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Padre Amorth: Come individuare e distruggere un maleficio

Già in precedenza abbiamo avuto modo di osservare come uno dei “metodi” attraverso il quale il demonio esercita la sua azione maligna sia il Maleficio. E abbiamo anche precisato che non solo chi subisce il Maleficio corre dei gravi pericoli di natura Malefica (sempre che non sia protetto dalla grazia di Dio e sempre che Dio lo permetta, il che è molto raro…), ma anche chi lo compie.

“Il Maleficio è una particolare forma di magia nera, che si esplica attraverso riti e cerimoniali allo scopo di nuocere alle persone. Si chiama anche Fattura perché si agisce con particolari oggetti opportunamente preparati” (La preghiera di liberazione di padre Matteo La Grua, Ed. Herbita – 1985, pag. 60).
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Il Maleficio (o, se vogliamo, la Fattura) può essere diretto o indiretto:

• Maleficio diretto: viene operato direttamente contro la vittima utilizzando del materiale opportunamente “maleficiato”. Il materiale usato può essere di diversa natura (sangue mestruale, erbe, polveri di ossa di morti…) ed ha la funzione di rappresentare lo strumento sensibile attraverso il quale Satana esercita il suo potere. Una volta preparato, il materiale maleficiato viene fatto arrivare alla vittima principalmente in due modi:

> o mescolandolo ai suoi cibi (o bevande) affinché se ne nutra,

> o attraverso oggetti posti a suo diretto contatto: ad esempio attraverso corone di peli o capelli intrecciati miste a sangue e ad altro materiale di vario genere collocati all’interno dei suoi cuscini o dei suoi materassi.

• Maleficio indiretto: avviene mediante il transfert, ossia ricorrendo a oggetti e a cose che rappresentano la vittima (foto, indumenti, pupazzi…). Si agisce con dei rituali magici caricando questi oggetti del male che si vorrebbe far arrivare alla vittima. Ci dice l’esorcista padre Matteo La Grua che in questo caso vale il cosiddetto “principio di omeopatia”1, dove il simile produce il simile. Faccio un esempio: inducendo la putrefazione nel materiale fatturato – magari sotterrandolo affinché si decomponga – si vuole causare il deperimento fisico della vittima; con la legatura del materiale fatturato si tenta di “legare” la vittima causandole un qualche impedimento o una qualche impossibilità, e così via.

Gli effetti che si vogliono ottenere mettendo in atto un Maleficio sono sempre rivolti al male della persona che ne è vittima (o dei suoi cari): magari si vuole indurre una situazione di odio profondo nei confronti di qualcuno, di separazione dagli affetti, di depressione, di malattia, di morte, di suicidio, di dissesto finanziario, fino anche alla possessione diabolica.

N.B.: il Malocchio è una particolare forma di Maleficio. Per saperne di più clicca QUI.

COME DIFENDERSI DAL MALEFICIO?

Laddove, fatta un’accurata opera di discernimento, si dovesse giungere ad accertare la presenza di un Maleficio, si deve agire come segue:

1. Se si trova l’oggetto/materiale utilizzato per la Fattura/Maleficio, bisogna aspergerlo con acqua santa e poi bruciarlo all’aperto disperdendo le ceneri lungo corsi d’acqua.

“Può trattarsi di un guanciale maleficiato (…). Occorre allora bruciare il guanciale, dopo averlo asperso d’acqua santa (…): bruciare all’aperto, pregando, e poi buttare le ceneri dove scorre acqua: fiumi, mare, fognature; o mettere nei contenitori delle immondizie, quando si sa che finiscono negli inceneritori. Nei casi leggeri, basta aspergere l’oggetto con acqua benedetta, senza distruggerlo” (Nuovi racconti di un esorcista di padre Gabriele Amorth, Ed. Dehoniane Bologna – 2002, pag.172-173).

2. La Preghiera di Liberazione (o di auto-liberazione) ha il potere di sciogliere molte “legature” e di ridurre o bloccare del tutto gli effetti dei Malefici. Tuttavia nei casi più difficili bisogna ricorrere ad un vero e proprio Esorcismo ad opera di un sacerdote esorcista. Succede spesso, durante il corso di queste preghiere, che il maleficiato – nel caso in cui la Fattura sia stata praticata attraverso la somministrazione di un cibo – rimetta questo alimento avvertendo un immediato senso di sollievo e di liberazione.

