Padre Daniele Hekic “il frate dei Miracoli”

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Nella notte del 26 settembre 2009, dalla casa di ricovero per anziani frati francescani Sacro Cuore di Saccolongo (Padova), saliva nella dimora celeste il carissimo padre DANIELE HEKIC (ofm). Nato a San Pietro in Selve il 22 giugno 1926, francescano dell’ordine dei frati minori e presbitero, padre Daniele viveva stabilmente da più di 25 anni nella casa di cura e riposo Sacro Cuore a Saccolongo, ma già da più di 50 anni era affetto da sclerosi multipla e da svariate complicanze conseguenti a questa terribile malattia. Prima di giungere a Saccolongo ha dimorato in alcuni conventi distinguendosi per la cura pastorale nel confessionale e nella direzione spirituale.
Anche arrivato a Saccolongo, ha sempre ricevuto e pregato con tantissimi fedeli, provenienti persino dall’estero, che venivano per avere da lui una benedizione, una parola di incoraggiamento, un semplice sguardo o solamente per potergli essere vicino qualche minuto. La malattia lo ha portato, nel tempo, ad avere bisogno di accompagnatori volontari per potersi muovere ed anche per poter impartire la sua benedizione; successivamente il continuo aggravarsi della malattia lo ha portato ad una sempre maggiore difficoltà ad esprimersi fino alla totale mancanza della parola.
Alcuni anni fa ha raccontato di lui suo fratello padre Barnaba Hekic, anch’egli sacerdote francescano dell’ofm: “La sua vita è cominciata il 22-06-1926 a San Pietro in Selve (Croazia), dal papà Franjo (Francesco) e la mamma Angela. Eravamo in 9 figli, una famiglia di contadini, abbiamo vissuto nella miseria, da agricoltori con due mucche e un gregge di pecore, di cui Stanko era pastore, nome che ha poi cambiato in Daniele quando ha deciso di prendere i voti alla morte di nostro padre.
Allora io ero già prete, e Daniele era da due anni in seminario a Capodistria (oggi Slovenja), mamma diede il permesso e mio fratello Daniele nell’anno 1945 cominciò la vita da monaco nell’isola veneziana S.Francesco del Deserto. Il 29 giugno del 1952 è diventato frate nel giorno di San Pietro a Venezia, e, non potendo andare a casa in Istria, causa regime comunista Jugoslavo, la messa novella l’ha celebrata a Chiampo, in provincia di Vicenza.
Il primo servizio sacerdotale l’ha svolto a Verona per un anno, poi a Trieste, e il terzo anno è andato a Treviso. Quà sono iniziati i problemi con i dolori alle gambe e con la sclerosi multipla. Per problemi di salute è stato trasferito in una città medioevale, non lontano da Padova, che si chiama Cittadella, dove ha iniziato il servizio di confessore. Arrivavano persone da tutta Europa, come San Leopoldo Mandic’; per confessarsi 5 minuti si aspettavano anche dodici ore, recitando il rosario in chiesa.
Anche se mio fratello Daniele era ammalato, non si lamentava mai, e accoglieva le persone con gioia e amore. Tante volte ho sentito le persone che uscivano dal confessionale dire: “Come è tranquillo quel frate, nella sua malattia e sofferenza, e come possiamo lamentarci noi dei nostri problemi…”. Quando noi fratelli parlavamo della sua malattia, per la quale non ha mai pregato per la propria guarigione, e non ha mai permesso a nessuno dei membri della propria famiglia spirituale di pregare per la sua guarigione, Daniele mi ha detto che offre a Dio la sua sofferenza per la conversione dei peccatori e per il bene della Chiesa.
Nel corso della sua vita, la progressione della sua difficile malattia che dura da più di 20 anni ,supera tutte le aspettative della scienza; “Questo è il Miracolo”, nè è stato il commento di esperti del ramo. Si può concludere che Dio accetta volentieri la sua sofferenza e che lo tiene ancora in vita. E’ vero che tante persone che venivano da mio fratello si sono convertite nella fede ed è cambiata la loro vita. Tanti raccontano che sono guariti e non parliamo delle coppie che non potevano avere figli. Testimoniavano del suo dono della predizione e bilocazione; ad esempio:”Tra un mese rimmarrai in attesa”, oppure “non ti preoccupare, avrai una bambina”.
Anni fa, la brava gente del luogo, insieme ai Frati del convento locale, volevano incoraggiarlo a fare un pellegrinaggio a Lourdes, il che alla fine egli accettò, ad una precisa condizione: “purché non pregassero per la sua salute, ma lo aiutassero a ringraziare il Signore per la grazia della sofferenza che gli è stata offerta…”.
E la Madonna, di cui fra Daniele è stato sempre devotissimo apostolo (un suo opuscolo intitolato “Il mio Rosario quotidiano” viene tuttora distribuito ai fedeli), evidentemente lo aveva esaudito, tanto che egli negli ultimi anni ha continuato a vivere oramai totalmente immobile, nutrito solo per mezzo della sonda gastrica e assistito giorno e notte da volontari affezionatissimi, convinti (e non a torto, vista l’ininterrotta cascata di straordinarie grazie che hanno continuato a ricevere coloro che si affidavano alla sua intercessione) che anche così ridotto, Padre Daniele fosse ancora un dono del cielo, un segno della benevolenza divina, un intercessore privilegiato presso Dio per loro, le loro famiglie e quanti con fede chiedevano ogni sorta di grazie.

