Il Reverendo Padre Angelo dei Domenicani ci porta oggi a riflettere, con estrema chiarezza, sull’importanza dei suffragi nella salvezza della anime del Purgatorio.
Nel rispondere a un determinato quesito di una fedele, il Reverendo Padre Angelo Bellon ci invita ad una profonda riflessione su un tema molto spesso dibattuto: l’influenza dei suffragi dei vivi, in aiuto delle anime del Purgatorio. Lo stesso Padre Angelo precisa che si tratta di una tematica molto delicata e difficile, ma la sua chiarezza espositiva ci tira fuori da ogni dubbio.
Il Reverendo Padre Angelo dei Domenicani intende partire dalle fondamenta del credo per offrirci un primo spunto di riflessione. La Sacra Scrittura, infatti, è molto chiara quando dice che “le anime del Purgatorio possono essere aiutare dai suffragi dei vivi” (fonte: Maccabei). Ma qui arriva l’invito alla riflessione: spiega infatti Padre Angelo che, allo stesso tempo, i suffragi fatti dagli altri non possono sostituire la purificazione dell’anima. Per meglio intenderci, Padre Angelo parla di “purificazione dell’amore”. Spiega infatti che la purificazione dell’amore è, a tutti gli effetti, un “atto personale”.
Padre Angelo ci aiuta a far luce sui suffragi
Dunque, seguendo questo chiarissimo pensiero, si può sostenere che i suffragi non sono una sostituzione, bensì rappresentano un aiuto. A dar manforte a questo importante concetto, c’è il Concilio di Trento. Quest’ultimo, infatti, ribadiva che “Le anime tenute nel Purgatorio possono essere aiutate dai suffragi dei fedeli e in modo particolarissimo col Santo sacrificio dell’Altare”.
Quando il peccato è “mortale”?
Nel chiarire i dubbi della fedele, il Reverendo Padre mette poi in chiaro un altro concetto. La domanda, infatti, si riferiva ai peccati gravi e la domanda era stata posta in questo modo: “Le anime del purgatorio che hanno commesso colpe gravi (anche se non mortali ovviamente) possono beneficiare dei suffragi?”. Qui Padre Angelo invita ancora una volta alla riflessione. Secondo il Magistero della Chiesa, le colpe gravi si identificano con quelle mortali. Diceva infatti il Santo Pontefice Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia che “Il peccato grave si identifica praticamente, nella dottrina e nell’azione pastorale della Chiesa, col peccato mortale”.
Fabio Amicosante