Padre Nostro e Gloria, da oggi si cambia ecco i nuovi testi

Padre Nostro, approvata nuova traduzioneGiunge ora notizia che la Cei ha approvato la nuova traduzione del Padre Nostro, adesso la preghiera di concluderà con “Dio non ci può indurre in tentazione”.

Il Padre Nostro avrà una nuova traduzione, a comunicarlo è stata la Cei (conferenza episcopale italiana) con una nota nella quale si legge che la terza versione del Messale Romano sarà sottoposto all’attenzione della Santa Sede: “Per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore anche la nuova versione del Padre Nostro e dell’inizio del Gloria”. Una volta conclusa l’opera di controllo della Santa Sede, il nuovo Padre Nostro dovrà dunque essere recitato in ogni chiesa, così come tutte le riforme liturgiche. L’esigenza di cambiare il Messale Romano rientra nelle opere di rinnovamento liturgico volute dal Santo Padre, al fine di ricondurre le cerimonie liturgiche ad una forma comune che possa essere scevra di personalismi e di libere interpretazioni e volga all’unica finalità di celebrare il Signore e rivolgersi a Lui.

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Per tal motivo nel documento finale della riunione straordinaria della Cei, tenutasi dal 12 al 15 novembre, si legge: “Si coglie la stonatura di ogni protagonismo individuale, di una creatività che sconfina nell’improvvisazione, come pure di un freddo ritualismo, improntato a un estetismo fine a se stesso”, frase tesa a specificare la necessità di tale riforma liturgica, quindi vengono sottolineate le caratteristiche che dovrebbe avere la liturgia: “Richiede un’arte celebrativa capace di far emergere il valore sacramentale della Parola di Dio, attingere e alimentare il senso della comunità, promuovendo anche la realtà dei ministeri”.

La nuova versione del Padre Nostro e del Gloria

Per quanto riguarda la variazione del Padre Nostro, si è resa necessaria quando papa Francesco ha fatto notare che nella versione italiana la parte finale della preghiera era tradotta in maniera ingannevole: la parte finale in cui si recita “Non indurci in tentazione” significa secondo l’uso comune dell’italiano che è Dio stesso ad indurre in noi la tentazione, quando in realtà è proprio al Signore che dobbiamo rivolgerci per non essere indotti in tentazione. Pertanto la nuova forma viene modificata in modo da risolvere tale incongruenza con “Non abbandonarci in tentazione”. Un cambiamento di traduzione è stato applicato anche nella parte iniziale del Gloria che d’ora in poi vedrà: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

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Luca Scapatello

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