Pare che tutti abbiano voce in capitolo, in merito ad omosessualità e a trattamenti di fine vita, tranne chi la vita, come la naturalità della procreazione, la difende fino allo stremo.
Così, ci pare inconsueto -a dir poco- ripensare a quel Monaco scozzese, Padre Damon Jonah Kelly, del Northamptonshire, che, l’8 Dicembre di qualche anno fa, proprio il giorno dell’Immacolata Concezione (simbolo della maternità e della purezza della donna, per eccellenza), fu arrestato, per essere stato ritenuto responsabile di aver espresso il proprio pensiero.
Il suo pensiero -in verità- è anche il nostro, come di ogni altro cristiano di buon senso, poiché esprimeva, semplicemente e chiaramente, il concetto di peccato, intrinseco alla omosessualità, alla fornicazione, alla contraccezione, all’eutanasia, all’aborto e al divorzio.
Ricordiamo che, ribadire questi concetti, non significa essere omofobi o antiquati: la Sacra Scrittura chiede a chiunque (eterosessuale o meno) di non praticare atti sessuali, non finalizzati alla procreazione; ciò vuol dire che ogni mezzo per evitare una nascita (dai metodi contraccettivi all’aborto) è peccato, come lo è anche non rispettare il sacro vincolo del matrimonio, celebrato davanti a Dio.
Padre Damon Jonah Kelly disse esplicitamente che è responsabilità delle Lobby Lgbt il nuovo pensiero, in merito alle questioni su citate, che non combacia affatto con un’ottica di rispetto per la vita e forvia le menti delle nuove generazioni.
E proprio un giornale Lgbt, il Pink News, lo aveva denunciato.
C’è da notare, intanto, che, in quel caso, persino gli agenti, incaricati di arrestarlo, non comprendevano il motivo della denuncia e nessuno dei cittadini del luogo si sentiva minimamente offeso o disprezzato dalle parole di Padre Damon Jonah Kelly.
Furono solo le insistenze della Lobby a determinare il fermo del Padre Damon Jonah Kelly, come se, agli esponenti della nuova cultura gender, fosse permesso di invadere qualunque campo.
Il Monaco scozzese non è stato l’unico a pagare per aver detto ciò che la Sacra Scrittura afferma da tempo immemorabile e che, comunque, non corrisponde a condanna o a discriminazione verso chi sceglie di non credervi.
Ribadiamolo anche noi: i cristiani vogliono rimanere fedeli al loro Credo e debbono ritenersi liberi di annunciarlo al mondo.
Antonella Sanicanti
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