Ecco alcune sue frasi memorabili: “Signore, non ti chiedo di non soffrire, ma di essere aiutato a soffrire. Non ti chiedo di esentarmi dalla prova, ma di darmi coraggio nell’affrontare questa vita e la morte” – “Per l’intercessione di Maria Immacolata, Madre della Chiesa, concedimi la grazia di essere profondamente umile per credere sempre più fortemente e più intensamente amare Te”.
Quando gli hanno chiesto come ottenere la felicità nella vita, rispose: “Confidando in Dio e nella Madonna. Lei è la Madre di tutti noi.
Quando mai una madre può negare una supplica del proprio figliolo, anche quando è ormai cresciuto?”. E ancora: “Bisogna vivere la vita di Maria in modo integrale” – “Recitate e meditate quotidianamente il Rosario, con esso potrete ottenere tutto…”. All’augurio che qualcuno formulò di vivere altri cent’anni egli rispose allegramente: “No, questo no; ho una gran fretta di andarmi a godere il paradiso promessomi da Gesù!”.
Diversi anni fa la Madonna, durante un’apparizione a Vicka (uno dei sei veggenti di Medugorje) l’ha invitata a visitare Padre Daniele e portargli un rosario. Vicka non sapeva neppure sino ad allora chi fosse e dove fosse Padre Daniele, fu così che venne a Saccolongo a fargli visita donandogli il regalo. E dopo di lei anche altri due dei veggenti, Jacov e Marija, sono venuti a Saccolongo da padre Daniele. Spesso egli invitava i fedeli a recarsi di persona a Medjugorje.
Sempre padre Daniele ha pregato e fatto pregare la Madonna, di cui era davvero innamorato. Moltissime persone che con fede hanno pregato e chiesto l’intercessione della preghiera di padre Daniele hanno ottenuto grazie straordinarie, e le testimonianze di conversioni e guarigioni miracolose sarebbero a migliaia. Da quel che si dice, da nessun altra parte vi sarebbero tanti battezzati con il nome Daniele/Daniela come in quell’angolo del padovano, dove grazie anche alla preghiera ed all’offerta di questo umile Figlio di san Francesco tanti bambini sarebbero nati da coppie dichiarate sterili dalla medicina.
A Saccolongo, località di questo interminabile Calvario, di recente gli è stata dedicata una casa di accoglienza per disabili gravi senza un supporto familiare. È stata aperta grazie alle donazioni delle istituzioni e delle singole persone riconoscenti a Padre Daniele. Padre Daniele è stata una persona straordinaria, che ha offerto la sua vita, le sue grandissime sofferenze e le sue innumerevoli preghiere per la conversione dei peccatori, per il bene della Chiesa, e per ottenere dalla Misericordia di Dio guarigioni spirituali e corporali per coloro che si affidavano alla sua intercessione.

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