riconoscenti per la grazia ricevuta. E quale maggior grazia riceviamo, se non quella di poterci nutrire di Cristo che si palesa e si offre, ad ogni preghiera eucaristica, di ogni Santa Messa, come Dio vivo in mezzo a noi e per noi?

Già Cirillo di Gerusalemme proponeva di rendere l’ostia con le mani

Ma qual è l’atteggiamento giusto, dunque, per dirigerci verso l’altare e ricevere questa grazia?
Molti secoli fa, Cirillo (313-386, Israele), teologo e Vescovo di Gerusalemme, scriveva: “Quando ti avvicini … fai della tua mano sinistra un trono per la tua mano destra, poiché questa deve ricevere il Re, e nel cavo della mano ricevi il Corpo di Cristo, dicendo: Amen”.
In quello stesso periodo, si cominciò a custodire il pane consacrato nelle Chiesa. Mano a mano, la sua forma si assottigliò. Per qualche altro secolo, ebbe una fattura non ben definita; alcuni pani/ostie erano molto grandi, da spartire -al momento- coi fedeli.

Ostia consacrata
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Pare, poi, che, intorno al 1215, periodo del Concilio Lateranense IV, si ritenne necessario sollecitare i fedeli a prendere la Comunione, almeno una volta all’anno, durante il Tempo di Pasqua. Erano in numero esiguo quelli che si avvicinavano ai Sacramenti e anche il cibarsi del pane consacrato divenne una devozione privata, un gesto fatto fuori dalla Santa Messa e in ginocchio.

L’ostia consacrata, dimenticata nell’ostensorio

Tra l’altro, tra il IX e X secolo, era stato addirittura proibito al fedele di toccare il pane consacrato con le mani.
Per qualche tempo, venne un po’ messo da parte il significato autentico di “pane di vita”, Corpo di Cristo condiviso, dimenticando che esso dovesse essere speso al popolo e non soltanto maneggiato dai consacrati. Quel pane era erroneamente ritenuto solo un oggetto da venerare nell’ostensorio.

Il fedele che voleva comunicarsi lo riceveva in bocca, senza dire una parola. Era il sacerdote che, facendo il segno di croce, diceva, in latino: “Il Corpo del Signore Nostro Gesù Cristo custodisca la tua anima, per la vita eterna. Amen”.

L’ostia con le mani, dopo il Concilio Vaticano II

Poi, nel 1967, dopo il Concilio Vaticano II, le disposizioni cambiarono e non soltanto per la modalità di dare la Comunione ai fedeli. Si permise di riceverla in piedi e nella mano, ma “secondo le norme stabilite dalla Conferenza Episcopale, tenendo presenti le varie contingenze, soprattutto la disposizione dell’ambiente e il numero dei comunicandi”. Tutto questo per evitare che qualcuno trattenesse l’ostia consacrata e non se ne nutrisse all’istante, senza essere visto dal sacerdote.

Anche la Conferenza Episcopale nel 1989, sottolineò che il fedele poteva, e può tutt’ora, scegliere liberamente come ricevere il Corpo di Cristo, se in bocca o tra le mani, proprio come auspicava Cirillo di Gerusalemme!

Ostia - Comunione
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L’ostia con le mani o in bocca? E’ il cuore che conta!

Ciò che conta davvero -non dimentichiamolo mai- è l’atteggiamento che si ha, mentre ci si avvicina all’Eucarestia, nonché lo stato di grazia che si porta nel cuore, conseguente ad una buona Confessione e ad una degna condotta di vita.

Oggi, le ostie sono di forma rotonda, coi bordi regolari, e riportano spesso delle incisioni che richiamano al sacrificio di Cristo. Quelle più piccole, quelle date ai fedeli, sono, in realtà, chiamate particole. Ci sono delle norme precise per la loro produzione, come ci sono delle regole su come “servirsene”.

Quante volte si può fare la Comunione in un giorno?

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea che “E’ conforme al significato stesso dell’Eucaristia che i fedeli, se hanno le disposizioni richieste, si comunichino quando partecipano alla Messa: (e, riferito al Codice di Diritto Canonico 917). I fedeli nel medesimo giorno possono ricevere la S.S. Eucaristia solo una seconda volta”.

Ovviamente, in particolari circostanze, può capitare di andare alla Santa Mesa più di una volta al giorno, ma non è affatto necessario, né richiesto!

Del resto, anche per i consacrati, si ribadisce: “Eccettuati i casi in cui, a norma del diritto, è lecito celebrare o concelebrare l’Eucaristia più volte nello stesso giorno, non è consentito al sacerdote celebrare più di una volta al giorno. Nel caso vi sia scarsità di sacerdoti, l’Ordinario del luogo può concedere che i sacerdoti, per giusta causa, celebrino due volte al giorno”.

Cosa accade se prendiamo l’ostia con le mani e cade a terra?

Se l’ostia consacrata dovesse malauguratamente cadere a terra, deve essere raccolta dal sacerdote e consumata. Se è sporca o danneggiata, si porrà in acqua, perché si sciolga (lo farà il sacerdote). Poi sarà versata nel sacrario della Chiesa, ossia nel luogo dove sono raccolti i resti di oggetti sacri e l’acqua della purificazione.

Mai e poi mai (questo l’allarme lanciato da molte parrocchie) un’ostia consacrata può essere trattenuta dal fedele o portata fuori dalla Chiesa, per altri scopi (eccetto il caso in cui lo facciano i Ministri Straordinari dell’Eucarestia, gli Accoliti o i Diaconi che portano la Comunione ai malati!). Si tratta del Corpo di Cristo e non deve essere profanato. Il principio della Transustanziazione, infatti, trasforma realmente il pane nel Corpo di Cristo, come il vino nel suo Sangue. Si comprende benissimo perché le particole consacrate, dunque, siano bersaglio di coloro che praticano l’occultismo e quale uso potrebbero farne.

Le ostie non consacrate, ossia quelle acquistate in sacchetti dalle case produttrici e non ancora “elevate” dal sacerdote, durante la preghiera eucaristica della Santa Messa, sono semplicemente da considerarsi, invece, pane azzimo.

Antonella Sanicanti

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