«Beviamo, sobri, l’ebbrezza dello Spirito». È questo il tema delle quattro meditazioni di Avvento che il predicatore della Casa Pontificia, il cappuccino Raniero Cantalamessa, ha iniziato questa mattina alla presenza di Papa Francesco e della Curia romana nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Centrali oggi le considerazioni sulla natura dello Spirito Santo, i tratti comuni e distintivi rispetto al Padre e al Figlio, così come enunciate nel Credo. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Le prediche di Avvento dedicate allo Spirito Santo e agli aspetti della sua azione nella vita della Chiesa si inseriscono, spiega padre Raniero Cantalamessa, nella fase post-conciliare che si è aperta al termine delle celebrazioni del 50°, nel 2015. Fase segnata dall’approfondimento, dall’integrazione e dal completamento dei frutti dell’Assise, di cui lo Spirito Santo rappresenta “la maggiore novità”, trattato però dal Concilio, osserva il predicatore, “en passant” spesso senza metterne in luce il “ruolo centrale”.
La “novella Pentecoste per la Chiesa”, intuizione che fu di San Giovanni XXIII, si concretizza ora, dunque, e non solo in Movimenti carismatici, in documenti, encicliche e Trattati, ma in una specifica riflessione teologica che “si affianca e vivifica quella tradizionale”, denominata “la teologia del terzo articolo”:
“Essa si propone di fare dello Spirito Santo non soltanto l’oggetto del trattato che lo riguarda, la Pneumatologia, ma per così dire l’atmosfera e l’Unzione in cui si svolge tutta la vita della Chiesa e ogni ricerca teologica, “la luce dei dogmi”, fare tutto nell’Unzione dello Spirito Santo”
Il terzo articolo è quello del Credo dedicato allo Spirito Santo ed è su questo che si centra la prima predica di Avvento. “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita” recita il Credo: cosa è dunque lo Spirito Santo e cosa lo accomuna al Padre e al Figlio?
“Nel simbolo, ‘che è Signore’ vuol dire cha appartiene alla natura divina, è una dichiarazione della natura dello Spirito Santo.”
Spirito Santo ha dunque natura divina e dà “vita divina”, cioè ci fa vivere Cristo “attraverso il Battesimo, i sacramenti, la Parola di Dio, la sofferenza accettata in unione con Cristo”. Esso, recita ancora il simbolo Niceno Costantinopolitano, “procede dal Padre”,non per “generazione”, spiega padre Raniero, ma per “spirazione” come il “soffio dalla bocca”. Ancora, secondo l’espressione del “Fiolioque”, e cosa più rilevante, lo Spirito Santo non è semplice “modo di agire di Dio”, è una “relazione”, è una “persona”, “un tu”:
“E’ una relazione sussistente, diranno san tommaso e s. Agostino, è una relazione, un tu, una persona: è la prima persona plurale, è il noi di Dio, è il noi del Padre e del Figlio è il vincolo di unione tra il Padre e eil Figlio”
Anche l’azione carismatica dello Spirito Santo è espressa nel Credo: “e ha parlato per mezzo dei profeti” recita. Il riferimento in questo caso lacunoso è infatti solo all’Antico Testamento e non dà conto di come e quanto lo Spirito Santo abbia ancora continuato a parlare, con Gesù e oggi, con la Chiesa. esso è presenza viva e le Chiese d’Oriente e d’Occidente lo hanno mostrato completando le affermazioni relative alla Sua natura. Si pensi solo alla Sequenza della Pentecoste, al Veni Creator, dove ritroviamo, conclude padre Cantalamessa, il rapporto personale dello Spirito Santo con l’anima di ciascuno, una dimensione assente nel Simbolo, ma importantissima:
“Si resterebbe delusi perciò se si volesse trovare nell’articolo sullo Spirito Santo tutto, o anche solo il meglio, della rivelazione biblica su di lui. Questo mette in evidenza la natura e il limite di ogni definizione dommatica. Il suo scopo non è di dire tutto su un dato della fede, ma di tracciare un perimetro dentro il quale si deve collocare ogni affermazione su di esso e che nessuna affermazione può contraddire”.
fonte: radiovaticana