La fede: più volte è attaccata, aggredita in certi casi. Ma Cristo c’è sempre e non abbandona mai ciascuno di noi, ecco allora l’aiuto del sacerdote per riconoscere gli errori in cui possiamo cadere.
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Quante volte, specie nei momenti di maggiore difficoltà, la prima cosa che facciamo è proprio quella di abbandonare la fede, pensando che la colpa di tutto ciò che ci accade sia proprio di Dio.
Ma è realmente così? Un sacerdote ci aiuta a non commettere questo grave errore, e lo fa attraverso alcuni consigli.
Una fede retta, salda e forte. Pensiamo sia soltanto un qualcosa che i Santi hanno avuto ma, in realtà, così non è. Ciascuno di noi, a modo suo, alimenta la propria fede attraverso la preghiera, i gesti di carità…ma non sempre riusciamo a mantenerla forte così proprio come facevano i Santi.
8 consigli per evitare errori che minano la nostra fede
Allora, per noi, non è possibile avere la stessa forza di fede? In realtà no, basta non cadere in determinati errori che possono portarci ad avere una visione distorta della fede e cadere così, nella tentazione di lasciarla ed abbandonarla, poi, definitivamente. Come fare allora? Un sacerdote ci dà alcuni consigli su quali sono gli 8 errori che possono colpire la nostra fede.
Lui è Monsignor Charles Pope e ci descrive, passo passo, attraverso un suo articolo pubblicato sulla rivista “National Catholic Register” proprio su questi errori da non commettere per vivere nel mondo più sano la nostra fede.
- Il primo di questo è quello che ci spiega che la misericordia di Dio non fa riferimento al nostro pentimento: “Oggi per molti il termine ‘misericordia’ significa ‘Dio è d’accordo con quello che sto facendo’. (…) Questo errore è molto diffuso e conduce al peccato di presunzione, che è contrario alla speranza” – spiega.
- Il secondo è quello di andare a guardare quanto possa esser difficile la parola di Gesù, ma in realtà è molto più semplice, immediata e diretta di quello che si pensa: “Nel Nuovo Testamento per dialogo si intende il dare testimonianza del Vangelo: “Oggi non è chiaro se la conversione sia davvero un obiettivo”.
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- Il terzo riguarda la paura di molti, anche uomini di Chiesa, di affermare che, qualche volta, la via della croce è necessaria percorrerla per rafforzare la fede: “Molti cattolici, inclusi preti e vescovi, hanno paura quando fanno notare le esigenze della croce. Quando il mondo protesta: ‘Stai dicendo che chi ha attrazione per lo stesso sesso non può sposarsi [ecc.], ma deve vivere un tipo di celibato?’ La risposta onesta è: ‘Sì’.
- Il quarto è quello di guardare all’amore con la gentilezza: “La gentilezza è un aspetto dell’amore. Ma lo è anche il rimprovero, la punizione, la lode. (…) Invece di mantenere la propria posizione e insistere sul fatto che contrapporre l’amore alla verità sia una falsa dicotomia, la maggior parte dei cattolici si arrende”.
- Il quinto pone l’attenzione sul concetto dell’universalismo: “La convinzione che la maggior parte delle persone, se non tutte, alla fine saranno salvate. Ciò è contrario agli insegnamenti di Cristo sulla salvezza e rappresenta un pericolo reale per i fedeli, in quanto produce “pochissima urgenza tra i cattolici di evangelizzare o addirittura di vivere la fede”.
- Il sesto parla di tolleranza: “Spesso oggi si identifica la tolleranza con l’approvazione. (…) Invece di annunciare con gioia e zelo la verità rivelata da Dio, molti adottano una falsa tolleranza che o è indifferente alla verità o addirittura afferma l’errore”.
- Il settimo pone l’accento su quanto la vita del mondo possa non convivere insieme con la fede, cosa che invece è possibile: “Quando la fede entra in conflitto con qualche categoria mondana, indovina quale tende a cedere? (…) Tutto ciò equivale a un tragico capovolgimento di ruoli in cui il mondo e le sue nozioni annullano il Vangelo. Deve essere il mondo invece ad essere convinto dallo Spirito Santo”
- L’ottavo e ultimo guarda all’uomo e al suo mettersi sempre al centro di tutto, anche durante la liturgia: “L’emarginazione di Dio è evidente non solo nella liturgia, ma anche nella vita parrocchiale, che spesso è piena di attivismo radicato nelle opere di misericordia corporali, e presta poca attenzione a quelle spirituali” – conclude il sacerdote.
Ogni tanto…facciamoci caso.