Il Reverendo Padre Angelo dei Domenicani risponde a un quesito molto frequente tra i fedeli: cosa fare se si rompe un oggetto benedetto?
Cosa fare di un oggetto benedetto, danneggiato in una o più parti? Questa è una domanda molto ricorrente tra i fedeli. Può capitare, infatti, di essere in possesso di un oggetto che ha ricevuto la benedizione del Sacerdote e che, per un motivo o per l’altro, ha subito dei danni materiali. Nel rispondere a questa domanda, il Reverendo Padre Angelo ha voluto anche allargare il raggio della tematica, inserendo nella sua trattazione anche un altro tema, ovvero quello degli oggetti benedetti di cui ci si vuole disfare.
In primis, Padre Angelo tiene a ribadire un concetto, dal quale è bene partire per rispondere al quesito. Bisogna fare ben attenzione a due tipi di benedizione. Come riporta il portale Amici Domenicani, Padre Angelo spiega la distinzione tra benedizioni costitutive, che rendono benedetto un oggetto, e quelle invocative, che chiedono a Dio una benedizione su chi ne fa uso. Le prime, per l’appunto, possono essere date solo da chi è nell’ordine Sacro e sono le uniche che rendono benedetto un oggetto.
Spiega Padre Angelo che un oggetto perde la benedizione costitutiva per due motivi fondamentalmente: o quando è talmente danneggiato da perdere le sue caratteristiche iniziali (esempio: una Corona del rosario di cui rimane poco o nulla), oppure quando l’oggetto è stato profanato, per usi perversi e peccaminosi. Nel primo caso, spiega il Reverendo Padre, non c’è colpa, dal momento che danneggiamenti di quel tipo possono avvenire o per distrazione o per cause naturali, come ad esempio un terremoto che danneggia una statua benedetta.
A questo punto, Padre Angelo allarga il raggio di competenza della sua risposta, dal momento che c’è una domanda “in subordine” alla prima, ovvero: cosa si può fare degli oggetti benedetti di cui ci si vuole disfare? In passato, la tradizione voleva che tali oggetti venissero bruciati, inceneriti. In tal modo diveniva praticamente impossibile profanarli. Oggi questo è più difficile, dal momento che i centri urbani non permettono di accendere un fuoco senza mettere a rischio le abitazioni adiacenti. Si può, dunque, “privare un oggetto della benedizione” frantumandolo, tagliandolo in pezzettini.
In tal senso, spiega il Reverendo Padre Angelo, la frantumazione avviene non per profanare, ma proprio per evitare che l’oggetto di cui ci si vuole disfare venga profanato. Se l’oggetto fosse semplicemente gettato, rimarrebbe integro e potrebbe essere profanato. Allora, spiega il Reverendo Padre, quando viene meno l’oggetto, viene meno anche la sua benedizione. Qui si apre una nuova chiave di lettura.
La nuova chiave di lettura riguarda proprio i nuovi oggetti ricavati dai precedenti. Padre Angelo fa chiarezza anche su questo “riciclaggio”. Nei monasteri, spesso si trovano monaci o monache in grado di riciclare parti di Coroncine per formarne di nuove. Ma attenzione, nel caso in cui queste parti vadano a costituire un nuovo oggetto, per esempio una nuova Corona, questa “non si presume benedetta”, ma va benedetta. Questo perché il vecchio oggetto non esiste più. Si tratta di un nuovo oggetto e come tale va benedetto.
Fabio Amicosante
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