Ieri sera è arrivata la lieta notizia: padre Pierluigi Maccalli, rapito da un gruppo di jihadisti due anni fa in Niger, è stato liberato.
La liberazione del missionario italiano della Società delle Missioni Africane è avvenuta in Mali, nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. Come nella lotte è arrivato anche il felice annuncio.
Padre Maccalli è originario della diocesi di Crema e ha 59 anni. Dopo diversi anni passati in Costa d’Avorio come missionario, padre Pierluigi prestava servizio da anni nella parrocchia di Bomoanga, nella diocesi di Niamey, la capitale del Niger.
Bomoanga si trova a circa 150 chilometri a sud-ovest della capitale nigerina, poco distante dal confine con il Burkina Faso. La sera del 17 settembre 2018 un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella stanza della missione, rubando telefonini e computer. In quell’occasione è avvenuto il sequestro del religioso. I criminali appartenevano probabilmente alla comunità principalmente musulmana dei fulani.
Insieme a padre Maccalli è stato rilasciato anche Nicola Chiacchio, ingegnere aereospaziale campano che si trovava in Africa per turismo. L’uomo si stava muovendo nella regione senza avere accorgimenti e quindi in mancanza di rispetto dei livelli di sicurezza.
La liberazione è avvenuta per merito della collaborazione tra i Servizi italiani e le autorità maliane. L’operazione è stata quindi condotta con successo grazie all’impegno del personale dei servizi segreti esteri italiani, l’Aise. Che in un comunicato ha spiegato di avere “eseguito intense attività di intelligence realizzate in contesti territoriali caratterizzati da estrema complessità e pericolosità”.
“Il buon esito dell’operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell’intelligence, ha evidenziato anche l’eccellente opera investigativa dell’Autorità giudiziaria italiana”, ha aggiunto l’Aise nel comunicato. L’unità di crisi della Farnesina si è occupata di mantenere i contatti con le famiglie.
I due stanno bene, si trovano nel nord del Mali e torneranno oggi in Italia. Nei mesi scorsi, ad aprile, erano comparsi insieme in un breve video molto significativo. In quell’occasione i due si sono presentati in francese, e nonostante fossero molto dimagriti mostravano di essere in buona salute.
In quel filmato i due erano seduti uno a fianco all’altro, si guardavano negli occhi, e mostravano intesa, come a condividere una situazione che ormai durava da tempo. Molto probabilmente si sono fatti coraggio a vicenda in più occasioni.
In queste settimane infatti sono stati liberati più di duecento ostaggi in cambio di altrettanti jihadisti. Insieme a Maccalli e Chiacchio sono così tornati a casa anche la volontaria francese Sophie Petronin e il leader dell’opposizione maliana Soumalia Cisse. Anche per via della pandemia, in questo periodo i gruppi jihadisti hanno consolidato e allargato il loro predominio nella zona.
Ma dopo il colpo di Stato in Mali lo scorso agosto, con la formazione del nuovo esecutivo di transizione, ci si era cominciati a muovere nella giusta direzione. Fino al successo finale per le istituzioni nigerine, che potrebbero essere da esempio per altri Stati dell’area.
Giovanni Bernardi
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