CHE IMPORTANZA HA IL RITO E IL MATERIALE USATO NEL MALEFICIO?

Cominciamo col chiarire le cose certe: il materiale che viene usato nelle fatture – ad esempio il pupazzo che nel transfert raffigura la vittima e che spesso viene trapassato con dei chiodi – rappresenta un “segno visibile” della volontà malefica di nuocere alla vittima. Qui ci sono in campo tre fattori fondamentali da considerare:

1°) la volontà di chi mette in opera il Maleficio: una volontà orientata verso il male, che, con l’invocazione del demonio, cerca di causare del male ad un’altra persona;

2°) la volontà del diavolo di corrispondere alla richiesta di Maleficio;

3°) la permissione divina. I Malefici possono avere effetto soltanto se Dio lo permette: Dio non manda sugli uomini il male, però potrebbe permetterlo, magari col fine di conseguirne un bene maggiore.

Ci dice l’esorcista padre Amorth a questo riguardo: “Il male viene dal rito satanico, più che dal materiale in sé usato”2. Dobbiamo soffermarci un attimo su queste parole e rifletterci sopra: “Il male viene dal rito satanico più che dal materiale usato”. Dall’esperienza di questo noto esorcista si evidenzia un fatto estremamente importante: il male viene dal rito satanico. Questo sta a significare che di per sé non è molto importante il materiale usato nella Fattura/Maleficio: quello che conta veramente – a detta di padre Amorth – è il rito satanico.

Ma che cos’è il rito satanico del Maleficio? Cosa rappresenta?

Il rito satanico proprio del Maleficio lo si potrebbe considerare una “manifestazione di volontà”: per ottenere un Maleficio si chiede esplicitamente a Satana di portare il male nella vita di una persona, la destinataria stessa del Maleficio. Il rito satanico compiuto per ottenere un Maleficio, quindi, si può ricondurre a un’invocazione diretta al demonio, ad un’espressione di volontà. Chi ricorre ad un mago perché operi un Maleficio verso una persona, con il suo ricorrere all’operatore dell’occulto in realtà sta già (implicitamente) invocando Satana perché porti il male nella vita di quella persona, e ciò a prescindere dal rito che in seguito verrà messo in atto dal mago – sempre che non si tratti di un semplice ciarlatano intenzionato solo a procurarsi dei facili guadagni…

A questo punto, se dovessimo fare un elenco di quello che è necessario per realizzare un Maleficio, potremmo affermare che più di ogni altra cosa conta la volontà di nuocere – di fare del Male – ricorrendo al demonio; una volontà che, il più delle volte, si manifesta attraverso un rito satanico compiuto dal mago o dalla strega ai quali si commissiona il Maleficio. Tuttavia quello che resta “essenziale”, è la volontà di nuocere ricorrendo all’ausilio del demonio. Ci spiega l’esorcista spagnolo Fortea:

«È indifferente il tipo di materiale che si usa. Ciò che provoca l’effetto è l’invocazione al demonio. Il modo in cui lo si fa è indifferente. Tuttavia, il demonio certamente ha interesse nel far credere ai suoi servitori che hanno importanza riti e materiali. (…) Attraverso i rituali, gli stregoni credono di avere il controllo della situazione.(…) In se stessi i rituali sono indifferenti, ma l’inferno vuole convincerci che non sia così per creare una sorta di “scienza malefica”. Le uniche cose che contano in un Maleficio, sono due: la volontà di colui che realizza il Maleficio e che invoca i demoni, e la volontà di questi di attaccare una determinata persona» (Summa daemoniaca di José Antonio Fortea, Ed. Tre Editori – 2008, pag.51 – 52 – 53).

Per finire una precisazione: i malocchi, le maledizioni, i riti woodoo, le legature, etc., sono tutte forme diverse di Malefici (Fatture), ma pur sempre Malefici. Con il termine Incantesimo, invece, si è soliti intendere quel tipo di rito o “pratica” che – sempre col concorso dei demoni – mira ad ottenere un presunto bene: ad esempio che una persona si innamori di noi. L’Incantesimo – proprio come il Maleficio – richiedendo il concorso dei demoni è una “pratica” talmente pericolosa che può portare addirittura ad una possessione satanica non solo di chi lo subisce (sempre che Dio lo permetta), ma anche di chi lo compie.

 

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