Raccontando la storia di Jazmin, ragazza morta a soli 14 anni, padre Hacin lascia intendere che nel silenzio di Dio esiste già una risposta.
Una delle domande più frequenti, probabilmente la prima, che ci si pone e si pone a Dio nel momento di più grande dolore e disperazione è “Perché?“. L’essere umano ha bisogno di conoscere la motivazione di quanto succede, di quello che ha attorno, di un particolare evolversi della propria vita. In linea di massima prova a darsi una spiegazione con la ragione, ma quando questa non trova un percorso logico, quando il dolore attanaglia tutti gli altri sensi, ci si aggrappa solo a Dio e da lui si pretende una risposta.
Molto educativa in tal senso è la storia di Jazmin, una ragazza paraguaiana di 14 anni che è morta prima di poterne compiere 15. La giovane aveva chiesto alla madre di invitare alla sua quinceañera (festa per i 15 anni che si festeggia tipicamente in Sud America) chiunque avesse voglia di esserci, non voleva insomma fare distinguo o escludere qualcuno. Pochi giorni dopo, al compleanno di una coetanea, Jazmin si sente male senza un motivo specifico.
I genitori la portano a casa, la fanno visitare ma i medici non capiscono cosa possa avere. Le sue condizioni peggiorano al punto che deve essere portata in ospedale ed è lì che padre Hacin conosce la sua storia. I ragazzi della parrocchia, infatti, lo invitano a pregare per l’amica in ospedale e lui per giorni si offre di darle l’estrema unzione e di pregare per la sua anima. Un giorno il medico comunica a tutti che Jazmin non ce l’ha fatta ed è morta.
Padre Hacin spiega come i genitori e tutti i presenti hanno cominciato a chiedere il perché ai medici. Questi non hanno saputo dare loro una risposta ed i ragazzi della parrocchia si sono rivolti a lui. Il sacerdote disse loro: “Come ha agito Dio in questi giorni?” ed i ragazzi hanno risposto che è rimasto in silenzio lasciando loro una speranza, al che padre Hacin ha aggiunto: “Allora continuiamo così”. Durante i funerali le urla di disperazione e i pianti hanno costretto il sacerdote a ritardare l’inizio della funzione e nei giorni seguenti i compagni di classe di Jazmin hanno parlato con gli psicologi per sfogare il loro dolore. Era grande il dolore e la maggior parte delle persone cercava ancora il perché di quella tragedia.
Qualche giorno dopo una ragazza di appena 14 anni gli scrive: “Quanto è diverso stare di fronte al dolore con il silenzio di Dio, in attesa di una Sua risposta. Qui, al contrario, tutti voglio rispondere a quello che, in fondo, è un grande mistero”. Quelle parole così sagge lo portano a riflettere, il sacerdote ripensa al suo silenzio impotente quando gli è stata fatta la domanda sul perché dai ragazzi e comprende che quella giovane per prima aveva compreso il messaggio di Dio.
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Luca Scapatello
Fonte: Fraternità San Carlo
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